cerca CERCA
Sabato 14 Giugno 2025
Aggiornato: 09:24
10 ultim'ora clock BREAKING NEWS

AI e vino: meglio una degustazione che un algoritmo

Livio Buffo (Cenacoli e oscarwine) spiega perché l’intelligenza artificiale, se usata male, rende la comunicazione più povera. Anche nel mondo del vino

AI e vino: meglio una degustazione che un algoritmo
13 giugno 2025 | 16.50
LETTURA: 4 minuti

AI o IA? Paese che vai, sigla che trovi ma rimane il fatto che l’intelligenza artificiale, complice gli incubi anni Ottanta targati Terminator, preoccupa.

Il punto è sempre lo stesso: le conseguenze di una tecnologia dipendono dall’utilizzo, dalla sua applicazione.

A parlare di AI, legata soprattutto al mondo del vino, è stato Livio Buffo, CEO dell'agenzia di comunicazione Cenacoli e fondatore di oscarwine, intervenuto durante un incontro con produttori e professionisti organizzato a Roma presso Spazio Cenacoli.

Buffo, lei ha paura dell’intelligenza artificiale?

“Paura è un termine forte di cui si abusa quando si tocca questo tema. Preferisco dire che non mi piace l’uso che, in molti casi, si sta facendo della AI. Ho una figlia teenager e vedo molti suoi coetanei affidarsi passivamente all'intelligenza artificiale, ne accettano le risposte come fossero verità scolpite nella pietra, senza verificarne la veridicità o esattezza. Inoltre, se già con i motori di ricerca i ragazzi si erano impigriti, con questo nuovo sistema demandano al programma praticamente tutto, anche la preparazione di un testo o un compito.”

Gli adulti invece?

“Alcuni la snobbano, altri ne sono affascinati ma anche qui l’uso non è sempre corretto. Chi non sa scrivere particolarmente bene, si affida alla AI per testi destinati ai social o whatsapp, permette che sia un software a pensare al posto suo. Ho visto persone utilizzare la IA come un moderno Cyrano de Bergerac in scambi di chat sentimentali: abbiamo un suggeritore di belle parole, qualcuno che le sfrutta ma soprattutto un naso lungo che, in questo caso, non è quello dello spadaccino ma di chi scrive, un’appendice da Pinocchio perché, di fatto, i testi sono falsi, scritti e pensati da una macchina. Alla prova dei fatti, secondo voi chi riceve questi bellissimi messaggi non si accorgerà della differenza di linguaggio quando si troverà a tu per tu con chi li ha spediti?”

Per quanto riguarda la comunicazione, cosa sta accadendo?

“Il web è popolato di ‘esperti’ che spiegano come usare al meglio – secondo loro – la IA e sui social capita spesso di leggere post con un linguaggio chiaramente generato da una macchina. Può passare un paio di volte ma dopo la gente inizia a capire che non si tratta di farina del sacco di chi si è spacciato per l'autore. Lo stesso accade con articoli che compaiono su certi siti; mi è capitato di leggere un pezzo su un evento organizzato da noi a Spazio Cenacoli: le prime righe erano prese da un nostro comunicato ma il resto era palesemente creato online. Una lettura sgradevole oltre che imprecisa su molti punti.”

Veniamo al discorso sul vino che lei ha affrontato con i produttori.

“Una AI pesca le notizie dal web partendo dai siti più noti ma non è sempre detto che quello che si tira su con la rete sia valido. Ho chiesto informazioni su due vini che conosco molto bene. Il risultato? Una descrizione sommaria di prodotti che avrebbero meritato ben altri commenti. Ho ripetuto la ricerca perché credevo di aver sbagliato a digitare i nomi ma ho ottenuto lo stesso risultato. Se qualcuno dovesse affidarsi a una AI di certo non avrebbe un’opinione approfondita come quella di un vero esperto o di un sito di settore.”

I produttori cosa ne pensano?

"La comunicazione nel settore è cambiata profondamente durante il covid. Sì punta alla qualità, si fa attenzione ai post sui social e alla qualità di foto e video. La risposta di una AI è lontana da questo modo di raccontare il vino."

Passiamo ad altro. Anni fa, lei inventò per Maxim Italia la rubrica ‘diagnosi fai da web’. La IA è valida per cercare notizie su malattie?

“Questo è un tema molto delicato. Ai tempi mettevo in guardia dalle notizie sulle malattie che si trovavano online, consigliando di rivolgersi sempre ai medici. Oggi, molte persone non cercano più sui motori ma elencano alla AI i loro sintomi e magari si curano per conto loro. È vero che la AI premette ogni volta che niente può sostituire un parere medico professionale ma molte persone, al contrario fanno comunque per conto loro. È il discorso che facevo all’inizio, la tecnologia dipende da come la si utilizza.”

Lei cosa consiglia?

“Ai ragazzi di ragionare con la loro testa, di essere curiosi e verificare sempre; agli innamorati di essere spontanei e a chi cerca informazioni di farlo davvero, senza affidarsi alle prime risposte che ottiene. Tra le altre cose, ce lo ricordiamo che esistono ancora i libri?"

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza