cerca CERCA
Venerdì 30 Maggio 2025
Aggiornato: 15:05
10 ultim'ora clock BREAKING NEWS

“L’Imam deve morire”, la spy story di Enzo Amendola che parla (anche) al presente

Il romanzo parla della scomparsa dell’Imam Musa al-Sadr, figura carismatica dell’islam sciita libanese, svanito nel nulla nel 1978

“L’Imam deve morire”, la spy story di Enzo Amendola che parla (anche) al presente
29 maggio 2025 | 20.56
LETTURA: 4 minuti

"Questa storia mi è entrata nel sangue", confessa Enzo Amendola, deputato Pd, già ministro e oggi autore di una spy story che scava nei meandri della storia e della geopolitica. Il titolo 'L'Imam deve morire' narra della scomparsa dell’Imam Musa al-Sadr, figura carismatica dell’islam sciita libanese, svanito nel nulla nel 1978 durante una visita ufficiale in Libia. Chi sarà stato a volerne la morte? Forse Gheddafi, la polizia dello Scià? Ma soprattutto: perché?

Il libro – presentato alla libreria Rizzoli di Milano con la partecipazione in collegamento di Paolo Gentiloni e del vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto– si muove tra finzione e verità storica. Una trama avvincente, che prende forma attraverso gli occhi di Roberto Stancanelli, un capitano dei servizi segreti italiani "di quelli che non si fermano davanti alla burocrazia", mandato a indagare su una scomparsa che affonda le radici nei rapporti tra Tripoli, Teheran e Roma. "È un inciampo colpevole questo libro, e il colpevole è lui", scherza Amendola, rivolgendosi a Gentiloni. "All’epoca lui era ministro degli Esteri e mi mandava in Iran una settimana sì e una no. In uno di quei viaggi, incontrai la figlia dell’Imam Musa al-Sadr, e da allora non ho più smesso di interrogarmi sul suo destino".

La scomparsa dell’Imam resta uno dei grandi misteri del Novecento. Figura religiosa e politica insieme, al-Sadr era un mediatore tra le comunità sciite, sunnite e cristiane del Libano. E proprio questa vocazione al dialogo – in un contesto segnato da fazioni armate, guerre civili e ideologie contrapposte – lo rendeva pericoloso. "Professava la convivenza tra popoli, religioni", dice Amendola, "in un Medio Oriente dove la civiltà non doveva essere scontro".

Amendola spiega come il passato somiglia al futuro più di quanto una goccia d'acqua somigli a un'altra: "Nel Medio Oriente delle trappole d’odio, come lo definisce Liliana Segre, uomini come al-Sadr rappresentavano una voce fuori dal coro", dice Amendola. "Ed è per questo che disturbavano. Era una figura rivoluzionaria".

Gentiloni, commentando il romanzo, ha parlato di "una spy story sorprendente", sottolineando la credibilità del protagonista, Stancanelli, con una battuta: "Sembra che Enzo abbia fatto l’operativo. Il modo in cui descrive le dinamiche dei servizi è attendibile. Non è un ex agente, ma potresti pensarlo leggendolo". Ma il libro è anche un’occasione per riflettere su come l’Italia, negli anni Settanta e Ottanta, fosse un vero crocevia di tensioni mediorientali. "La cosa che mi preme sottolineare è la descrizione – soprattutto nella prima parte del romanzo di Enzo Amendola – di ciò che è stata l’Italia per venti o trent’anni del secolo scorso, in particolare negli anni ’70 e ’80. Dopo il “Settembre Nero” e i fatti di Amman del 1970, e per molti anni a seguire – si potrebbe dire fino all’inizio degli anni 2000, con il rapimento di Abu Omar a Milano – il nostro Paese è stato davvero un crocevia di tensioni e dinamiche mediorientali. Un vero e proprio laboratorio di crisi, intrecci politici e spesso anche di operazioni coperte. Potremmo dire, senza esagerare, che l’Italia è stata un crogiolo di situazioni complesse, ma anche – in molti casi – un crogiolo di spie".

Il libro, secondo Gentiloni, non è solo una spy story, ma anche una lezione di storia contemporanea: "In questo romanzo si racconta quanto è complicato descrivere un arabesco con ascisse e ordinate. C’è la complessità del Medio Oriente, quella vera, e c’è anche la storia dell’Italia, che è stata molto più coinvolta di quanto si voglia ammettere».

La vicenda di al-Sadr, per Amendola, parla direttamente al nostro presente: "Quello che nel Medio Oriente si è vissuto per decenni oggi è un’attualità in forme differenti ma con la stessa radice. Ci sono stati grandi personaggi, da Sadat a Rabin, che hanno tentato, a rischio della propria vita, di cambiare il corso della storia mediorientale, e hanno pagato un prezzo altissimo per questo coraggio". Un messaggio che risuona anche nell’Europa di oggi, secondo Gentiloni: "Il ruolo dell’Europa sulla crisi a Gaza non è semplice, ma deve esserci. Ci sono mobilitazioni molto importanti. Qui in Italia ci sarà una grande mobilitazione, come sapete tutti, il 7 giugno ed è molto importante che in questa mobilitazione non ci sia nessuna ambiguità, anche nella condanna del terrorismo di Hamas e nella richiesta di liberazione degli ostaggi".

Gentiloni sottolinea che "l'Europa deve diventare una potenza, certo, ma una potenza di pace, di commercio internazionale, di dialogo. Non possiamo limitarci a essere un soggetto che esprime posizioni: dobbiamo essere in grado anche di sostenerle. È per questo che il tema della difesa europea è centrale. Trovo contraddittorio affermare che dovremmo avere più peso sulla scena internazionale e allo stesso tempo ignorare la necessità di rafforzare una capacità di difesa comune. Perché, da che mondo è mondo, senza una difesa condivisa è molto difficile esercitare un vero ruolo politico e diplomatico". (di Andrea Persili)

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza