Informazione, Barachini: "Giornalisti primo argine contro le fake news, l'Ia sia aiuto non un sostituto"

Il sottosegretario illustra la visione del governo per sostenere il settore minacciato da una "concorrenza non leale" da parte dei grandi operatori internazionali

Alberto Barachini intervistato da Davide Desario
Alberto Barachini intervistato da Davide Desario
27 settembre 2025 | 13.51
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"Per costruire una reputazione editoriale servono dieci anni, per distruggerla basta un secondo". È partendo da questa consapevolezza che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, illustra la visione del governo per sostenere il settore dell'informazione, messo a dura prova dalla rivoluzione digitale e dall'avvento dell'intelligenza artificiale. Il sottosegretario, intervistato dal direttore dell'Adnkronos, Davide Desario, è stato tra i protagonisti della prima edizione del Premio Icnhos, in corso a Pula presso la Sala Bianca di Forte Village.

Il ruolo fondamentale dei giornalisti

Il punto di partenza della riforma, spiega Barachini, è il rafforzamento del ruolo del giornalista. "La nostra riforma, ispirata dal lavoro della commissione presieduta da Sabino Cassese, parte da un presupposto: più giornalisti hai, più informazione di qualità fai. Il giornalista è il primo, vero argine alle fake news e alla diffusione di contenuti che minano il rapporto di fiducia con i cittadini". Barachini contrappone il lavoro giornalistico – fatto di verifica, ascolto di più fonti e presenza sul campo – alla fruizione superficiale delle notizie sui social media. "Se ci si sente informati scorrendo rapidamente il telefonino, dedicando in media solo 7 secondi a una notizia, si finisce per pensare che sia tutto uguale. Ma non è tutto uguale".

I colossi del digitale

Il sistema editoriale, secondo il sottosegretario, è minacciato da una "concorrenza non leale" da parte dei grandi operatori internazionali. "Siamo di fronte a quella che chiamo la 'logica Amazon': gli over-the-top distribuiscono informazioni senza produrle e senza avere la nostra stessa responsabilità editoriale. Utilizzano i contenuti degli editori senza retribuirli e senza sottostare agli stessi costi, alle stesse regole fiscali e agli stessi codici deontologici".

Questa dinamica, avverte, priva gli editori delle risorse necessarie per investire nel giornalismo di qualità. La battaglia per un terreno di gioco equo per tutti, non può essere combattuta solo dall'Italia. "Abbiamo bisogno dell'Europa. Per questo siamo impegnati a livello europeo, attraverso provvedimenti come l'Ai Act, per riportare equilibrio nel sistema".

Un capitolo cruciale è quello dell'intelligenza artificiale. "Se è vero che un'eccessiva normazione può frenare l'innovazione, è anche vero che l'editoria non è un settore come gli altri", sottolinea Barachini. "Riguarda le persone, la loro capacità critica e la tenuta democratica. Non possiamo correre il rischio di non normare un campo che può condizionare l'opinione pubblica, specialmente in un'epoca di guerre ibride".

I rischi dell'Ia

Per spiegare la necessità di regole, il sottosegretario usa una metafora di Padre Benanti: "Pensate all'introduzione dell'auto. All'inizio circolavano liberamente, poi gli incidenti hanno reso necessari i guardrail, la patente e i corsi di guida. Ecco, per l'Ia nell'informazione siamo arrivati a questo". In questo contesto, i codici di autoregolamentazione adottati da agenzie di stampa sono visti con favore, perché aiutano a costruire un rapporto di fiducia. La conclusione, dunque, è netta: "Se l'intelligenza artificiale andrà a sostituire il lavoro del giornalista, finiremo nei guai. Se invece aiuterà il giornalista a fare meglio il suo lavoro, allora sarà un'opportunità per tutti".

"La sfida è parlare ai giovani"

Riconquistare l'interesse dei giovani per l'informazione è la "sfida più grande" per il futuro del settore. "Serve una responsabilità reciproca: se i giovani non ci seguono sui canali tradizionali, dobbiamo essere capaci di andare dove è la loro attenzione, parlando il loro linguaggio e creando empatia. Dobbiamo cambiare il nostro modo di comunicare per suscitare il loro interesse", conclude.

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