
L'amministratore delegato di Cinecittà si racconta all'Adnkronos ad un anno dall'inizio del suo mandato: "Questo ruolo è un sogno che si realizza"
Un sogno da bambina, che ha perfino messo nero su bianco in un tema di quinta elementare, che si realizza. Manuela Cacciamani aveva le idee chiare allora e ce le ha anche oggi, mentre celebra un anno dall'inizio del suo mandato come amministratore delegato di Cinecittà. Dodici mesi fa, varcando la soglia degli iconici studi cinematografici di via Tuscolana a Roma "ho trovato l'ora più buia di Cinecittà. La prima criticità è che gli Studios erano vuoti e non c'era nessuna trattativa commerciale aperta. E poi il problema era capire come gestire il 2024 con una perdita importantissima a cui si aggiungevano quelle del 2023 e del 2022", ricorda Cacciamani, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube. L'arrivo "è stato traumatico". Ma oggi è solo un ricordo lontano. Gli studi sono pieni: "Abbiamo Tim Burton e Luca Guadagnino al lavoro sulla post-produzione dei loro film", svela Cacciamani, "le riprese del sequel de 'La passione di Cristo' di Mel Gibson sono slittate tra settembre e ottobre". Nel frattempo, "Ridley Scott ha finito di girare il suo film e Martin Scorsese la sua docu-serie". Nel presente e nel futuro di Cinecittà non c'è solo l'effetto nostalgia e la forza del brand conosciuto in tutto il mondo. Ma c'è un costante lavoro di rinnovamento, senza mai perdere di vista la tradizione. Nel 2027 Cinecittà spegnerà 90 candeline: "Arriverà un documentario che celebrerà la sua storia", annuncia l'ad.
Voglio partire da una data importante: il 17 luglio celebra un anno dall’inizio del suo mandato a Cinecittà. Da quando è entrata ad oggi, quali sono stati i cambiamenti più significativi all’interno di Cinecittà?
"Sono arrivata a Cinecittà il 17 luglio 2024, quindi oggi è esattamente un anno dal mio arrivo. Posso dire di aver trovato Cinecittà nel momento più buio, almeno secondo i miei ricordi, e oggettivamente era davvero così. Uno dei primissimi problemi era che gli studi erano vuoti, non c’erano trattative commerciali in corso. E siccome i tempi di preparazione per realizzare un film sono lunghi, la vera sfida era capire come gestire l’anno 2024, che tra l’altro si portava dietro una perdita significativa, ereditata anche dagli anni precedenti, il 2023 e il 2022. Contemporaneamente, Cinecittà stava - e sta tuttora - affrontando anche la grande sfida legata al Pnrr: un investimento molto importante, voluto dal ministero della Cultura, che prevede un impegno di spesa di 230 milioni di euro. Quindi sì, il mio arrivo è stato, diciamo così, traumatico. Ma allo stesso tempo è stata una sfida stimolante, perché Cinecittà è un posto che amo profondamente. Ho avuto la possibilità di lavorarci sia come dipendente - quindi lo conosco bene dall’interno - sia, negli anni, anche come cliente, da produttrice cinematografica. Questo mi ha permesso di avere più punti di vista. Il lavoro è ripartito dopo lo shock iniziale, e ho dovuto subito stabilire delle priorità. Prima fra tutte, far ripartire il prima possibile le attività commerciali, gestendo al contempo il Pnrr e cercando di capire come ridurre il debito. Questo ha richiesto interventi importanti: in soli cinque mesi siamo riusciti a tagliare fino a 11 milioni di euro dal bilancio del 2024. Ci tengo a sottolineare che tutto questo è stato fatto senza togliere alcun benefit ai dipendenti e, soprattutto, senza dover ricorrere a misure drastiche come la cassa integrazione o la solidarietà. Oggi, a un anno di distanza, posso dire con maggiore serenità che Cinecittà sta vivendo un momento di vera rinascita. Ed è proprio questo che, più di ogni altra cosa, mi fa guardare al futuro con fiducia".
Dove vuole portare Cinecittà?
"Cinecittà, grazie agli investimenti previsti dal Pnrr, sarà in grado di aumentare la propria capacità produttiva del 60%. Questo, però, comporta una sfida importante: perché una volta ampliati gli spazi, bisognerà anche essere in grado di riempirli. È quindi fondamentale lavorare in parallelo sullo sviluppo delle attività produttive e sull’attrattività del polo. Nello specifico, entro giugno 2026, Cinecittà disporrà di 25 teatri di posa, 10 ettari di terreno dedicati ai backlog per la costruzione delle scenografie, e 21.000 metri quadrati di spazi destinati alle produzioni: attrezzerie, camerini, sale trucco. Inoltre, abbiamo già oggi il più grande smart stage d’Europa. Tutto questo ci porta naturalmente verso la vera grande sfida: trasformare Cinecittà nel polo audiovisivo più attrattivo d’Europa".
Ad agosto è atteso Mel Gibson per le riprese del sequel de 'La passione di Cristo'. E poi chi altro? Sono ammessi spoiler...
“Negli studi di Cinecittà abbiamo Tim Burton e Luca Guadagnino alla post-produzione dei loro film”, svela all'Adnkronos Cacciamani. Negli iconici studi di via Tuscolana a Roma c’è grande attesa per Mel Gibson. Inizialmente in programma ad agosto, “le riprese del sequel de ‘La passione di Cristo’ sono slittate a settembre-ottobre”, dichiara l’ad Cacciamani, che aggiunge: “Lo girerà nel nuovo Teatro 22, che risponde alle esigenze scenografiche del film”. Tra i registi che hanno da poco finito le riprese negli Studios ci sono Ridley Scott, che ha girato ‘The Dog Stars’, un film apocalittico con Margaret Qualley, Jacob Elordi e Josh Brolin, e Martin Scorsese la docu-serie ‘The Saints’ (ogni episodio approfondisce la vita e l'eredità di un singolo santo, debutterà sulla piattaforma streaming Fox Nation). Cinecittà si ritrova a competere al livello europeo con Paesi come Malta o gli studi inglesi di Pinewood, solo per fare qualche esempio. La concorrenza “si batte con un tax credit molto competitivo (al 40%), con la professionalità dei produttori esecutivi italiani e con le nostre maestranze di talento riconosciute in tutto il mondo”, dice Cacciamani, che nel nuovo piano industriale 2025-2029 presentato qualche settimana fa è previsto un aumento della capacità produttiva e del 60% e l’obiettivo è arrivare a 51,9 milioni di euro (rispetto ai 26,7% del 2024).
Qualche settimana fa, quando ha illustrato il piano industriale, ha annunciato che Ficarra e Picone verranno a girare a Cinecittà. Sono ancora poche le produzioni italiane che scelgono gli Studios romani. Secondo lei perché? È vista come qualcosa di irraggiungibile per le tasche dei film italiani?
"Credo che uno dei temi centrali sia legato alla sostenibilità dei budget. Oggi c’è sicuramente grande attenzione ai costi delle produzioni, e Cinecittà – pur offrendo un’ampia gamma di servizi di altissimo livello – può risultare meno accessibile per alcune produzioni italiane, soprattutto quelle più piccole, che magari non necessitano di infrastrutture così complesse. C’è poi, secondo me, anche un tema di storytelling: spesso i progetti italiani non richiedono scenografie monumentali o la costruzione di grandi set, e questo li porta a non considerare l’uso dei teatri di posa, allontanandoli un po’ da Cinecittà. Tuttavia, con i nuovi teatri e con quella che possiamo definire una vera e propria 'città nella città' che stiamo realizzando, saremo in grado di offrire spazi e servizi molto più diversificati. Questo significa che anche i teatri più piccoli potranno essere messi a disposizione delle produzioni italiane, che voglio fortemente riportare a Cinecittà. Del resto, io stessa vengo da quel mondo: prima di questo incarico ero una produttrice, quindi so bene quanto conti sentirsi accolti nel modo giusto. E Cinecittà è, e deve rimanere, la casa del cinema italiano. È importante che l’industria nazionale si senta parte integrante di questo luogo e trovi qui le condizioni ideali per lavorare e crescere".
Quindi, al momento poche produzioni italiane nella 'città nella città'?
"Le produzioni italiane presenti a Cinecittà, al momento, non sono ancora tantissime. Tra quelle di cui possiamo parlare ci sono, ad esempio, Ficarra e Picone, e ovviamente la produzione del Grande Fratello. C’è però un tema legato alla comunicazione: spesso non possiamo annunciare i nomi delle produzioni fino all’uscita ufficiale dei film, e questo crea un inevitabile ritardo nel raccontare quello che realmente accade negli studi. Detto ciò, le produzioni italiane stanno tornando, stanno venendo a fare i sopralluoghi, si stanno interessando. Un segnale molto positivo arriva anche dal reparto di post-produzione: abbiamo un grande polo dedicato all’audio e al video, e proprio lì stiamo riscontrando una forte richiesta da parte delle produzioni italiane. Quindi c’è un interesse concreto, anche se in forme diverse rispetto al passato".
Dopo le dimissioni della presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, che tempi prevede per un nuovo presidente? C’è già un nome nell’aria?
"Io sono convinta che nell’arco delle prossime due o tre settimane arriverà il o la nuova presidente di Cinecittà. Di nomi ne sono stati fatti tanti, ma si dice che non saranno quelli. Non ho ancora i nomi, chiunque sarà, sarà ben accolto o accolta”.
Perché Cinecittà possa continuare ad essere attrattiva per le produzioni internazionali che importanza ha il tax credit? La recente rimodulazione del tax credit per il cinema pensa sia la strada giusta?
"Innanzitutto, è importante fare una distinzione che spesso viene trascurata: quella tra il tax credit rivolto alle produzioni internazionali e quello destinato alle produzioni domestiche. Su questo punto, infatti, c’è ancora molta confusione. Per quanto riguarda le produzioni internazionali, il nuovo sistema di incentivi è già stato definito e pubblicato nel novembre 2024. È estremamente competitivo: in Italia arriviamo a offrire fino al 40% di tax credit. Inoltre, a differenza di altri Paesi europei – come la Spagna, dove il beneficio è attivo solo in alcune aree specifiche – il nostro tax credit è applicabile su tutto il territorio nazionale. Questo rappresenta un grande vantaggio.È inutile negarlo: gli americani, così come gli inglesi, vogliono venire a girare in Italia. Non solo per Cinecittà, ma per tutto ciò che il nostro Paese ha da offrire: la qualità della vita, le location straordinarie, la varietà paesaggistica. Roma, la città eterna, è sempre molto richiesta, ma anche altre zone come la Costiera Amalfitana o Matera sono estremamente attrattive per le produzioni internazionali. Quindi, la combinazione tra bellezza delle location, offerta di studi professionali come Cinecittà, capacità e affidabilità dei produttori esecutivi italiani e vantaggi fiscali concreti costituisce un mix vincente. Per quanto riguarda, invece, il tax credit destinato alle produzioni domestiche, è vero che è ancora in fase di definizione. Ma ci auguriamo che venga presto finalizzato per garantire un supporto adeguato anche all’industria nazionale".
Con il caso Kauffman si è alzato un muro di accuse rispetto alla gestione dei fondi pubblici per il cinema. Però c’è qualcuno, come il produttore Agostino Saccà, che mette in guardia sul rischio che per un episodio così negativo si penalizzi l’intero settore. Che ne pensa?
"Agostino, che è un amico oltre che un grande professionista, ha pienamente ragione. Purtroppo, questa tendenza – anche da parte della stampa – a enfatizzare un singolo evento perché potenzialmente più 'notiziabile' rischia poi di diventare dannosa per l’intero settore. Lo dico anche pensando a Cinecittà. Mi è capitato, in diverse occasioni, di dover difendere gli Studios dall’accusa di essere vuoti. È vero, c’è stato un momento in cui lo erano. Ma bisogna anche contestualizzare: è stato un periodo difficile per tutto il settore cinematografico, non solo per Cinecittà. Rimarcare continuamente questo tipo di narrativa, spesso con toni aggressivi, produce effetti negativi. Perché poi queste informazioni rimbalzano anche a livello internazionale, arrivano sui tavoli delle grandi produzioni e possono alimentare preconcetti. E governare la comunicazione, in questi casi, non è affatto semplice. Serve maggiore responsabilità nel racconto di quello che succede, perché altrimenti si rischia di danneggiare un sistema che invece sta cercando di ripartire con forza".
Questo scandalo può avere ripercussioni sull'immagine dell’industria audiovisiva italiana all’estero?
"No. In realtà, quello che è stato definito uno 'scandalo' riguarda principalmente l’utilizzo dei fondi pubblici, non aspetti legati a dinamiche più sensibili come l’ingaggio di cast, troupe o minori – che, se fossero stati coinvolti, avrebbero potuto avere un impatto molto più grave sull’intero settore. Forse, se questa vicenda fosse raccontata nel modo giusto, potrebbe anche essere letta come un segnale positivo: in Italia si vuole fare le cose per bene, e quando emergono criticità si cerca di affrontarle e risolverle. Questo dovrebbe essere interpretato come un indice di serietà e di maturità del sistema, non il contrario. Certo, è una coincidenza spiacevole: negli ultimi tempi si è parlato moltissimo del film coinvolto, e molto meno del delitto da cui tutta questa vicenda è partita. E penso che, da un punto di vista etico, non sia corretto".
Teme che la proposta del presidente Usa Trump di introdurre i dazi del 100% sui film distribuiti negli Stati Uniti ma prodotti all’estero potrebbe indurre le produzioni Usa a non girare più all’estero, Italia compresa?
“L’asticella della competizione si alza, è qualcosa che non si può fermare in nessun settore. Ma Cinecittà è un brand forte nel mondo, qui abbiamo delle location uniche. Quindi, bisogna continuare a lavorare sul nostro valore”.
Nel 2027 Cinecittà spegnerà 90 candeline. Come sarà celebrata?
"Realizzeremo un documentario che racconterà questa data importantissima”, svela l’amministratore delegato di Cinecittà Manuela Cacciamani. Il suo augurio è “di vedere gli studi pieni, visto che dal prossimo anno saremo a pieno regime dei teatri”. Secondo il nuovo piano industriale 2025-2029, presentato qualche settimana fa dall’ad Cacciamani, grazie agli investimenti del Pnrr, entro giugno 2026, sarà portato a termine il progetto di realizzazione di 5 nuovi teatri di posa e alla ristrutturazione totale di 4 nuovi teatri altamente tecnologici, così da passare dai 20 attuali ai futuri 25, che porteranno a un incremento del 60% della capacità produttiva. Un’espansione che consolida Cinecittà come il principale distretto italiano per la produzione audiovisiva e uno dei più completi d’Europa, pronto ad accogliere produzioni complesse, innovative e di rilievo internazionale.
Lei a Cinecittà, Gabriella Buontempo al Centro Sperimentale, Chiara Sbarigia prima a Cinecittà e adesso all'Apa e il sottosegretario Lucia Borgonzoni. Nel cinema è il momento del 'girl power' non solo dietro la macchina da presa?
"I fatti dimostrano questo. Penso che sia una fotografia che si può raccontare così. Io per esempio sono il primo amministratore delegato donna di Cinecittà, che è una 'vecchia signora' che sta per compiere 90 anni. Tuttavia, io non ho una grandissima posizione nei confronti delle pari opportunità, io sono per le opportunità".
Nel corso della sua carriera si è mai scontrata con questo ambiente che fino a poco tempo fa era dominato dagli uomini?
"Ho iniziato a lavorare da giovanissima. Durante il mio percorso professionale ho sempre trovato persone intelligenti, uomini e donne, che hanno voluto investire su una ragazzina che aveva un grande entusiasmo. Sinceramente per me il fatto che fossero uomini o donne non ha mai fatto differenza".
Com’è la giornata lavorativa di un amministratore delegato di Cinecittà?
"La mattina inizia molto presto per me, dormo molto poco. Mi piace avere un rapporto diretto con i dipendenti e quindi sono costantemente connessa con loro già dalle prime ore del mattino perché hanno fasce orarie diverse. Per esempio, gli operai cominciano il loro turno prima rispetto ai manager. La prima cosa che cerco di fare è quella di capire quali sono le esigenze dei reparti dentro Cinecittà. Nel frattempo, tanto studio e ricerca. E poi c'è il rapporto con il ministero. Quindi, ci si divide tra impegni commerciali, manageriali e istituzionali. Ma non è finita qui: in realtà ci sarebbe tutto il rapporto legato ai festival, agli eventi, alle anteprime. Insomma, non ci si annoia mai. Penso che sia uno dei lavori più belli del mondo, quindi non ci si può neanche lamentare".
Quale regista vorrebbe vedere negli Studios?
"Quentin Tarantino, è un regista visionario e sono sicura che per le maestranze italiane potrebbe essere una grande opportunità poterci lavorare".
Un sogno?
"Con questo mandato ho realizzato il mio sogno". (di Lucrezia Leombruni)