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Dossieraggi e traffico di informazioni, l’allerta dati dall’Italia agli Stati Uniti

04 novembre 2024 | 10.50
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Un’allerta trasversale e sovranazionale, che tiene insieme gli scandali italiani e lo spionaggio internazionale che vede hacker cinesi impegnati a inquinare le elezioni americane. Il traffico illegale di informazioni e di dati è uno dei principali effetti collaterali della velocissima trasformazione digitale in atto. Partiamo dall’Italia. Il caso dossieraggio nasce dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano che venerdì 25 ottobre ha portato alla luce un network di presunti spioni guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, ora agli arresti domiciliari, braccio operativo di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera, che è estranea all’indagine. È stato sequestrato l'archivio delle informazioni rubate dalle banche dati pubbliche. Sarebbero più di 800mila i dati rubati, e sarebbero stati accertati profitti per oltre 3 milioni di euro. La banda avrebbe ceduto informazioni anche ai servizi segreti di altri Paesi. È poi emerso che anche la Procura di Roma sta indagando per accesso abusivo di un sistema informatico, violazioni relative alla privacy e esercizio abusivo della professione in un procedimento a carico di un gruppo che avrebbe svolto attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati. Le cattive abitudini italiane sono simili a quelle denunciate dal New York Times negli Stati Uniti. I dati dei telefoni utilizzati da Donald Trump e JD Vance sarebbero finiti nel mirino di hacker cinesi, che si ritiene si siano 'infiltrati' nelle reti di comunicazione americane. La campagna di Trump è stata messa a conoscenza in settimana che il tycoon, candidato repubblicano alla presidenza, e il suo ‘potenziale’ vicepresidente sono fra le persone, interne al governo ed esterne, i cui numeri di telefono sono stati presi di mira tramite 'l'intrusione' nei sistemi Verizon. L’attività degli hacker sarebbe peraltro bipartisan perché, secondo le fonti del giornale, tra gli obiettivi ci sarebbero anche democratici e forse anche componenti dello staff della campagna di Kamala Harris.

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