Dal Pandoro al Panmoro, passando per nuovi prodotti, nuove linee e l'apertura di negozi in Italia e all'estero. Il presidente del gruppo dolciario veronese ripercorre le tappe di una storia tutta made in Italy che oggi porta la tradizione italiana nel mondo.
Diventare azienda globale. Questo l'obiettivo di Michele Bauli presidente dell'omonimo gruppo dolciario che all'Adnkronos traccia la rotta per i prossimi anni, chiede a Governo ed Europa di intervenire per sostenere le aziende e invita le imprese a unirsi per fare rete di fronte alle nuove sfide dettate dalla geopolitica.
Il presidente Michele Bauli parla di ''un anno sostanzialmente positivo'', con fatturato in aumento, ma marginalità appesantite ''dagli aumenti delle materie prime'', nuove politiche commerciali, con ''l'apertura di negozi in Italia e all'estero'' e strategie per conquistare i mercati esteri, fronteggiando inflazione, tensioni geopolitiche e dazi Usa. Ma quello che serve ora sono ''soluzioni per il lungo periodo'', per questo l'appello all'Europa e al governo affinché si crei un ''ambiente più favorevole e competitivo per le aziende''.
Partita nel 1922 con una piccola pasticceria artigianale, l'azienda veronese ha attraversato un secolo passando dalle case degli italiani, dove il Pandoro ancora oggi accompagna le feste di Natale, ai mercati esteri, dove il gusto della tradizione italiana ha raggiunto Paesi come l'India e gli Stati Uniti. A raccontarlo è lo stesso Bauli: "Il bilancio si chiuderà a breve -premette- ma possiamo già dire che siamo sostanzialmente in linea con l'anno scorso, con un po' più di fatturato, ma con le marginalità che hanno risentito dell'andamento di alcune materie prime, nella fattispecie il burro e il cacao, che sono aumentati in maniera vertiginosa, influenzando la redditività dell'azienda".
Per far fronte a questa situazione, spiega il manager, "abbiamo in parte adeguato i prezzi dei nostri prodotti, in parte lavorato al lancio di nuovi prodotti, alla creazione di nuove linee e all'apertura di negozi in diverse città d'Italia e all'estero, che propongono prodotti freschi cotti al momento". Una formula che, assicura, finora ha dimostrato di incontrare l'interesse dei consumatori: "E' indubbio che questo sia un periodo complesso -dice Bauli-; negli ultimi quattro anni, dalla pandemia in poi, e con le guerre, a livello internazionale si sono rotti degli equilibri; l'approvvigionamento di materie prime, in molti casi, è stato complesso, pensiamo al gas. Alcune materie prime sono aumentate e, in un Paese come l'Italia dove i tassi di crescita e la capacità di adeguarsi a momenti complessi come questi sono parziali, il potere d'acquisto delle persone è risultato abbastanza compromesso".
Tuttavia "c'è una polarizzazione sempre più alta, che non è solamente italiana, ma è anche a livello mondiale, per cui il prodotto 'premium' di qualità più alta, funziona molto bene". Per questo, "stiamo cercando di fare molta innovazione e di offrire sempre più prodotti di questo tipo. E quando il consumatore decide di affrontare una spesa, preferisce orientarsi verso un prodotto di qualità, non buttando via i soldi". In questo senso, "noi abbiamo sempre cercato di dare qualità ai nostri prodotti, ma questo forse è il momento in cui è più importante farlo".
Attualmente l'azienda è presente anche sul mercato internazionale, anche se le esportazioni costituiscono una parte minore del business della società: "Facendo una battuta -dice il presidente Bauli- in Veneto, se esporti meno del 90% non sei nessuno. Una volta dicevamo di essere la vergogna del Triveneto perché esportiamo più o meno il 25% della produzione, ma del resto siamo sempre stati un'azienda stagionale, tradizionalmente legata al Natale. Ora, però, il gusto per la tradizione italiana, all'estero, sta crescendo sempre di più, tanto che negli ultimi anni abbiamo avviato una forte diversificazione dal Natale e dalla Pasqua: 15 anni fa sostanzialmente tutto il nostro fatturato veniva realizzato in occasione di queste due festività, mentre oggi in questi due momenti realizziamo meno della metà del nostro fatturato".
"I consumatori -evidenzia il presidente- mostrano sempre più l'interesse per i prodotti del brand". Pandori e brioche sono arrivati a latitudini impensate solo fino a qualche anno fa, basti pensare all'India e agli Stati Uniti che, specie dopo l'imposizione dei dazi da parte del presidente Trump, rappresentano ora un terreno di sfida non indifferente: "Con le nostre società siamo presenti in Francia, nell'Est Europeo. In alcuni Paesi, come in India, produciamo direttamente sul posto croissant, brioche e muffin. E questo non per sfruttare i minori costi di produzione, ma perché nel mondo dell'alimentare è necessario essere vicini al punto di consumo, non si può produrre una brioche in Italia e portarla fino in capo al mondo".
Gli Stati Uniti, poi, "per noi sono sempre stati un sogno, oltre che un mercato nel quale noi intendiamo crescere". Qui "siamo presenti con i prodotti che esportiamo dall'Italia, con il 'Minuto di Bauli', cioè il nostro nuovo prodotto e i negozi, il primo dei quali è stato aperto l'estate scorsa e, in ultimo, con un marchio di nostra proprietà, Olivieri, che offre prodotti di altissima qualità, che portiamo direttamente a casa delle persone perché il 'fatto in Italia' è sempre molto apprezzato e costituisce un valore aggiunto irrinunciabile".
In questo contesto, i dazi di Trump stanno però cominciando a far sentire il loro peso: "I dazi -dice all'Adnkronos Michele Bauli- hanno influito sulla nostra produzione e ora ci troviamo con costi aumentati del 15%. A questo si unisce fra l'altro la svalutazione del dollaro, per cui i nostri prodotti costano un 25% in più. E questo è oggettivamente un problema. Si tratta di un 25% che al momento stiamo cercando di condividere tra noi, i nostri distributori e in parte con i consumatori. Certo, siamo aiutati dal fatto che i nostri pandori e panettoni sono percepiti come prodotti di alta qualità dagli statunitensi e quindi riescono a pagare un prezzo 'premium', ma di sicuro nel lungo periodo bisognerà trovare delle soluzioni".
Molti imprenditori, per far fronte alla nuova disciplina commerciale, sostengono la necessità di aiuti da parte del governo e dell'Ue: "In fondo -osserva il manager- qui si tratta di rapporti di forza tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi nel mondo e non è semplice ingaggiare una lotta economica". In ogni caso, "io penso che, al di là del fatto che sia la Comunità europea che il governo italiano debbano fare di tutto per aiutare le aziende e l'economia in generale a far fronte ai dazi, questa sia anche l'occasione, da una parte, di unire le forze fra aziende, perché realtà come la nostra che magari sono importanti a livello nazionale, a livello internazionale sono molto piccole e riuscire ad avere un rapporto di cooperazione potrebbe aiutare".
Dall'altra parte, invece, "ritengo che sia l'Europa, sia il governo italiano, dovrebbero ripensare a come sostenere le aziende del proprio Paese. Perché italiani ed europei non sono meno capaci degli americani, ma le aziende americane operano in un ambiente più favorevole e competitivo. Si dice che gli Stati Uniti inventano i prodotti, i cinesi li copiano e gli europei normano; se smettessimo di normare e dessimo invece un po' più di capacità competitiva alle aziende, forse avremmo qualche difficoltà in meno. Ora -avverte- è arrivato il momento di ripensare alla competitività interna".
Bauli quest'anno compie 103 anni e lo sguardo continua ad essere rivolto al futuro: "Noi ci siamo sempre dati degli obiettivi: all'inizio eravamo dei pasticceri e il primo obiettivo era quello di trasformare la pasticceria in un'industria. Negli anni 60-70 siamo riusciti a portare i nostri processi a grande scala. Il secondo obiettivo era quello di diventare un'azienda famosa a livello nazionale e l'abbiamo fatto, facendo del Pandoro di Verona uno dei dolci della tradizione italiana. Altro obiettivo che ci siamo dati, negli anni 2000, era crescere e passare dall'azienda del Pandoro ad un'azienda che faceva anche altre cose: oggi più della metà del nostro fatturato viene da altri prodotti. Il prossimo obiettivo -conclude- sarà quello di diventare un'azienda globale, che vende i suoi prodotti in tutto il mondo. Perché noi italiani forse non ce ne rendiamo conto, ma la qualità dei nostri prodotti è sempre un gradino più in alto".