
Dopo gli appelli arrivati in questi giorni da collettivi di artisti come 'Venice for Palestine', intervengono pubblicamente anche il direttore della Mostra del Cinema Barbera e il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni
Il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco risponde agli appelli arrivati in questi giorni da collettivi di artisti come Venice for Palestine. E per farlo sceglie la cerimonia di Preapertura della 82esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, intervenendo pubblicamente sulla guerra israelo-palestinese e la tragedia di Gaza che si riversano senza tregua nelle cronache quotidiane. "La Biennale è stato sempre un luogo di apertura, di confronto, di dialogo. Quello che mi preme sottolineare adesso, nella serenità dovuta a questa istituzione, è che certamente qui mai potrà allignare la censura, mai potrà allignare l'atteggiamento coercitivo nei confronti della libertà di espressione", dice.
Buttafuoco ha voluto ribadire con parole forti e misurate il ruolo fondamentale dell'istituzione veneziana: un luogo che da oltre 130 anni è spazio di libertà, dialogo e confronto. E nel cuore delle polemiche e delle proteste legate al conflitto nella Striscia di Gaza, ha invitato a una riflessione più alta, che si sottragga alla semplificazione ideologica e all'indignazione a comando. "Rivendico di poter affidare a questa istituzione il compito che una volta era proprio delle Olimpiadi, cioè fare incontrare i popoli anche tra loro nemici, farli incontrare in una direzione molto più alta che è quella dell'espressione della bellezza - ha detto parlando con i giornalisti - della potente capacità di creare e di essere garanzia, nello spirito critico, della libertà. È qualcosa che predichiamo da sempre nella storia della Biennale di Venezia, nei suoi 130 anni, ed è qualcosa che rivendichiamo e che vogliamo custodire affinché gli artisti, i pensatori, gli uomini liberi e la gente possano trovare in questa istituzione quella cattedra di libertà. Noi facciamo quello che da sempre abbiamo fatto, siamo aperti al dialogo e al confronto".
A rafforzare il messaggio, Buttafuoco ha voluto ricordare un episodio concreto: "la presenza dell'attore Fabio Testi - un attore italiano che con la sua presenza, peraltro una storia, un volto importante nella storia dell'immaginario del cinema - alla scorsa edizione della Mostra quando aveva un cartello dove invitava alla consapevolezza di quello che sta accadendo in Palestina. Ecco, lo ha fatto senza reclamare nessuna retorica, senza esercitare quell'estetica da divano, da dove è difficile individuare la parte giusta, accomodarsi lì e alzare il ditino nei confronti 'di chi che sia', giusta citazione di Totò. E mi piace ricordare che l'esempio di Fabio Testi fu di assoluta creatività e di libertà, portando tutti a riflettere con serietà su una tragedia".
"Non c'è niente di più triste che speculare su qualcosa che reclama innanzitutto pudore, consapevolezza e poi un richiamo a quello che è la nostra capacità di valutare e giudicare le cose fuori dalla retorica: fatti, non salotti", ha concluso Buttafuoco parlando con i giornalisti.
Un momento di profonda commozione ha preceduto la proiezione nella Sala Darsena del documentario 'Origin, The Venetian Lagoon', firmato dal regista e fotografo francese Yann Arthus-Bertrand. Il presidente della Biennale è intervenuto davanti a una sala gremita per lanciare un accorato appello alla coscienza collettiva, tornando a parlare della tragedia umanitaria in corso nella Striscia di Gaza.
In un silenzio carico di emozione, ha letto un brano tratto dalle 'Troiane' di Euripide, evocando il dolore delle madri e dei bambini vittime della guerra, con un chiaro riferimento ai massacri che continuano a colpire la popolazione palestinese. La scelta del testo classico, carico di dolore e pietà, ha dato voce all'indicibile, rievocando l'universalità del lutto e della perdita nelle guerre di ogni tempo. Con voce rotta dalla commozione, Buttafuoco ha poi aggiunto tra l'altro: "Si comincia a fare rumore quando i bambini muoiono. Euripide ci dà gli anticorpi per non accettare ciò che stiamo accettando, giorno dopo giorno". Il pubblico ha risposto con un lungo applauso, tributando così un momento di silenziosa solidarietà e riflessione all'interno di uno dei contesti culturali più prestigiosi del panorama internazionale.
Dopo di lui è intervenuto Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia. "Assistiamo impotenti a un massacro che non possiamo giustificare in alcun modo", ha detto alla presentazione della proiezione del documentari di Yann Arthus-Bertrand. "La Biennale è tutt'altro che indifferente di fronte alle tragedie del mondo, non è chiusa rispetto al resto del mondo, a quello che sta succedendo, a ciò che ci circonda. Anche qui testimoniamo la nostra partecipazione a eventi così drammatici, dei quali auspichiamo al più presto la conclusione".
Con una nota sulla questione è intervenuta anche la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni. "Trovo francamente assurdo quello che sta accadendo a Venezia. Siamo arrivati al punto - si legge - che degli artisti pretendono di censurarne altri solo per le loro idee personali. Le opinioni possono piacere o no, possono essere condivisibili o meno, ma l’arte non si censura. Quello che accade a Gaza è terrificante, come, non dimentichiamolo, è stato terrificante l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Lo dico senza esitazione: nessuno può pensare che sia giusto che muoiano civili, famiglie, bambini. Ogni vita umana ha lo stesso valore, e chi lo nega, nega il senso stesso della vita. Ma una cosa è condannare la violenza e chiedere la fine della guerra, un’altra è trasformare una mostra internazionale come Venezia in un tribunale ideologico che decide chi può presenziare e chi no. Questo atteggiamento ricorda solo le dittature e purtroppo è la deriva del politicamente corretto che da anni cerca di mettere il bavaglio a chi non si allinea".
Borgonzoni ha anche citato i due attori internazionali Gal Gadot e Gerard Butler: il collettivo Venice4Palestine aveva chiesto alla Biennale di ritirare i loro inviti per la Mostra del cinema di Venezia. "Gal Gadot ha dichiarato più volte di pregare perché questa guerra finisca - prosegue Borgonzoni - e che la morte di innocenti, palestinesi o israeliani che siano, è sempre orribile. Gerard Butler è stato criticato per aver partecipato a raccolte fondi a sostegno dell’esercito israeliano. Bene, se qualcuno vuole, lo critichi per questo, ma a Venezia si valuta l’artista. Non si può mettere il veto a un artista perché qualcuno non sopporta la sua opinione, perché oggi è lui, domani può essere uno qualunque di noi. "L’arte - ribadisce - deve rimanere un ponte, uno spazio di libertà e di confronto e non di scontro. Chi chiede di censurare, in realtà, dimostra solo paura delle idee diverse. Ribadisco, giuste o sbagliate che siano. Lo dico con chiarezza: l’arte non si deve censurare".