
Dopo giorni di incertezza, raggiunta intesa con le maestranze. Brugnaro aggiunge la cifra mancante e chiude la vertenza
Alla fine ha prevalso il buon senso istituzionale. Dopo giorni di tensioni e trattative, è stato raggiunto l'accordo: l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice di Venezia eseguiranno l'Inno di Mameli in occasione della Festa della Repubblica, il 2 giugno. Il contributo musicale sarà registrato nella scenografica cornice di Palazzo Ducale e trasmesso su RaiUno, subito dopo il Tg1 delle 20 il prossimo 2 giugno.
"La direzione del Teatro ha accettato le nostre richieste e quindi registreremo l'Inno", ha annunciato all'Adnkronos Marco Trentin, professore d'orchestra della Fenice e segretario provinciale Fials che ha condotto le trattative sindacali.
Il via libera è arrivato a fine mattinata al termine di una riunione urgente delle rappresentanze sindacali interne delle maestranze della Fenice a cui hanno partecipato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, presidente della Fondazione lirico-sinfonica, e il sovrintendente Nicola Colabianchi insieme allo staff della direzione dell'ente.
Una notizia che pone fine a quello che rischiava di trasformarsi in un caso spinoso, con risvolti simbolici e politici. L'iniziativa, ideata dall'Anfols (Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche) e sostenuta dal ministero della Cultura con un finanziamento di 40.000 euro, punta a inaugurare una nuova tradizione: ogni anno, un diverso teatro d'opera italiano eseguirà l'inno nazionale da un luogo iconico della propria città, esaltando così l'eccellenza musicale del Paese. A Venezia canterà il tenore Vittorio Grigolo mentre il maestro Daniele Callegari dirigerà l'Orchestra.
Il sindaco Brugnaro ha messo a disposizione i 20mila euro che mancavano per coprire i costi dei compensi di orchestra e coro. Secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine al sindaco, quella che in mattinata era solo una possibilità è diventata realtà durante la riunione straordinaria indetta per risolvere la questione deflagrata ieri con il ministro della Cultura Alessandro Giuli proprio a Venezia. Brugnaro, che da quando è sindaco di Venezia accantona i suoi stipendi in un fondo di solidarietà che ammonta a circa 400mila euro, prenderà i 20mila euro che servono da là.
"Sarà un orgoglio e un onore per l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice essere il primo Teatro italiano a realizzare questa bella iniziativa, insieme con il tenore Vittorio Grigolo e sotto la direzione musicale di Daniele Callegari. Questo progetto si rinnoverà infatti ogni anno, coinvolgendo ogni volta una fondazione italiana diversa. La musica deve essere, sempre, uno strumento di unione e un ‘valore’ che prevale su incomprensioni e difficoltà", ha dichiarato all'Adnkronos il sovrintendente della Fondazione veneziana Colabianchi.
Il tenore Grigolo si esibirà a titolo completamente gratuito durante la registrazione dell'Inno d'Italia con l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice di Venezia, così come il maestro Callegari. Lo apprende l'Adnkronos al termine della riunione urgente convocata dalla Rsu del Teatro veneziano. Un gesto che i due artisti hanno voluto fare come atto istituzionale.
"Sono pieno di gioia. L'amore per ciò che si ha dentro alla fine vince sempre. La musica unisce, non disunisce, perché è un linguaggio universale e deve fluire. Al di là degli ostacoli burocratici, sono felicissimo che abbiano trovato l'accordo per far sì che la musica vinca ancora una volta", dice all'Adnkronos il tenore Grigolo.
"Sento la gioia di ritrovarsi in una bellissima città - spiega il tenore - che non può e non deve avere un episodio sulle spalle del genere, visto che il nome di questa città è anche La Serenissima. Dovevano per forza trovare un accordo". Grigolo è dunque pronto ad esibirsi davanti a tutta l'Italia affiancando la sua voce a quelle del Coro della Fenice: "Faccio un grande in bocca al lupo a me stesso, al Coro e all'Orchestra", dice. Regalando una piccola curiosità: "Nessuno sa che questa famosa frase 'in bocca al lupo' nasce proprio a Venezia, quando le navi che firmavano il foglio di via con il carico delle merci e prima di partire lo infilavano nelle bocche di lupo all'entrata della Giudecca. Non potevamo che portare il carico a casa", chiosa il tenore. (di Paolo Martini)