
"Un mercato unico dei capitali a livello Ue - dice l'economista Marcello Messori all'adnkronos - è essenziale per poter intercettare i flussi finanziari che prima poco tempo fa andavano dall'Europa agli Stati Uniti"
Rendere l’Europa più forte e competitiva sul piano globale passa dalla creazione di un vero mercato unico dei capitali. È quanto ha ribadito oggi Enrico Letta, rilanciando la proposta di un’integrazione finanziaria europea che superi la frammentazione nazionale del risparmio e costruisca un’infrastruttura comune per investimenti e sviluppo. Un messaggio che arriva in un momento cruciale per l’economia mondiale, in cui – secondo l’economista dell’Istituto Universitario Europeo Marcello Messori – l’Europa potrebbe cogliere l’opportunità di attrarre capitali oggi in fuga dagli Stati Uniti. “Un mercato unico dei capitali a livello Ue - dice Messori all'adnkronos - è essenziale per poter intercettare i flussi finanziari che prima poco tempo fa andavano dall'Europa agli Stati Uniti e che adesso sono in cerca di una collocazione perché stanno perdendo fiducia nei confronti dell'amministrazione Trump. Perché mai un investitore dovrebbe passare da un mercato grande, liquido come quello statunitense a piccoli mercati locali come quelli europei? Va dall'altra parte, va a Londra oppure va in paesi asiatici”.
Messori, che preferisce parlare di “mercato dei capitali” più che di “mercato del risparmio”, rilancia: l’integrazione finanziaria europea potrebbe offrire vantaggi concreti alle imprese: “Avere un mercato finanziario unico e quindi una borsa europea, un mercato obbligazionario europeo in cui naturalmente potrebbero mantenersi i mercati nazionali, avvantaggerebbe enormemente le imprese perché avrebbero mercati più liquidi e quindi abbasserebbe in prospettiva i costi di finanziamento”. Non si tratta però di una soluzione automatica. “Non basta un mercato unico: è una condizione necessaria ma non sufficiente perché si sviluppino quegli intermediari finanziari che potrebbero trasformare l'utilizzo prudenziale della ricchezza finanziaria delle famiglie in strumenti di finanziamento per le imprese innovative”, spiega l'economista.
Messori fa notare come, attraverso strumenti come fondi pensione o assicurazioni sulla vita, anche piccoli risparmiatori potrebbero contribuire indirettamente al finanziamento di imprese dinamiche, a patto che esista un’infrastruttura finanziaria europea capace di convogliare efficacemente queste risorse. “Solo con intermediari finanziari solidi si può avere un mercato liquido, e solo con un mercato liquido si possono rafforzare gli intermediari stessi", dice. "Bisogna però iniziare a costruire questo ecosistema, altrimenti rischiamo di non disporre di risorse private da destinare agli investimenti innovativi, di non riuscire a intercettare i flussi finanziari in uscita dagli Stati Uniti e, infine, di non sviluppare adeguatamente gli intermediari non bancari”.
Sulla stessa linea anche Daniel Gros, economista della Bocconi, secondo cui l’integrazione del mercato deve accompagnarsi a una maggiore attenzione al capitale di rischio, in particolare per il sistema produttivo italiano. “Per me quello che conta non è tanto che il mercato sia unico, ma che il mercato del capitale di rischio cresca (più azioni, meno credito)", dice Gros all’Adnkronos. Il professore rimarca i benefici concreti per le imprese italiane, in particolare le più innovative e di medie dimensioni: “In un mercato più integrato dei capitali ci sarebbe anche più spazio per il capitale di rischio (per esempio anche più possibilità per le start up di fare un Ipo). Pertanto la questione non è se la borsa italiana ci perde, ma se l’economia italiana diventa più dinamica perché ci sono più fonti di finanziamento per le imprese italiane, soprattutto per quelle innovative e di medie dimensioni”, chiosa Gros. Insomma: il progetto di un mercato unico dei capitali si conferma così come uno snodo strategico per il futuro dell’Europa, soprattutto in tempi di protezionismo e guerre di dazi. (di Andrea Persili)