Morto a Gressoney il giurista Vladimiro Zagrebelsky, aveva 85 anni

L'ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo si è spento nella sua casa di vacanze in Valle d'Aosta

Vladimiro Zagrebelsky nel 2013 - Fotogramma
Vladimiro Zagrebelsky nel 2013 - Fotogramma
06 agosto 2025 | 12.23
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È morto il giurista, magistrato ed ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo dell'uomo dal 2001 al 2010 Vladimiro Zagrebelsky. Aveva 85 anni. Figura centrale del diritto italiano ed europeo dell'ultimo mezzo secolo, Zagrebelsky si è spento martedì 5 agosto scorso, nella sua casa di vacanze a Gressoney-La-Trinité, in Valle d'Aosta. Con lui se ne va una voce lucida e coerente, capace di coniugare rigore tecnico e profondo impegno civile, sempre animata da una visione costituzionale della giustizia e da una cultura giuridica aperta all'Europa e al mondo.

La carriera del giudice 'europeo'

Nato a Torino il 25 marzo 1940, Vladimiro Zagrebelsky era il fratello maggiore di Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale. Entrambi cresciuti in una famiglia di origini russe, approdata in Italia nei primi decenni del Novecento, hanno rappresentato due pilastri del pensiero giuridico italiano, capaci di confrontarsi con la complessità del mondo contemporaneo partendo da una profonda fede nei valori costituzionali.

Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino nel 1963, Vladimiro intraprese la carriera giudiziaria, nella quale ha lasciato un'impronta indelebile. Entrò in magistratura nel 1965, esercitando a lungo a Torino sia come giudice che come pubblico ministero. Fu presidente della Corte d'Assise (1987-1990) e procuratore della Repubblica presso la Pretura torinese (1991-1994). Dalle aule giudiziarie passò poi alle stanze dell'autogoverno della magistratura, eletto due volte al Consiglio Superiore della Magistratura (1981-1985 e 1994-1998), dove si distinse per equilibrio, indipendenza e competenza.

Negli anni successivi Vladimiro Zagrebelsky fu chiamato a dirigere l’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia e la Direzione generale dell'organizzazione giudiziaria (1998–2001), incarichi che interpretò con la sobrietà e la serietà che gli erano proprie, contribuendo all'attuazione della riforma del codice di procedura penale.

La svolta internazionale arrivò nel 2001, quando fu eletto dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa come giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo. Rimase alla Corte di Strasburgo fino al 2010, svolgendo un ruolo determinante nello sviluppo della giurisprudenza europea in anni di profonda trasformazione. Le sue sentenze e opinioni separate, sempre argomentate con eleganza e fermezza, hanno segnato alcuni dei passaggi più delicati nell'evoluzione del sistema europeo di protezione dei diritti fondamentali. Particolarmente attento ai cosiddetti "casi strutturali", si è battuto per una giurisprudenza capace di incidere concretamente sugli ordinamenti nazionali, rifiutando ogni forma di giustizia simbolica. Fu un giudice "europeo" nel senso più pieno del termine, profondamente legato al testo della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ma ancor più ai suoi valori fondativi: dignità, libertà, uguaglianza, giustizia.

Terminato il mandato a Strasburgo, Zagrebelsky non si ritirò mai dalla scena culturale. Dal 2010 al 2024 diresse il Laboratorio dei Diritti Fondamentali di Torino, da lui fondato presso il Collegio Carlo Alberto: un centro di ricerca innovativo, capace di connettere riflessione accademica, dibattito pubblico e formazione. Dal 2010 fu anche editorialista per il quotidiano "La Stampa", firmando interventi densi e rigorosi, mai autoreferenziali, su temi di giustizia, costituzione e diritti. I suoi articoli - sempre misurati, mai gridati - rappresentavano un punto di riferimento per lettori e studiosi, specie nei momenti di tensione istituzionale o di conflitto tra poteri dello Stato. Nel 2010 fu insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, il massimo riconoscimento civile dello Stato, a coronamento di una carriera esemplare.

Studioso instancabile, autore di una produzione scientifica vastissima, Vladimiro Zagrebelsky ha scritto su diritto penale, magistratura, processo, giustizia europea. Tra le sue opere figurano "Reato continuato" (Giuffré, 1970 e 1976); "Lesioni e percosse" (1980); "Diritti dell'Uomo e Libertà Fondamentali" (con M. de Salvia, Giuffré, 2006–2008); Manuale dei diritti fondamentali in Europa (con R. Chenal e L. Tomasi, Il Mulino, 2016–2022); "Commentario breve alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo" (Cedam, 2012)

Numerose le sue collaborazioni con riviste giuridiche italiane e internazionali. Molti dei suoi contributi hanno affrontato i nodi centrali del diritto contemporaneo: l'indipendenza della magistratura, l'obbligatorietà dell'azione penale, il ruolo della Corte europea dei diritti dell'uomo, l'evoluzione del principio di legalità in chiave sovranazionale. (di Paolo Martini)

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