
Da Genova a Roma manifestazioni in tutta Italia. A Milano guerriglia alla Stazione Centrale. A Bologna sit in sull'A1. A Napoli e Torino a fuoco immagini di Meloni e Netanyahu
Scontri a Milano con guerriglia alla stazione Centrale, autostrada bloccata a Bologna, tangenziale invasa dai manifestanti a Roma. In tutta Italia oggi 22 settembre mobilitazione per lo sciopero generale in solidarietà con Gaza e paese bloccato tra stop a treni, trasporti e scuole. La settimana si è aperta manifestazioni nelle piazze, cortei, studenti in marcia ma anche portiì, autostrade e tangenziali bloccate, sit in sull'A1 per "lottare al fianco della Palestina" e supportare la missione della Global Sumud Flotilla, in viaggio verso la Striscia.
Secondo Usb, una delle sigle sindacali che lo ha indetto, lo sciopero è un "grande successo". Per l'Unione sindacale di base "sono milioni i lavoratori e le lavoratrici che stanno scioperando in tutto il Paese, dai porti come Genova e Livorno, alle scuole che hanno chiuso fino al 70% in alcune città, passando per i magazzini della logistica, le fabbriche e le amministrazioni pubbliche. A decine di migliaia sono scesi in piazza, con 100mila solo a Piazza dei Cinquecento a Roma, con le manifestazioni ancora in corso e che andranno avanti per tutta la giornata".
In diverse città anche scontri tra polizia e manifestanti. "Non è con la violenza, aggredendo le forze della ordine, bloccando autostrade, stazioni e porti che si aiuta la popolazione civile palestinese. Comportamenti gravi che creano anche un danno all’economia, con i turisti in fuga", denuncia in un post su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Questo non ha nulla a che vedere con il diritto allo sciopero sancito dall’articolo 40 della Costituzione. Solidarietà alle forze dell’ordine, bersaglio incolpevole di questa violenza - afferma Tajani - Io sono a New York per partecipare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Qui il governo è al lavoro per aiutare il popolo palestinese e costruire la pace in Medio Oriente".
Con il blocco del varco portuale Albertazzi, a Genova, è partita l'annunciata giornata di mobilitazione organizzata dai sindacati di base per la Palestina. Il corteo studentesco partito da via Balbi ha quindi raggiunto il presidio, davanti alla sede di Music for Peace. I partecipanti sono oltre un migliaio, da questa mattina alle 8 sono bloccati i varchi portuali Albertazzi e San Benigno. Quindi un'assemblea pubblica, mentre nel pomeriggio, dalle 14.30, è previsto un corteo cittadino.
"L’Unione Sindacale di Base - si legge in una nota di Usb - conferma l’intera giornata di sciopero generale". "L’Usb - aggiunge il sindacato - è venuta a conoscenza che alle 15.30, sembra previsto l’arrivo al terminal Spinelli della Joanna Borchard, nave dell’agenzia Cosulich, per caricare container diretti verso Israele. La scrivente O.S. è immediatamente intervenuta presso le istituzioni comunali per sollecitare il rispetto della mozione e della volontà espressa dal comune di Genova rispetto la rottura degli accordi commerciali e diplomatici con Israele. Lo sciopero avrà anche funzione di presidiare e impedire eventuali carichi".
Dalle 6 di stamani bloccato anche il varco Valessini, si registrano lunghe code di auto e pullman davanti al varco.
A quanto si apprende, sono circa 30mila i partecipanti alla manifestazione a Roma in occasione dello sciopero generale per la Palestina. In piazza tra gli altri i sindacati autonomi, moltissimi studenti e organizzazioni per la Palestina. I manifestanti si sono radunati in piazza dei Cinquecento e poi sono partiti in corteo. Alcuni partecipanti hanno invaso entrambe le corsie della tangenziale est (VIDEO). Dalle auto, ferme, gli automobilisti hanno solidarizzato con i manifestanti suonando il clacson mentre passavano.
In città anche negozi e ristoranti si sono uniti alla protesta con lo sciopero "delle serrande". In mattinata, alcune centinaia di studenti delle scuole della zona di Monteverde sono partiti in corteo per raggiungere la piazza ritrovo dell'Unione sindacale di Base per la giornata di sciopero generale. I giovani, sotto lo sguardo dei turisti, hanno attraversato viale Trastevere gridando slogan come 'free Palestine' e 'siamo tutti antifascisti'. Una donna, in attesa dell'autobus con la famiglia, ha iniziato a gridare slogan contro la Palestina e a fare gesti offensivi contro i giovani manifestanti che hanno risposto solo verbalmente e sono passati oltre.
Tensioni tra i manifestanti pro Pal e le forze dell’ordine alla Stazione Centrale di Milano, dove è terminato il corteo. All’arrivo del serpentone un gruppo di persone si è posizionato all’ingresso della stazione, dove la polizia era schierata in tenuta anti-sommossa. I manifestanti hanno usato quindi l’ingresso della metropolitana per accedere alla Stazione e sono stati respinti dalla polizia tra cariche e grida contro gli agenti. Nel grande atrio davanti allo scalo sono stati usati lacrimogeni per far defluire i manifestanti e un gruppo di viaggiatori, tra cui alcuni anziani, sono rimasti bloccati diversi minuti nella Galleria delle Carrozze. I cancelli che affacciano su piazza Duca d’Aosta erano stati chiusi per impedire l’accesso ai manifestanti, così come i portoni a vetro di accesso alla stazione. Lì i viaggiatori si sono posizionati, mostrando il biglietto e chiedendo di poter entrare. "Fateci entrare, è pericoloso", gridavano, spaventati di restare coinvolti negli scontri. Dopo diversi minuti, usando manganelli e lacrimogeni, le forze dell’ordine hanno respinto i manifestanti in piazza Duca d’Aosta, dove si sono spostati gli scontri prima di finire in via Vittor Pisani, il viale che collega la Stazione Centrale a piazza della Repubblica. I manifestanti hanno lanciato pietre e bottiglie e a sono stati respinti con lacrimogeni e manganellate.
Inoltre per la presenza di un gruppo di manifestanti che hanno tentato di occupare lo scalo la circolazione dei treni è stata sospesa dalle 14.40 fino alle 15.10 di oggi, con molti disagi per chi è in viaggio (i treni ad Alta velocità e gli Intercity, che erano stati garantiti malgrado lo sciopero indetto per oggi, stanno subendo ritardi fino a 120 minuti).
Sono migliaia le persone che questa mattina, nonostante la pioggia battente, sono scese in piazza a Milano per la Palestina. Il corteo è partito poco dopo le 10 da piazza Cadorna. In testa lo striscione dell’Unione dei sindacati di base, che ha indetto la mobilitazione: "Bloccheremo tutto, fermare il genocidio". Tantissimi gli studenti che partecipano alla manifestazione. "Come Unione degli Studenti non possiamo accettare che una missione umanitaria come la Global Sumud Flotilla venga attaccata da Israele per evitare che consegni beni di prima necessità ai civili palestinesi. È necessario che l'Occidente e lo Stato italiano condannino il genocidio palestinese e neghino a ogni azienda italiana di intrattenere rapporti commerciali con lo stato israeliano", afferma Jessica Stefanini, portavoce dell’Unione degli Studenti Milano.
Il corteo è poi giunto in piazza della Repubblica, a poche centinaia di metri dal consolato Usa. “Ci avviciniamo al consolato americano, il consolato complice. Lo Stato che ha le stesse responsabilità di quelle israeliane e sioniste”, hanno urlato gli organizzatori dalla testa del corto, prima di far partire il coro “assassini, assassini” all’angolo tra piazza della Repubblica e via Turati, dove ha sede il consolato. I manifestanti alla testa del corteo hanno quindi dato fuoco a una bandiera americana (VIDEO). Prima un momento di silenzio, in cui è stato fatto sentire il rumore dei droni che sorvolano Gaza. “È ora di alzare il volume”, hanno detto gli organizzatori. Il corteo è poi ripartito in direzione Stazione Centrale. “Gli Stati Uniti hanno enormi responsabilità per tutte le guerre degli ultimi anni”, hanno denunciato i manifestanti.
A Bologna più di un migliaio di manifestanti hanno bloccato Autostrada e tangenziale, dopo aver scavalcato per accedere alle corsie. Reparti delle forze dell’ordine hanno fatto ricorso all’idrante per sgomberare l’Autostrada e la tangenziale e ora i manifestanti si trovano su via Stalingrado. La circolazione riprenderà dopo la conclusione dell’intervento di pulizia del manto stradale, dove sarebbero rimasti i residui di quanto lanciato dai manifestanti.
Stamattina il corteo, partito questa mattina da piazza Maggiore. Secondo le stime della Questura, i partecipanti sarebbero tra i 10mila e i 12mila. Gran parte del corteo è sfilato davanti alla Stazione centrale, blindata dalle forze dell'ordine, dove si è verificato il lancio di uova e alcuni fumogeni nei confronti dei reparti schierati. Dal ponte di via Stalingrado sono poi stati lanciati alcuni fumogeni sui binari e uno pneumatico incendiato. Non ci sono stati problemi per la circolazione ferroviaria.
Questa mattina sono stati anche bloccati gli accessi principali del Rettorato, nello specifico Giurisprudenza e Matematica. I manifestanti dei collettivi Cua e Cambiare Rotta hanno posto transenne davanti agli ingressi su via Zamboni. Risultano aperti quelli posteriori. "In occasione dello sciopero generale per Gaza, e in continuità con le tante iniziative a sostegno del popolo palestinese, il Comune di Bologna espone per la giornata di oggi, 22 settembre, la bandiera della Palestina dalla facciata di Palazzo d’Accursio", è quanto si legge in un comunicato del Comune di Bologna.
Un corteo formato da circa 15mila manifestanti Pro Pal che intendevano entrare a Porto Marghera per bloccare le attività portuali, è stato respinto dalla polizia in assetto antisommossa con gli idranti costringendo il corteo a indietreggiare. Gli attivisti si erano dati appuntamento in mattinata nell’ambito dello sciopero generale indetto dai sindacati di base che in Veneto ha visto un’alta adesione nel trasporto pubblico, nelle scuole e nelle università. A Venezia alcuni studenti hanno occupato il rettorato di Ca' Foscari.
Anche a Torino, come in molte altre città italiane, è iniziata la giornata di mobilitazione indetta a sostegno della popolazione palestinese promossa dai sindacati di base. Dopo aver bloccato gli ingressi al campus universitario Einaudi, gli studenti universitari hanno attraversato il centro città e si sono diretti in piazza Arbarello dove si sono uniti agli studenti medi in corteo verso piazza Carlo Felice, davanti alla stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, al presidio promosso dai sindacati di base per lo sciopero a sostegno del popolo palestinese.
‘Blocchiamo tutto’ e ‘Non un euro per la guerra’ sono gli striscioni che, accompagnati dallo slogan ‘Free Palestine’, hanno aperto il corteo in partenza da piazza Carlo Felice. Migliaia le persone presenti in piazza. In prima fila le bandiere di Cub e Usb a cui si sono alternate quelle della Palestina. Un gruppo di manifestanti ha poi bruciato durante il corteo, davanti alla ex Microtecnica, un manifesto raffigurante Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu. Un gruppo di manifestanti, durante la marcia a metà di via Madama Cristina ha deviato in via Valperga Caluso e una volta raggiunto corso Sommelier, attraverso un ingresso laterale è sceso fino ai binari lungo i quali transitano i treni da e per Porta Nuova. Sui binari bloccati alcune centinaia di persone. La circolazione ferroviaria è stata immediatamente sospesa.
Il corteo dei manifestanti ha poi raggiunto Piazza Vittorio percorrendo, nell’ultimo tratto, i Murazzi del Po, dove ad attenderli in acqua alcune canoe che hanno percorso, tra gli applausi, per un breve tratto il fiume a remi, sventolando bandiere palestinesi. Sul ponte di corso Vittorio è stato lo striscione con la scritta ‘Rompere con Israele‘. Intanto, spezzone degli studenti si è diretto, sempre lungo i binari, verso la stazione ferroviaria di Torino Lingotto, mentre un altro gruppo si è radunato in presidio davanti all’ospedale Molinette bloccando gli automobilisti per sensibilizzarli sulla causa palestinese.
Un corteo di studenti raggruppato in piazza Mancini, a pochi passi dalla stazione centrale, un altro con sindacati, studenti, movimenti, previsto nel pomeriggio nell'area dell'ex Base Nato, a Bagnoli, a poca distanza dall'istituto scolastico Rossini, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurerà l'anno scolastico: è lo scenario della protesta in corso a Napoli. Alcuni attivisti hanno bruciato l'immagine della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu durante il corteo.
Con gli slogan "Blocchiamo tutto" e "Palestina libera" ha preso il via a Firenze la manifestazione promossa dai sindacati di base nell'ambito dello sciopero generale in solidarietà con Gaza. Migliaia di persone si sono radunate presso la rotatoria all'uscita dell'autostrada A1 di Calenzano (Firenze), bloccando già intorno alle 8,30 il traffico e causando disagi significativi all’accesso e all’uscita del casello autostradale, che poi è stato chiuso.
In apertura del corteo i giovani palestinesi, seguiti da sindacati di base, studenti, insegnanti, associazioni, movimenti e molti cittadini comuni. Una grande bandiera della Palestina è stata posizionata sulla "Ruota del tempo", l’opera dell’artista israeliano Dani Karavan situata proprio nella rotonda all’ingresso dell’autostrada. Il corteo è diretto verso Campi Bisenzio e Capalle, con l’intenzione di passare davanti alla sede della Leonardo e poi alla ex Gkn, nei pressi del centro commerciale I Gigli. La manifestazione si concluderà nel parcheggio antistante la piscina comunale di Calenzano.
Grande manifestazione anche Cagliari a sostegno della causa palestinese. Circa 15 mila hanno attraversato il centro della città, fra di loro tantissimi studenti che hanno saltato le lezioni. La testa del corteo è arrivata a via Roma da viale Regina Margherita mentre la coda si trovava ancora a piazza Yenne. Cori per la Palestina, contro le politiche del governo Netanyhau e contro tutti i fascismi accompagnano la marcia tra bandiere della Palestina e della Pace.
Sono migliaia le persone che hanno sfilato in corteo per le strade del centro di Palermo per chiedere la pace in Palestina. Un corteo molto colorato, con numerosi giovani, studenti, di ogni ordine e grado, che hanno sfilato con le bandiere della Palestina. Il corteo è partito dal Teatro Massimo.
La Rete della Conoscenza, organizzazione che racchiude LINK-coordinamento universitario e l’Unione degli Studenti, ha aderito allo sciopero indetto dall'Unione sindacale di base, insieme a altri sindacati di base, "contro il genocidio palestinese e per esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza".
“Come Rete della Conoscenza - dice Francesca Cantagallo, nuova coordinatrice nazionale dell’organizzazione - saremo nelle piazze di tutto il Paese per lottare al fianco della Palestina, contro il genocidio che Israele sta compiendo nei territori occupati e a Gaza e per denunciare la complicità dello stato italiano in questo genocidio. L’Italia non ha mai cessato l'invio di armi e il supporto logistico all’esercito israeliano, anzi ha rinnovato i rapporti commerciali con lo stato criminale di Israele”. L’organizzazione giovanile oggi ha aderito a livello nazionale, partecipando nelle piazze organizzate in tutta Italia, dopo che, nei giorni scorsi, ha organizzato presidi e manifestazioni nelle scuole e nelle università, fino a davanti al MIM, ministero dell’istruzione e del merito, il primo giorno di scuola.
“Chiediamo con forza al governo di cessare immediatamente il supporto ai crimini di guerra che Israele sta perpetrando, fermando l’invio di armi. Come studenti e giovani chiediamo a scuole e università l'immediata cessazione degli accordi con Israele e le aziende belliche -dichiara Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti - è inaccettabile che studenti in tutto il Paese vengano mandati a svolgere formazione scuola-lavoro in aziende che producono armi".
Gli studenti sono molto critici verso gli accordi che le università hanno stretto con aziende produttrici di armi, come la Leonardo S.p.A., che Arianna D’Archivio, coordinatrice nazionale di LINK, definisce “aziende di morte”, e chiede che ogni tipo di accordo e protocollo d’intesa con le università venga eliminato “perché è inaccettabile che le università diventino luoghi in cui produrre armi utilizzate contro studenti e popolazione civile di altri Paesi. I giovani chiudono con lo slogan dello sciopero nazionale studentesco del 14 novembre: “Un’altra scuola, un altro mondo è possibile”.
"Lavoratori della scuola in piazza in massa, non si vedeva da anni una partecipazione così consistente del mondo della scuola a uno sciopero". Lo fa sapere Usb commentando lo svolgimento dello sciopero generale di oggi a sostegno della popolazione di Gaza. Per Luigi del Prete dell'esecutivo nazionale Usb scuola, "è il risultato di una organizzazione che non ha paura di lanciare un messaggio di pace e solidarietà al mondo del lavoro, contro il genocidio dei palestinesi. Non possiamo stare fermi di fronte alla barbarie. La verità deve diventare sentire diffuso. Fermiamo Israele, fermiamo il nostro governo, fermiamo la scuola autoritaria di Valditara. Le lavoratrici e i lavoratori della scuola non sono più disposti a vedere ridurre i loro salari a causa delle spese per le armi che vengono poi vendute ad un governo genocida".
Lo sciopero di oggi è occasione, per Usb, anche per annunciare "un autunno di lotte per la Palestina e per una nuova scuola statale". Per Del Prete “è necessario rompere con la 'scuola burocrazia' in cui i tecnicismi stanno asfissiando la vera funzione educativa e pedagogica della scuola, questa giornata ci dà speranza, una nuova scuola statale è possibile”.
I dipendenti laici del Vaticano si uniscono "all’appello di pace che anche ieri il Papa ha lanciato all’Angelus. Ci riconosciamo pienamente nelle sue parole: 'Non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace: chi li ama veramente, lavora per la pace'". Anche per questo, "visto il massacro a Gaza", i rappresentanti dell’Adlv saranno presenti stasera alla marcia della rete dei ‘Preti contro il genocidio’ e alla veglia a Santa Maria in Trastevere.
“La situazione a Gaza - scrivono - necessita di una mobilitazione comune, affinché siano anche liberati gli ostaggi in mano ad Hamas. Il massacro che sta avvenendo nella Striscia è senza precedenti, e chiediamo che ci sia uno scatto di dignità da parte di tutti i governi, affinché interrompano la fornitura di armi ad Israele e diano piena dignità istituzionale al popolo palestinese”.
I dipendenti laici del Vaticano rigettano inoltre “ogni rigurgito di antisemitismo, convinti che la maggior parte degli ebrei sia solidale con questo popolo da troppo tempo. Papa Leone dice chiaramente che “la Chiesa prega perché i governanti delle nazioni siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori”. Come non essere d’accordo col Pontefice? L’industria delle armi non fa che arricchire pochi a discapito di molti. L’Adlv si oppone fermamente a questa politica di morte”.