
La sindrome da fatica Cronica (Chronic Fatigue Syndrome o Cfs), anche definita ‘encefalomielite mialgica’, è un disturbo complesso caratterizzato da sensazione di estrema stanchezza, che non può essere spiegata da alcun’altra condizione medica. È una malattia eterogenea, probabilmente multifattoriale nella quale fattori diversi sarebbero in grado di interagire tra di loro, anche se non sempre risultano presenti nello stesso paziente. E’ su questo argomento che è incentrata l’odierna puntata di 'Igea, la Medicina dal mito all’intelligenza artificiale', videorubrica che raccoglie aggiornamenti medici ed approfondimenti scientifici relativi ai temi della salute, curata dall’immunologo Mauro Minelli.
Della sindrome da fatica cronica, l’ente federale americano Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) fornisce, la definizione forse più completa ed esaustiva descrivendola come “malattia devastante e complessa che comporta una stanchezza schiacciante e una miriade di altri sintomi che non vengono migliorati dal riposo e che possono peggiorare dopo l'attività fisica o uno sforzo mentale, nonché una riduzione sostanziale del livello di attività dei pazienti rispetto a quello che potevano sostenere prima di ammalarsi”. La chronic fatigue syndrome è stata riscontrata in tutto il mondo con un’incidenza stimata intorno all’1% della popolazione generale. Colpisce soprattutto individui giovani o di mezza età, ma può presentarsi anche in bambini. È di gran lunga più frequente nelle donne rispetto agli uomini; raramente si presenta in soggetti di età avanzata.
Proprio in ragione della sua complessità, considerando che ad oggi non esistono test strumentali o di laboratorio in grado di scoprirla e che molti dei sintomi sono comuni ad altre patologie o sono effetti collaterali di svariate terapie eventualmente in corso, non è facile arrivare ad una diagnosi certa della sindrome.
Un criterio di valutazione, in realtà piuttosto empirico. è rappresentato dall’osservazione contemporanea di almeno 4 dei seguenti sintomi, ricorrenti da almeno sei mesi: importanti disturbi della memoria e della concentrazione tali da compromettere le attività occupazionali e personali; faringite persistente; ingrossamento e dolorabilità dei linfonodi cervicali e ascellari; dolori muscolari e delle articolazioni senza segni evidenti di infiammazione o rigonfiamento delle stesse; mal di testa, generalmente di tipo insolito rispetto a quella eventualmente presente in passato; sonno non ristoratore; debolezza post-esercizio fisico, che perdura per almeno 24 ore. Sarà opportuno sottoporsi anche ad appropriati accertamenti clinici finalizzati ad escludere una qualsiasi condizione patologica che possa essere responsabile di una sintomatologia simile a quella della Sindrome da fatica cronica. Tuttavia qualcosa sembra muoversi, visto che qualche studio recentemente pubblicato ha associato alla malattia alcuni marcatori biologici derivanti dai batteri del microbiota intestinale. Collateralmente, analisi specifiche in grado di esaminare le specie batteriche del microbiota hanno fatto rilevare, nelle persone con sindrome da fatica cronica, un aumento significativo dei microrganismi intestinali dotati di specifica attività infiammatoria. Pertanto, pur non essendoci ancora alcuna prova definitiva che il microbiota alterato possa essere causa o conseguenza della malattia, dagli studi sembra emergere la possibilità di diagnosticare la sindrome da fatica cronica mediante l’analisi di campioni di feci e urine. E’ un approccio percorribile non invasivo e facile da eseguire nell’intento di porre un argine a questa patologia cronica e invalidante.