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Unicsa, 'Oltre la crisi' al Senato il convegno che rilancia la cultura d’impresa

Non servono eroi solitari, ma un ponte concreto tra banche, professioni e imprese

Unicsa, 'Oltre la crisi' al Senato il convegno che rilancia la cultura d’impresa
13 maggio 2025 | 16.07
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Non è stato solo un convegno. E' stato un segnale. E di questi tempi, nel silenzio che avvolge le micro e piccole imprese italiane, un segnale forte, nitido e condiviso conta più di tante riforme inascoltate. 'Oltre la crisi-come costruire imprese solide e sostenibili', svoltosi ieri nella storica Sala Isma del Senato, non ha raccontato l’ennesimo scenario di emergenza, né si è perso nei tecnicismi giuridici. Ha acceso un riflettore sul cuore vivo e fragile del nostro sistema economico: l’imprenditore monodecisionale. Quello che rappresenta oltre il 90% delle imprese italiane. Quello che, da solo, contribuisce a quasi il 40% del prodotto interno netto del Paese. Quello che ogni giorno, da solo, regge tutto. A promuovere l’evento, il senatore Dario Damiani, che ha ribadito con lucidità il nodo centrale: “La riforma della crisi d’impresa non è nata per punire chi cade, ma per offrire strumenti concreti a chi vuole restare in piedi. Il problema non è la crisi in sé. E' la solitudine in cui l’imprenditore si ritrova a gestirla, senza cultura organizzativa, senza riferimenti e senza tempo per ripensare la direzione”.

Accanto a lui, il senatore Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia, ha lanciato un appello chiaro e trasversale: “Le micro e piccole imprese sono la colonna vertebrale della nostra economia. Sono fatte di persone, di famiglie, di lavoro vero. Non possono più essere lasciate sole. Devono essere sostenute da chi le conosce: le professioni, le associazioni di categoria, le banche. Perché senza alleanze, nessuna impresa può affrontare la complessità di un mercato che cambia a una velocità mai vista”.

La parola chiave, scandita più volte nel pomeriggio, è stata cultura. Non come parola astratta, ma come infrastruttura invisibile che regge - o sgretola - ogni impresa. E su questo ha insistito con forza anche Danilo Manni, commercialista e presidente di Unicsa – Unione italiana consulenti strategici aziendali. “L’imprenditore mono-decisionale - ha spiegato - è quello che vive ogni giorno dentro la sua impresa, non sopra. Che fattura meno di 30 milioni, ha meno di 50 addetti, e non ha mai avuto modo né strumenti per progettare davvero il futuro. Gli servono nuove parole, nuove alleanze e soprattutto una prospettiva motivante. Perché nessuno investe nella crescita se continua a sentirsi imprigionato in una routine che gli toglie tempo, energie, soldi e persone”. Al centro di tutto, l’urgenza di un cambiamento culturale e strutturale che vada oltre l’obbligo normativo degli 'adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili' previsti dall’articolo 2086 del Codice Civile. “Gli 1. 2. 3. assetti - è stato detto - non servono a far quadrare i conti, servono a non deragliare dalla traiettoria. Servono a capire dove si sta andando, e se ci sono i presupposti per andarci davvero”.

Tutti i relatori hanno insistito su un punto: senza metodo, senza visione, senza struttura, l’impresa italiana non potrà mai emanciparsi dalla sua fragilità. E' emersa chiaramente la necessità di un nuovo patto: non solo tra istituzioni e imprese, ma tra tutti gli attori che vivono e operano nel sistema economico. Un patto in cui le professioni smettano di essere meri esecutori e tornino a essere riferimenti affidabili. In cui le banche non si limitino a selezionare chi merita credito, ma tornino ad accompagnare chi vuole crescere. In cui l’imprenditore capisca che non è con più fatica che si risolvono i problemi, ma con più intelligenza, più consapevolezza e più relazioni. A rendere il messaggio ancora più vivo sono state le testimonianze degli imprenditori presenti. Racconti concreti, a tratti crudi, che hanno svelato le sfide quotidiane: dalla mancanza di tempo alla difficoltà di delega, dalla perdita di lucidità alla solitudine delle decisioni. Non è mancato un messaggio chiaro e condiviso: senza piena consapevolezza imprenditoriale, metodo e preparazione, nessuna impresa potrà tornare davvero sul ponte di comando della propria direzione.

A chiudere i lavori, la proposta concreta di Unicsa: il Ponte di collegamento banca-impresa. Un modello operativo, replicabile sul territorio, che si articola in tre fasi: consapevolezza delle sfide e delle complessità da affrontare; misurazione delle capacità imprenditoriali e organizzative; orientamento individuale, per comprendere come agire e fare il primo passo. In quest’ottica, Unicsa ha evidenziato come lo strumento dell’Imprenditometro sia una vera e propria mappa evolutiva che rintraccia la reale capacità imprenditoriale del titolare d’impresa e restituisce, in modo visivo e dinamico, le aree di miglioramento necessarie per raggiungere un’eccellenza olistica, fondata sull’equilibrio tra strategia, organizzazione e leadership personale.

C’è bisogno di un concreto ecosistema di accompagnamento per aiutare l’imprenditore a uscire dalla prigione del quotidiano e costruire - un passo alla volta - un’impresa più bancabile, più vendibile e più trasferibile. Un ecosistema fatto non solo di strumenti, ma soprattutto di nuovi punti di riferimento: persone reali, presenti e competenti, capaci di affiancarlo con continuità, ascolto e visione. Ed è proprio questo il senso del Ponte di collegamento banca-impresa: un progetto che deve essere promosso attivamente da banche, associazioni di categoria e professionisti consapevoli, per coinvolgere gli imprenditori nel loro stesso interesse. Perché solo se sostenuti, orientati e valorizzati, gli imprenditori possono cogliere l’occasione di riscatto che meritano: economico, umano, strategico. Un ponte, appunto. Non per collegare mondi astratti, ma per permettere concretamente alle imprese di attraversare - in sicurezza, con alleanze e in condivisione - il tratto più difficile: quello che le separa dalla solitudine operativa a una nuova stagione di progettualità, dialogo e crescita sostenibile.

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