
Molti fondi però non possono ancora acquistare debito italiano a causa del rating. Il debito pubblico resta infatti oltre il 130% del Pil.
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si mantiene stabile sotto i 100 punti, ma è una situazione che potrà perdurare? "Non sarà facile scendere ancora, perché molto dipende dalle politiche accomodanti della Bce, e dalla domanda verso asset di rischio, tra cui i titoli periferici" dice all'Adnkronos Saverio Berlinzani, Chief Analyst di ActivTrades. Una discesa dello spread verso una quota tra i 70 e gli 80 punti base "implicherebbe un costo del debito, in termini di interessi da pagare, drasticamente più basso rispetto agli anni precedenti - spiega l'analista -. Il Tesoro potrebbe, di conseguenza, emettere titoli pagando rendimenti più bassi, con conseguenze positive sulle politiche economiche che potrebbero favorire la crescita e le imprese". Non dimentichiamo che il debito pubblico resta oltre il 130% del Pil con un rating che resta ancora basso: "Molti fondi non possono ancora acquistare debito italiano a causa del rating, e dal lato interno occorrerebbe una crescita sopra al 2% annuo, assai difficile da raggiungere" aggiunge.
Un differenziale stabile sotto i 100 punti base "avrebbe impatti significativi, specie su alcuni settori che ne trarrebbero benefici più immediati, quali quello bancario e finanziario che vedrebbero aumentare i volumi dei portafogli obbligazionari, ma anche sui cittadini, grazie al calo degli interessi sui mutui. E infine Il calo dello spread farebbe crescere la fiducia, sostenendo gli investimenti. L’inflazione in discesa ha causato il ribasso dei rendimenti tedeschi, che ha contribuito alla discesa dello spread, ma "ci sono questioni legate alla stabilità politica e alla coerenza fiscale del bilancio 2026 italiano, che rappresentano un banco di prova significativo. Possono anche verificarsi casi di riduzione ulteriore dello spread ma limitati, nel senso che occorrerebbero altre riduzioni dei tassi della Bce, le cui probabilità però sembrano in ribasso".
Occorrerebbe inoltre una risoluzione dei problemi legati agli shock geopolitici e alle questioni tariffarie che potrebbero generare tensione sui mercati e portare a un ritorno del risk off. Il ritorno del taglio dei tassi della Bce ha "favorito la disponibilità degli investitori di assumersi maggiori rischi in un contesto di risk on", favorendo "la domanda per i titoli periferici, percepiti come maggiormente redditizi". A questo si aggiunge l’allentamento delle tensioni tra Roma e Bruxelles, favorito da un approccio di riduzione della spesa pubblica che ha contribuito a un miglioramento dei rapporti. (di Marco Cherubini)