
«Chiediamo al Coni e al presidente Giovanni Malagò di intervenire con una protesta formale a tutela delle atlete italiane in gara alle Olimpiadi di Parigi: è profondamente scorretto che il Comitato Olimpico Internazionale costringa la pugile italiana Angela Carini a battersi contro l’atleta trans Imane Khelif, biologicamente uomo. Il Coni deve pretendere il rispetto dei valori della Carta Olimpica di fratellanza, solidarietà e soprattutto fair-play: autorizzare uomini trans ‘che si sentono donne’, come Imane Khelif o il taiwanese Lin Yu-ting, a gareggiare contro atlete realmente donne è una scelta antisportiva e un insulto alla dignità femminile, dato il palese sbilanciamento tra le due costituzioni fisiche. Proprio a causa degli alti livelli di testosterone Imane Khelif era stato escluso dagli ultimi mondiali di boxe dall’International Boxing Association, che organizza i mondiali della categoria, mentre il CIO usa criteri più incerti e meno restrittivi, e questo è assurdo. Si moltiplicano in tutto il mondo vicende di atleti trans biologicamente maschi che stravincono le gare femminili stracciando le avversarie donne, come nel caso dell’atleta paralimpica italiana Valentina Petrillo, discreto atleta nella categoria maschile diventato clamorosamente vincente dopo la transizione di genere e l’ammissione alle competizioni riservate alle donne».
Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, commenta la notizia dell’ammissione del pugile transessuale algerino Imane Khelif che giovedì 1 agosto affronterà in gara l’atleta italiana Angela Carini.
Ufficio Stampa Pro Vita e Famiglia Onlus
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