A Capodimonte il ritorno del Caravaggio perduto

Ecce Homo in dialogo con la Flagellazione

A Capodimonte il ritorno del Caravaggio perduto
24 luglio 2025 | 17.38
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Fino al 2 novembre l'Ecce Homo di Caravaggio, dipinto a Napoli quattro secoli fa e riscoperto nel 2021 a Madrid, è l'ospite speciale del Museo e Real Bosco di Capodimonte, in dialogo con il capolavoro la Flagellazione di Cristo. Entrambe le opere furono realizzate nei soggiorni napoletani del Merisi (1606/1607 e 1609) e sono ora esposte nella sala 62 in un confronto di grande suggestione che pone accanto la celebre pala d'altare della Chiesa di San Domenico (di proprietà del Fondo Edifici di Culto in consegna al museo dal 1972 per ragioni di tutela) e il dipinto perduto, appartenuto a un viceré di Napoli – Garcia Avellaneda y Haro – alla metà del Seicento.

La mostra "Capodimonte Doppio Caravaggio" è stata inaugurata oggi dal direttore Eike Schmidt alla presenza del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. L'esposizione vuole essere anche un omaggio alle celebrazioni per i 2500 anni della città ed è un’iniziativa promossa in collaborazione con il Comune di Napoli.

La Flagellazione di Cristo, dopo il successo della grande mostra romana per il Giubileo ('Caravaggio 2025', 7 marzo - 20 luglio), è subito rientrata infatti al Museo e Real Bosco di Capodimonte, portando con sé un ospite d'eccezione: l'Ecce Homo spagnolo, dipinto che negli ultimi anni è stato al centro del dibattito scientifico e mediatico mondiale. Dopo l'attribuzione, il quadro era stato infatti subito esposto al Museo del Prado a Madrid, per volere del nuovo proprietario, e attualmente può lasciare la Spagna solo per eccezionali occasioni.

"Appena abbiamo saputo che l'Ecce Homo sarebbe arrivato in Italia - ha spiegato Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte - ci siamo messi al lavoro per averlo a Napoli al termine della mostra del Giubileo per la quale ci era stata richiesta la Flagellazione. Le celebrazioni dei 2500 anni di Napoli sono stata un'ulteriore motivazione per la realizzazione di questa iniziativa. La nostra politica dei prestiti sarà sempre improntata al protagonismo di Capodimonte e all'esaltazione del suo patrimonio. In particolare, questo ospite speciale per il quale ringraziamo il Ministero della cultura spagnolo e il Museo del Prado, è anche un'occasione di confronto unica che illustra e documenta la fortuna napoletana del modello caravaggesco. Nella stessa sala i visitatori troveranno esposto infatti anche l'Ecce Homo di Battistello Caracciolo. ‘Doppio Caravaggio’ fa parte del ciclo ‘L'Ospite’ mostre piccole ma preziose che Capodimonte propone mentre completa i lavori di efficientamento energetico e quindi il rinnovamento degli spazi, in costante dialogo con i grandi musei italiani e internazionali".

Negli ultimi mesi sono state 'ospiti' a Capodimonte importanti opere di Courbet, Carracci, Rubens, Baglione.

"L’inaugurazione della mostra 'Capodimonte Doppio Caravaggio' – ha dichiarato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi - segna, per la città, il ritorno di un’opera di grande interesse, realizzata durante i soggiorni napoletani dell’artista: l’Ecce Homo. Dal Museo del Prado di Madrid al Museo e Real Bosco di Capodimonte, unica tappa italiana prima del ritorno in Spagna, l’esposizione si inserisce, a pieno titolo, nelle celebrazioni per i 2500 anni di Neapolis. In un anno così speciale e ricco di stimoli, l’offerta culturale di Napoli si arricchisce di nuove contaminazioni. La Flagellazione di Cristo, già custodita al Museo, in dialogo con l’Ecce Homo di Caravaggio: un viaggio unico nel tempo e nello spazio, all’insegna della riscoperta dell’arte caravaggesca e della sua influenza in ambiente napoletano, come testimonia il lavoro di Battistello Caracciolo. Non posso che rinnovare il supporto del Comune di Napoli al Museo di Capodimonte, uno dei siti di maggiore interesse in città e, negli anni, promotore di iniziative di grande spessore e qualità".

“Lo spirito di Napoli2500 - ha sottolineato Laura Valente, direttrice artistica di Napoli2500 - è perfettamente presente nell'idea stessa di questa esposizione a Capodimonte Il racconto della pittura del ‘600 napoletano si arricchisce di un dialogo unico che ci svela sempre nuovi tasselli della sua storia. Come Fringe festival proporremo qui in autunno appuntamenti performativi dedicati a Caravaggio e al suo legame ideale con alcuni geni contemporanei. E nel quadro della collaborazione con il Museo e Real Bosco, frutto dell’adesione entusiasta del direttore Schmidt alle celebrazioni per il compleanno di Neapolis, annunceremo a breve una mostra di arte contemporanea internazionale, dal messaggio potente, per il cartellone di fine anno''.

Caso più unico che raro tra le attribuzioni di dipinti a Caravaggio dell’ultimo mezzo secolo, su questa tela di media grandezza il consenso della critica è stato pressoché unanime. L’Ecce Homo si trovava nel salotto di una casa privata, nel 2021 il quadro venne messo in vendita con una base d'asta di 1500 euro come opera di ‘scuola di Ribera’. La casa d'arte spagnola Ansorena pubblica allora un catalogo con l'opera e attraverso un tam-tam di segnalazioni attorno al dipinto in pochi giorni si riuniscono i principali esperti del pittore, inclusi mercanti d’arte e curatori di museo da tutto il mondo. Mentre il quadro consolidava sempre più la sua reputazione di originale perduto di Caravaggio, il governo spagnolo ne sanciva la non esportabilità, vincolandone, quindi, la permanenza sul suo territorio. Nell’estate del 2024 l’Ecce Homo, acquistato da un filantropo britannico, che vuole restare anonimo, residente in Spagna, è esposto in una sala dedicata del Museo del Prado di Madrid. Una storia appassionante narrata anche nel thriller documentaristico 'Il Caravaggio perduto’ uscito quest'anno nelle sale italiane, recentemente trasmesso su Sky Arte.

Già Roberto Longhi, nei suoi studi fondativi sul pittore, aveva pubblicato un’immagine di una copia del quadro di Madrid, intravedendo, primo fra tutti, oltre le vernici ossidate e la banalizzazione di un mediocre copista tutta la forza di un’autentica idea caravaggesca ancora da rintracciare. Lo studio sulla storia del dipinto si deve, però, interamente a Maria Cristina Terzaghi che ne ha rintracciato il passaggio nell’Ottocento dall’Academia San Fernando di Madrid e che ha proposto di riconoscere lo stesso in un Ecce Homo di Caravaggio appartenuto a un viceré di Napoli – Garcia Avellaneda y Haro – alla metà del Seicento.

L’Ecce Homo – tra gli ultimi episodi della vita di Cristo precedente alla Crocifissione e successivo alla Flagellazione di Cristo – è un’iconografia che ebbe ampia diffusione, nell’intera penisola italiana, tra Quattrocento e Cinquecento. Nel quadro di Madrid, Caravaggio dispone le figure in profondità, suggerendo una loggia buia da cui si sporge Ponzio Pilato, il giudice che indica Cristo dolente alla folla, mentre un aguzzino con la bocca aperta lo spoglia (o forse lo ricopre dopo averlo spogliato) per mostrarne ulteriormente il corpo martoriato. Geniale e dal forte valore simbolico è la soluzione caravaggesca di rappresentare, sopra la fronte di Cristo, la sezione a mo’ di piccola fiamma di un ramo di rovi spiccato dal tronco principale, più chiara rispetto alla variazione di bruni della corona di spine.

Poiché, in tutta probabilità, fu realizzata a Napoli, è con i quadri dei due periodi napoletani che la tela madrilena può mettersi più facilmente in relazione ed è proprio a potenziare la suggestione che la pala di San Domenico maggiore del 1607 e il quadro da stanza di Madrid sono stati nuovamente messi in dialogo nella sala con i capolavori del Museo di Capodimonte. L'importanza del dipinto è attestata dalla ripresa di alcune pose nella pala della Stella del 1607-1608 di Battistello Caracciolo (1578-1635), tra i più fedeli seguaci di Caravaggio e che ebbe anche rapporti diretti con l’artista durante i suoi soggiorni napoletani. Su di una parete laterale, nella stessa sala, si è poi deciso di esporre proprio un’opera di Battistello proveniente dai depositi del museo: un altro Ecce Homo dal formato orizzontale. Capodimonte propone quindi una occasione di confronto unica che illustra e documenta anche la fortuna napoletana del modello caravaggesco. La prossimità stilistica con alcune opere finali del Merisi ha permesso di confermarne la realizzazione da parte di Battistello proprio negli anni in cui Caravaggio era a Napoli o in quelli compresi tra i suoi soggiorni.

Ed ecco che il ritrovamento dell’Ecce Homo di Madrid permette di dare nuovo significato alla suggestione dello studioso che in catalogo si chiedeva se all’opera di Battistello non potesse aver “sovrainteso” lo stesso Caravaggio. Rimane, tuttora, rischioso spingersi a dire di più, ma gli esperti e il grande pubblico potranno tornare a vedere con occhi nuovi opere della collezione permanente di Capodimonte, grazie a un prestito straordinario, anello intermedio di una catena che dalla Flagellazione di San Domenico maggiore muove verso l’Ecce Homo di Battistello e si spinge certamente oltre.

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