
Secondo la testata, il presidente americano avrebbe respinto un piano militare elaborato dal Comando centrale Usa per attacchi più ampi che sarebbero durati diverse settimane
Solo uno dei tre siti di arricchimento dell'uranio in Iran colpiti dagli Stati Uniti a giugno è stato in gran parte distrutto, quello di Fordo, rallentando in modo significativo la ripresa dei lavori. Per gli altri due i danni sono stati limitati, tanto che nei prossimi mesi gli iraniani potrebbero riprendere l'arricchimento dell'uranio. Lo scrive l'Nbc News citando cinque funzionari americani a conoscenza della valutazione Usa sui danni inflitti all'Iran. Secondo un attuale funzionario statunitense e due ex contattati dalla Nbc, inoltre, il presidente americano Donald Trump ha respinto un piano militare che era stato elaborato dal Comando centrale Usa per attacchi più ampi e completi al programma nucleare iraniano e che sarebbero durati diverse settimane anziché una sola notte.
Trump è stato informato di quel piano, ma lo avrebbe respinto perché in contrasto con la sua volontà di portare fuori gli Stati Uniti dai conflitti all'estero, non di approfondirli, nonché con la possibilità di un elevato numero di vittime da entrambe le parti, hanno affermato uno degli attuali funzionari e uno degli ex funzionari. "Eravamo disposti ad andare fino in fondo con le nostre opzioni, ma il presidente non ha voluto", ha affermato una delle fonti a conoscenza del piano.
Nei governi americano e israeliano si discute intanto della necessità di ulteriori attacchi contro i due impianti meno danneggiati se l'Iran non accettasse a breve di riprendere i negoziati con l'amministrazione Trump per un accordo nucleare o se ci fossero segnali che Teheran stia cercando di ricostruire in quei luoghi, hanno affermato uno degli attuali funzionari e uno degli ex funzionari all'Nbc.
Gli attacchi statunitensi hanno preso di mira tre siti di arricchimento in Iran: Fordo, Natanz e Isfahan. Funzionari statunitensi ritengono che l'attacco a Fordo, da tempo considerato una componente cruciale delle ambizioni nucleari iraniane, sia riuscito a ritardare di ben due anni le capacità di arricchimento iraniane in quel sito, secondo due degli attuali funzionari.