Dazi, accordo con gli Usa: le conseguenze per la Ue e per l’Italia

05 agosto 2025 | 17.35
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I nuovi dazi americani, incluso il 15% sulle importazioni dell'Ue, entrano in vigore oggi giovedì 7 agosto. La Casa Bianca ha pubblicato il primo agosto un elenco di quasi 70 nazioni, insieme all'Unione europea, a cui si applicheranno tariffe specifiche. Per i Paesi non inclusi nell'elenco, verrà imposta una tariffa predefinita del 10%. L’accordo con la Ue non ha ancora trovato una sintesi in una stesura congiunta e l’intesa politica raggiunta a Turnberry, in Scozia, dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e dal presidente americano Donald Trump, deve ancora essere tradotta in un documento che formalizzi le esenzioni e le eccezioni che saranno previste rispetto alla tariffa standard del 15%. I documenti diffusi da Washington e da Bruxelles subito dopo l’intesa raggiunta presentano divergenze anche sostanziali, lasciando aperte diverse questioni: dagli impegni sugli investimenti alle incognite su diversi settori, dall'acciaio ai farmaci, e alla sorte di alcuni prodotti agricoli. Diversa anche l’interpretazione del lavoro ancora da fare. Per gli Stati Uniti, sostanzialmente, l'accordo è un obiettivo raggiunto. Per l'Unione europea, la questione appare ancora fluida. "L'accordo politico del 27 luglio 2025 non è giuridicamente vincolante. Oltre a intraprendere le azioni immediate impegnative, l'Ue e gli Stati Uniti negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne pertinenti, per attuare pienamente l'accordo politico", afferma Bruxelles. Dagli Usa, nelle stesse ore, parla il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent: "il presidente Trump crede che questo sia un buon accordo, sulla carta è l'accordo del secolo e io sarei sorpreso se nel tempo la Ue non dovesse mantenere la sua parte", dice a Cnbc. Se l'intesa non venisse rispettata, "il 15% del livello dei dazi potrebbe cambiare".

Guardando alle conseguenze per l’economia italiana, c’è da registrare la risposta del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, al question time alla Camera: i dazi possono avere un impatto sul Pil italiano pari a "un calo massimo cumulato di 0,5 punti nel 2026" a cui poi dovrebbe seguire "un graduale recupero". Il governo, ha puntualizzato Giorgetti, quando ha predisposto nella scorsa primavera le previsioni macroeconomiche, “ha fatto delle previsioni potenziali" e "ha previsto per quest'anno una crescita dello 0,6% del Pil, che noi ribadiamo oggi in termini di previsione", ha aggiunto Giorgetti.

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