
Se come dice Trump siamo vicini alla fine della guerra è un conto, se siamo all'inizio della guerra è tutto decisamente più complicato
L'attacco americano ai siti nucleari in Iran è arrivato nel mezzo della notte tra sabato e domenica. Più passano le ore più sale il livello dell'incertezza: rispetto a quello che è successo, perché le notizie non possono che sovrapporsi alle supposizioni, e rispetto a quello che potrà accadere, perché dall'entità della ritorsione di Teheran, e anche dalla quantità di danni effettivamente subiti, dipenderà la durata e la profondità dell'escalation che le bombe lanciate da Trump, dopo quelle israeliane, possono amplificare o, come da intenzioni dichiarate dal presidente americano, risolvere.
Tra poche ore riapriranno i mercati finanziari. Nelle sale operative si riverseranno la paura, i dubbi e le aspettative degli investitori di tutto il mondo. Il risultato finale potrà essere, come già avvenuto in casi simili, una corsa a mettere in sicurezza i propri asset, generando una caduta dei listini. Più che in altre circostanze, però, le bombe americane in Iran sommano all'incertezza sul piano finanziario quella sul piano economico. Perché nel ventaglio delle ritorsioni a disposizione di Teheran c'è la chiusura dello Stretto di Hormuz, con tutte le conseguenze che sono state ampiamente descritte in questi giorni, da una nuova crisi petrolifera all'incremento dei costi per il trasporto delle merci, a una nuova fiammata dell'inflazione. Ma anche perché è a rischio la tenuta di quello che resta di globale nella produzione e nel commercio, con lo scenario peggiore che vede una sostanziale interruzione degli scambi internazionali, dell'import e dell'export, già messi a dura prova dalla guerra in Ucraina.
La prima domanda a cui rispondere è quella, centrale, che chiama in causa direttamente il presidente americano Donald Trump: ha fatto bene i suoi calcoli? E' vero quello che dice quando sostiene che ha messo a segno "un successo militare spettacolare" che ha distrutto i tre siti nucleari iraniani? Se avesse ragione Trump, le conseguenze anche sul piano economico e finanziario potrebbero essere contenute e, nel complesso, ordinate: perdite circoscritte in Borsa e difficoltà solo temporanee per l'economia reale.
Se, al contrario, Trump avesse esagerato a valutare gli effetti della decisione che ha preso, le conseguenze potrebbero aprire una nuova profonda crisi per l'economia globale. Gli attacchi della notte scorsa potrebbero contribuire a una accelerazione del programma nucleare militare iraniano, con buone possibilità di arrivare a brevissimo a disporre e usare testate atomiche; le conseguenze sul piano interno potrebbero portare il regime di Teheran a una ulteriore radicalizzazione; il conflitto in Medio Oriente potrebbe diventare una guerra che si allarga invece di chiudersi.
Sintesi estrema: se come dice Trump siamo vicini alla fine della guerra è un conto, se siamo all'inizio della guerra è tutto decisamente più complicato. E' questo il dubbio sconteranno da domani i mercati finanziari. (Di Fabio Insenga)