
In un colloquio con "L'Espresso", "studiata esperienza italiana"
La Francia introduce una norma per il carcere duro, che esporta il nostro 41bis ideato da Giovanni Falcone nell'ordinamento penitenziario francese, con l'obiettivo di combattere l'emergenza del narcotraffico: a entrare nel dettaglio della nuova legge, in un colloquio con la giornalista Giusy Franzese su 'L'Espresso', è Yves Le Clair, magistrato di collegamento tra Francia e Italia che da oltre un anno ha iniziato a lavorare al dossier e spiega i motivi che hanno spinto Parigi in questa direzione anche in seguito al caso dell’attacco al furgone che stava trasferendo un criminale e che comportò l’uccisione di due poliziotti: "Certamente, quell’episodio turbò profondamente i francesi. E rese evidente che il regime detentivo ordinario per criminali senza scrupoli non poteva più andare bene".
"Tutti –politici di ogni schieramento, sindacalisti, operatori di giustizia, società civile – hanno chiesto maggiore sicurezza - osserva Le Clair - Ma al di là dell’ondata emotiva, si stava già ragionando su come tentare di fermare, o quantomeno arginare, un’altra ondata che sta colpendo la Francia e che impone una risposta forte: il narcotraffico. Ci troviamo di fronte a una situazione quasi paradossale: quando riusciamo a prendere e incarcerare i capi delle varie organizzazioni, questi dalle celle continuano a gestire e dirigere i loro affari, dando ordini con il telefonino, con contatti con altri detenuti, attraverso i colloqui. Dovevamo trovare un modo per interrompere questi flussi. E così abbiamo iniziato a studiare la vostra esperienza con il 41 bis".
Il “carcere duro” in Francia sarà solo per i narcotrafficanti: "Si, è questo l’obiettivo della legge. Oggi la nostra criminalità organizzata è il narcotraffico - sottolinea il magistrato di collegamento - La droga arriva dalla Colombia, dal Messico, dal Perù, dal Brasile". Sono stati individuati gli istituti di pena appositi: "Per il momento sono due: quello di Vendin-le-Vieil nel Nord della Francia e quello di Condé- sur-Sarthe in Normandia. A partire dal 31 luglio ed entro metà ottobre vi saranno trasferiti 200 pericolosi narcotrafficanti", riferisce Le Clair.
Sugli aspetti ispirati al 41bis italiano, il magistrato di collegamento sottolinea: "Il meccanismo di decisione è lo stesso: un decreto del ministro della Giustizia. Si prevede un anno, rinnovabile. Alta sorveglianza, nessun contatto con l’esterno, niente telefonini. Comunque ci sono anche altre norme della giustizia italiana che abbiamo studiato con attenzione e in parte trasferito nel nostro ordinamento".
"Quelle sui collaboratori di giustizia - conclude - Abbiamo imparato da voi che è l’unico modo per sconfiggere davvero le mafie. Il nostro sistema non prevedeva la possibilità di pene ridotte in caso di pentiti accusati di omicidio. Ma l’Italia insegna: chi decide l’uccisione di qualcuno spesso è il capo dell’organizzazione, il pesce grosso. È lui che può svelare i segreti e fornire le informazioni 'da dentro'. Ora anche chi è accusato di omicidio può entrare nel programma dei collaboratori di giustizia. Stiamo anche rinforzando il programma di protezione dei testimoni chiave. Un altro aspetto molto interessante della normativa italiana è la possibilità di sequestrare, già in fase di indagine, i beni dei criminali. Altro dossier che stiamo studiando sono i poteri di polizia giudiziaria attribuiti alla polizia penitenziaria".
E sul rischio di polemiche, anche in Francia, sulle condizioni “non umane” inflitte ai detenuti in regime di carcere duro, Le Clair conclude: "In alcuni momenti uno Stato ha bisogno di adattare i suoi strumenti di sicurezza alle minacce ai cittadini. Ovviamente vale sempre la regola del giusto equilibrio".