
“’Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire a servizi indispensabili come la salute e la scuola’: con questa affermazione, decisamente forte, qualche anno fa l’allora ministro dell’Economia Padoa-Schioppa provava a spiegare la forza civica che risiede nel contribuire -pro quota - alla spesa pubblica. Si può discutere della ‘bellezza’ o meno delle tasse, certamente no della loro indispensabilità per la vita comune. Fra tutte, per, c’è almeno una tassa che paghiamo tutti, singoli cittadini e imprese, che è la più ingiusta, una tassa inutile e dannosa: mi riferisco al costo dell’energia nel nostro Paese. Una tassa sulle nostre produzioni che rappresenta un costo aggiuntivo, una zavorra che rischia di affossare la nostra capacità industriale”. Così, in una nota, il vicepresidente di Assogas-Federchimica, Dario Stefàno.
“L’Italia paga l’energia circa il quaranta per cento in più dei nostri principali competitor europei: il doppio della Francia, il 38% in più della Spagna e circa un terzo in più della Germania. Il nostro sistema produttivo, quindi, in ogni comparto e su tutto il territorio nazionale, deve fare i conti con un costo in più. Che non è più sostenibile. È lo stesso costo – spiega il vicepresidente – che sta compromettendo la produzione nell’automotive, ma che colpisce anche i settori meno industrializzati fino all’agroalimentare”. E nel prossimo futuro “la situazione non potrà che peggiorare. Infatti, i maggiori istituti di analisi, stimano che da qui al 2050 raddoppieranno i nostri consumi energetici: se oggi utilizziamo all’incirca 320 TeraWatt, arriveremo nel 2050 a consumarne 600 TW”, avverte.
“Basti dire che l’intelligenza artificiale e i big data necessitano per il loro funzionamento di una quantità di energia superiore di almeno dieci volte rispetto agli attuali motori di ricerca, tanto che per far fronte a queste necessità i maggiori player di IA, a partire da Google, stanno ricorrendo all’energia nucleare. Se questa è la posta in gioco, allora, non è comprensibile che l’abbattimento del costo dell’energia non divenga da subito una priorità politica, ma rimanga ancora confinato al dibattito accademico tra esperti del settore. Ormai sono tutti concordi nell’affermare che non c’è una soluzione unica - e non ci sarà da qui ai prossimi decenni - al fabbisogno energetico”.
Le rinnovabili, “per quanto sostenute dai contributi pubblici, arriveranno a soddisfare non più della metà del fabbisogno energetico; pertanto ad esse si dovrà aggiungere necessariamente - almeno nella fase di transizione - il gas naturale, e in prospettiva il nucleare di ultima generazione. Un mix energetico, insomma, che però per funzionare davvero deve fornirci energia pulita e a un costo competitivo”, continua Stefàno. E conclude: “La politica può fare molto. Può fare sul versante dei tempi e può fare per la riduzione della burocrazia per la realizzazione di nuovi impianti e più in generale per le nuove concessioni. Ma il compito principale che spetta al decisore politico è quello di porre al centro dell’agenda una nuova politica energetica che superi i retaggi ideologici del recente passato e dica chiaramente che la prima riforma di cui necessita il Paese è quella che garantisca all’Italia energia a un costo accettabile. Una responsabilità che non spetta solo all’esecutivo, ma alla politica nel suo complesso. Una responsabilità da cui neanche l’opposizione può sottrarsi”.