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Camusso e Landini in piazza insieme, la rottura è alle spalle

Il Jobs Act e la legge di Stabilità hanno sanato così la frattura tra Cgil e Fiom, hanno cancellato per ora le incomprensioni di questi ultimi anni e annullato la distanza sulla linea del sindacato

Camusso e Landini in piazza insieme, la rottura è alle spalle
14 novembre 2014 | 18.27
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Si abbracciano Susanna Camusso e Maurizio Landini prima che da Porta Venezia parta il lungo corteo che scandirà lo sciopero delle tute blu della Cgil. Il Jobs Act e la legge di Stabilità hanno sanato così la frattura tra Cgil e Fiom, hanno cancellato per ora le incomprensioni di questi ultimi anni e annullato la distanza sulla linea del sindacato. L'articolo 18 che il governo vuole ritoccare al termine di un feroce braccio di ferro interno al Pd ed una finanziaria che "non segna nessuna svolta", ricompattano dunque il sindacato che si avvia ad uno sciopero generale nuovamente in solitario.

E non sarà un voto, pur se blindato da una nuova richiesta di fiducia, a scoraggiare la Cgil che per tutto il mese di novembre ha già messo in campo un programma di mobilitazioni e scioperi di 4 ore in tutto il paese. "La partita non e' chiusa", ammonisce Camusso. E ancora prima è il leader della Fiom Landini ad avvertire palazzo Chigi: "non ci fermeremo, andremo avanti fino a quando non cambieremo le loro posizioni. Abbiamo la forza e l'intelligenza per farlo", dice dal palco. Perché, aggiunge ancora Camusso, "non e' un voto di fiducia che cambierà il nostro orientamento, la nostra iniziativa". E a Renzi suggerisce: "non inseguite mediazioni al ribasso sull'articolo 18. Fate l'unica cosa che oggi va fatta per unire il mondo del lavoro: estendete le tutele a tutta quella parte del mondo del lavoro che ora non ce l'ha; così si riunifica il mondo del lavoro oltre ad avere il coraggio di dire che bisogna cancellare tutte le forme di precarietà".

Un'accusa, questa della mediazione a ribasso, che evidentemente colpisce duro perchè, a stretto giro, su un'altra piazza, quella dei social network, risponde il presidente dell'assemblea del Pd, Matteo Orfini. "Questa volta ha ragione Susanna Camusso: la mediazione del Pd sul Jobs act non difende i diritti. Li estende”, ironizza. E poi la patrimoniale, per liberare quelle risorse che il governo trova solo con tagli lineari alla spesa: "non bisogna aver paura delle parole e non si può continuare a tassare in basso", prosegue Camusso che torna ad attaccare quell'asse Confindustria-governo che per la Cgil ha improntato la legge di stabilità: "basta con i finanziamenti a pioggia e no alla riduzione dell'Irap alle imprese che licenziano".

E al leader di viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi, ricorda "che medioevale è chi vuole tornare al lavoro servile e non riconosce i diritti e le libertà delle persone" e che questa è "un'operazione contro la democrazia e contro la cittadinanza perchè noi non vogliamo tornare in un Paese in cui la Costituzione resta fuori dai luoghi di lavoro ed è riservata solo a chi non ha bisogno di lavorare". Sarà dunque autunno caldo fino allo sciopero generale del 5 dicembre. "Facciamo sul serio", assicura ancora Landini, che chiama alla coesione tutti i sindacati. "Divisi siamo canaglia, insieme siamo tutti, avanti compagni e compagne", esorta guardando a quello sciopero sociale che sta andando in onda nelle principali città italiane e che ha riunito in piazza i precari, i disoccupati, gli studenti, i centri sociali e gli immigrati.

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