Da Prodi a Borghi i lingotti detenuti dall'istituto di via Nazionale sono finiti più volte nel mirino della politica con l'obiettivo, dichiarato e non, di utilizzarli per dare un aiuto ai conti pubblici
Il passaggio della proprietà delle riserve auree detenute della Banca d'Italia "allo Stato e al popolo italiano", come recita l'emendamento 1.1 alla legge di Bilancio 2026 proposto da Lucio Malan di Fratelli d'Italia, non è una novità. Anzi, è un tema ricorrente che almeno negli ultimi 20 anni è stato riproposto dalle forze politiche di ogni schieramento con l'obiettivo, a volte dichiarato e a volte no, di essere il preludio a una vendita per dare un 'aiutino' ai conti pubblici. Si parla, calcolando il valore attuale delle 2.450 tonnellate in lingotti e monete, di almeno 275 miliardi di euro, una cifra che rappresenta quasi un decimo del debito italiano.
Nel 2004, anche se in realtà non andava a toccare direttamente la proprietà di questo oro, spuntò la proposta del ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, di introdurre una 'gold tax' sulle plusvalenze maturate sul bene prezioso. Una norma che avrebbe interessato anche le riserve auree dell'istituto di via Nazionale e a dire no fu l'allora governatore Antonio Fazio. Nel 2007 ci pensò invece il governo Prodi, attraverso il ministro Padoa-Schioppa: nessuna tassazione questa volta, ma la vendita di una parte delle riserve auree con l'obiettivo di ridurre il debito pubblico dell'Italia. L'idea era quella di concordare con la Bce la cessione di questa parte di oro, ma da Francoforte arrivò un altro, secco no.
In tempi relativamente recenti, durante l'esecutivo gialloverde del 2018, l'esponente leghista Claudio Borghi sollevò la questione di definire a chi appartenesse l'oro della Banca d'Italia, avanzando una proposta di legge che attribuiva la proprietà allo Stato. Borghi spiegò in quell'occasione che non c'era interesse di vendere alcun lingotto, ma solo a chiarire in modo netto a chi appartenesse. Anche in questo caso il no arrivò dalla Banca centrale europea e la proposta si arenò.