
Per la prossima primavera-estate maschile, il creativo fa una riflessione sulle origini e omaggia il Sud del mondo. In passerella esce lo storico braccio destro, Leo Dell’Orco: "Giorgio contento"
Si respira un’atmosfera calda e accogliente alla sfilata di Emporio Armani, tra lunghe tende bianche e colori che ricordano il deserto africano, nonostante siamo a Milano e nell'aria il rammarico sia palpabile per l’annunciata assenza di Giorgio Armani, convalescente a casa dopo un ricovero in ospedale. Per la prima volta da solo, a salutare il pubblico a fine show, è Leo Dell’Orco, responsabile dello stile maschile, e storico braccio destro dello stilista. "Giorgio ha seguito la sfilata da remoto. Era contento", racconta subito dopo lo show a un gruppo di giornalisti. Assicura di non essere emozionato “dopo tante volte con Giorgio” e andare avanti, sempre sotto l’attenta regia del signor Armani, oggi è più che mai necessario. Lo stilista compirà 91 anni l'11 luglio prossimo, e il suo team ci tiene a rassicurare gli addetti ai lavori sulle condizioni del creativo: si sta riprendendo e non ha mancato di seguire ogni aspetto relativo all'organizzazione della sfilata tramite Facetime.
Da quando è stata annunciata la sua assenza, allo stilista sono arrivati centinaia di messaggi di auguri per una pronta guarigione da parte del mondo della moda, giornalisti del settore e non solo. Anche l'attrice americana e amica di lunga data, Michelle Pfeiffer, ha voluto fargli sentire la propria vicinanza. La collezione in scena negli spazi dell'Armani Teatro mette tutti d’accordo, sin dalle prime uscite: un’estetica che riporta alla mente ‘Il tè nel deserto’ di Bernardo Bertolucci e alcuni look che lo stesso Armani disegnò per la pellicola del 1990 con protagonista John Malkovic, vestito di sahariane, camicie di lino e pantaloni morbidi. L’immagine perfetta per l’uomo Emporio Armani, elegante, mai eccentrico, anche quando c’è da sfidare le alte temperature e l'assenza di comodità.
Il défilé si apre con una corsa EA7, sportiva e simbolica. Poi il passo rallenta. Per questa stagione lo stilista torna a una delle colonne portanti della sua estetica: l’autentico interesse per altre culture, per il gesto quotidiano del vestirsi. Stavolta, lo sguardo è rivolto al Sud del mondo - all’Africa, ai suoi colori, alle sue trame, e alla materia, rielaborata attraverso la sensibilità armaniana. Il risultato è un guardaroba maschile costruito su giacche fluide da portare a pelle, tuniche lunghe, pantaloni baggy, gilet con nappine, borse e valigie a mano capienti per la traversata del deserto, capi che si muovono con il corpo e di un’eleganza impressionante. Morbida e mai gridata, in pieno stile Armani. I tessuti - crêpe, lino, cotoni lavati - hanno una mano vissuta ma non artefatta, spesso trattata con tinture a freddo che evocano la patina del tempo e del sole, mentre i motivi geometrici si ispirano ai mosaici marocchini e alle tende berbere, i ricami a punto smock richiamano tatuaggi rituali, e le fitte lavorazioni di perline (che spuntano anche tra i capelli dei modelli) a danno un twist moderno ai capi.
E ancora collane, charm, piume trasformate in orecchini o spille e copricapi calati sugli occhi, hanno una storia tutta loro da raccontare. “In questi ultimi anni è stata per me una piacevole sorpresa riscoprire l’interesse delle giovani generazioni per le origini del mio lavoro, per le forme esplorate trent'anni fa e che appartengono ancor oggi a un’estetica in continua evoluzione - spiega Armani affidando il suo pensiero a una nota -. Questo mi ha spinto a riguardare quel momento, non con nostalgia, ma per coglierne leggerezza ed energia. Questa collezione, molto sentita, è un omaggio al sud del mondo che mai smette di ispirare, pensata per un uomo consapevole che non disdegna la decorazione”.
L’uomo Emporio Armani viaggia leggero muovendosi con sinuosità e sicurezza, alla ricerca di sé, del mondo e di un'eleganza che non necessita di particolari effetti speciali per lasciare il segno. E se Giorgio Armani non è presente fisicamente, il suo tocco è percepibile in ogni piega, in ogni tessuto e passo dei modelli sotto quelle tende bianche. Il maestro non c'è ma non manca nulla di ciò che rappresenta. (di Federica Mochi)