
Il presidente indonesiano Subianto all'Onu: "Servono due Stati, pronti a mandare 20.000 soldati"
All’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente indonesiano Prabowo Subianto ha sorpreso la platea annunciando che il suo Paese, il più popoloso a maggioranza musulmana al mondo, è pronto a inviare fino a 20.000 soldati come forza di pace a Gaza per garantire un futuro accordo politico. "Non solo con le parole, ma con gli stivali sul terreno", ha detto, sottolineando la disponibilità di Giacarta a contribuire anche finanziariamente e a estendere la missione in altri scenari di crisi come Ucraina, Sudan o Libia.
Il messaggio è chiaro: l’Indonesia sostiene una pace che giunga al termine di un processo multilaterale e rispetti il principio che "la forza non può creare diritto". Subianto ha ribadito l’impegno per la soluzione dei due Stati, aggiungendo che la sicurezza di Israele deve essere “riconosciuta, rispettata e garantita” accanto alla nascita di uno Stato palestinese indipendente. Parole che sono in totale antitesi con lo statuto fondativo di Hamas, che prevedono invece la distruzione dello Stato ebraico.
Nelle ore scorse è intervenuto in videocollegamento Mahmoud Abbas: il leader dell’Anp ha condannato senza ambiguità l’attacco del 7 ottobre 2023, definendolo "non rappresentativo del popolo palestinese". Ha ribadito che "Hamas non deve avere un ruolo" nel futuro della governance palestinese e che lo Stato di Palestina deve essere "moderno, democratico, libero da armi ed estremismo".
Allo stesso tempo, Abbas ha ridimensionato l’urgenza di un riconoscimento formale dello Stato palestinese in sede Onu, ponendo invece l’accento sulla necessità di fermare la crisi umanitaria in corso a Gaza. Ha accusato Israele di "crimini di guerra e contro l’umanità", denunciando lo sfollamento, la fame e la distruzione delle infrastrutture civili.
Le due voci, quella dell’Indonesia e quella dell’Anp, segnano un punto di svolta nel dibattito internazionale: da un lato, il maggiore Paese musulmano del pianeta prende le distanze da Hamas e si offre come garante di una pace multilaterale; dall’altro, la leadership palestinese rinuncia a fare del riconoscimento formale la priorità, concentrandosi sulla fine del conflitto.
In un contesto in cui Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita discutono di una missione internazionale temporanea a Gaza, le parole di Subianto e Abbas indicano che, almeno tra i principali attori del mondo musulmano e palestinese, Hamas non può essere considerato parte della soluzione.