
È noto da tempo che, in favore delle persone allergiche, possono intervenire anche i probiotici. ‘Probiotico’ é una parola che deriva dal greco e che significa "a favore della vita". I batteri probiotici, che rispetto ai canonici “fermenti lattici” sono altra cosa, se correttamente introdotti nel nostro intestino, sono in grado di modulare la microecologia intestinale apportando benefici a tutto l’organismo. Occorre, tuttavia, saper discriminare fra probiotici, troppe volte ancora banalizzati, grossolanamente inclusi in categorie generiche di “integratori” e somministrati alla rinfusa, quasi che un tipo di probiotico valesse esattamente quanto un altro pur se tra loro diversi e filogeneticamente distanti.
La videorubrica 'Igea, la Medicina dal mito all’intelligenza artificiale', curata dall’immunologo Mauro Minelli, esplora questa settimana il tema delle terapie probiotiche di precisione da impostare secondo procedure affatto casuali, ma suggerite da protocolli diagnostici accurati e puntuali, basati su metodologie innovative.
D’altro canto, pochissimi settori della medicina vengono oggi esplorati, studiati e descritti con così tanta precisione e dovizia di particolari come quello relativo al microbiota intestinale e alle sue correlazioni con il mantenimento dello stato di salute dell’uomo. Questo complesso ecosistema di microrganismi influenza, infatti, non solo l’insorgenza e l’evoluzione di molte malattie intestinali ed extra-intestinali - dall’autoimmunità all’ipertensione, al diabete, alle patologie neurodegenerative, cutanee e respiratorie, fino al cancro - ma interviene anche nelle dinamiche virtuose dell’invecchiamento attivo, nei meccanismi d’azione dei farmaci e nel successo terapeutico dei diversi protocolli di cura.
I progressi della tecnologia consentono oggi di studiare in maniera accurata i diversi aspetti di questo sistema composto da miliardi di cellule e di fornire, quindi, un quadro preciso non solo della sua composizione, ma anche della sua attività.
“Ma - afferma Minelli - la sola conoscenza della composizione del microbiota intestinale, pur nella sua complessità e anzi proprio in ragione di questa, risulta sterile e fine a se stessa se non corredata dell’effettiva possibilità di correggere con puntualità e competenza eventuali condizioni di squilibrio di quel sistema. E oggi - aggiunge - nonostante il gran numero di lavori scientifici qualificati ed in continua evoluzione, la conoscenza teorica del microbiota non si è ancora tradotta, in Italia, in un modello sanitario che sia in grado di trasferire nella pratica clinica l'enorme bagaglio di conoscenze già acquisite e che, con profitto, si potrebbero applicare nelle corsie o negli ambulatori. Tanto più avendo a disposizione un ricco armamentario di prodotti terapeutici rappresentati proprio dai diversi probiotici”.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i probiotici sono microrganismi viventi che, una volta assunti dall’uomo, rimangono attivi nel suo intestino là dove, oltre a riprodursi e a moltiplicarsi, provvedono anche a svolgere funzioni metaboliche di cui si gioverà l’intero organismo. E nell’intestino per essere efficaci, i probiotici devono arrivarci ancora vitali grazie a specifici processi di microincapsulazione che permettano loro di attraversare lo stomaco senza essere danneggiati dai succhi gastrici.
Lo yogurt semplice, per esempio, può contenere specie di batteri (come il Lactobacillus bulgaricus e/o lo Streptococcus thermophilus) che vengono distrutti dagli acidi dello stomaco. Più resistenti ed immunologicamente attivi sono, invece, il Lactobacillus casei, il Lactobacillus Plantarum, il Lactobacillus Rhamnosus, il Lactobacillus Salivarius, ma questo non vuol dire affatto che questi ceppi probiotici possano essere somministrati a tutti indiscriminatamente. A tale proposito – specifica Minelli - così come con accuratezza si definisce un’antibioticoterapia selezionata sulla base dei risultati forniti da un antibiogramma, con analoga diligenza occorrerebbe procedere nei casi in cui si renda necessario un trattamento probiotico finalizzato a riequilibrare una flora batterica alterata e scomposta. È su questi presupposti che si fonda il nuovo protocollo di diagnosi e di cura delle disbiosi intestinali, per la cui definizione sono stati utilizzati algoritmi di machine learning costruiti sull’originale idea del 'Probiogramma', introdotta proprio da Mauro Minelli in occasione di un recente evento tenutosi presso la Biblioteca 'Nilde Iotti' della Camera dei Deputati.
Come per tutte le altre terapie, quindi, anche la giusta selezione dei batteri probiotici, eventualmente da combinare nei percorsi di ripristino dell’eubiosi, deve rappresentare per ogni prescrittore un importante momento di valutazione, nella consapevolezza che i probiotici non sono tutti uguali e non vanno tutti ugualmente bene nei diversi pazienti e nelle differenti patologie.