
Forte l'adesione a Roma, dal centro alla periferia 'chiudono bottega' librerie, enoteche, artigiani. E non fanno eccezione i negozi online che chiudono virtualmente nel giorno della mobilitazione
Serrande abbassate, prenotazioni disdette. Non solo cortei e manifestazioni nel giorno dello sciopero a sostegno della Palestina: anche negozi di ogni genere, locali e ristoranti decidono di 'chiudere bottega' per oggi, in segno di protesta. Grande l'adesione a Roma dove, dal centro città alla periferia, alla mobilitazione si partecipa anche così.
"Oggi lasciamo le nostre serrande abbassate per unirci alle voci di disgusto per questo genocidio", comunica attraverso i suoi social Al Turacciolo, un'enoteca romana del quartiere Centocelle. La stessa cosa succede in un'altra enoteca, Vigneto, nel quartiere Pigneto ("Siamo convinti che sia davvero un piccolo gesto necessario che ci auspichiamo possa essere condiviso il più possibile da tutti", fanno sapere i proprietari), da Owine alla Montagnola, da Chourmo alla Certosa. E c'è chi richiama i clienti che hanno prenotato per pranzo o per cena per disdire il tavolo, scusandosi "ma oggi abbiamo deciso di aderire allo sciopero generale", comunica telefonicamente il ristorante vegano Nativa.
Chiusa Rumi Bottega Organica in via dei Fienaroli "a sostegno della causa palestinese" e l'Osteria Iotto a Campagnano. Giù le serrande dell'erboristeria Officina Mixis, della libreria per bambini Centostorie e della libreria Marini di via Perugia. "Lunedì sciopero per la Palestina" si legge sulla serranda abbassata di Di Vetro, laboratorio artigiano che realizza oggetti in vetri e ceramica a Centocelle. E lo stesso cartello campeggia sul negozio di oggetti 'handmade' di Trastevere in via San Francesco a Ripa. E tengono le serrande virtualmente abbassate anche alcuni siti di shopping online, perché "non possiamo parlare di shopping mentre migliaia di civile subiscono bombardamenti, fame e violazioni dei diritti umani" si legge sulla pagina Instagram di uno di questi.