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Comunicato stampa

Monete virtuali nei videogiochi:Altroconsumo denuncia pratiche commerciali ingannevoli

27 settembre 2024 | 10.31
LETTURA: 2 minuti

Altroconsumo, insieme ad altre 22 associazioni del BEUC, ha segnalato le aziende oggetto dell’indagine alle autorità competenti chiedendo un’azione coordinata alla Commissione Europea.

27 settembre 2024 -Altroconsumo, insieme ad altre 22 associazioni del BEUC, ha analizzato diversi casi di utilizzo di monete virtuali nei videogiochi, ovvero valute premium acquistabili online con denaro reale e utilizzate per comprare contenuti digitali in-game, registrando la poca chiarezza che caratterizza questo sistema, esponendo i consumatori, soprattutto i minori, a pratiche commerciali ingannevoli.

Le valute premium, infatti, possono ridurre la percezione del costo reale delle stesse ("pain-of-paying") e spesso presentano tassi di conversione variabili, complicando il calcolo del loro valore. Inoltre, il sistema di acquisto a pacchetti costringe i consumatori ad acquistare continuamente nuove valute per utilizzare le somme residue, creando un circolo vizioso.

Oggi più della metà dei consumatori in Europa gioca ai videogiochi, e, tra questi, i soggetti maggiormente esposti al rischio sono i bambini, poiché l'84% di loro di età compresa tra 11 e 14 anni gioca regolarmente. Negli ultimi anni, inoltre, le aziende di videogiochi si sono evolute in modelli di business che si basano sugli acquisti in-game. Nel 2020, gli acquisti in-game hanno infatti generato oltre 50 miliardi di dollari USA a livello globale (circa 46 miliardi di euro), rappresentando quasi un quarto dei ricavi nel mercato dei videogiochi.

Altroconsumo, insieme ad altre 22 associazioni europee di consumatori, ha quindi constatato come i consumatori siano oggetto di diverse pratiche ingannevoli quando acquistano valute premium in-game nei videogiochi e come le aziende del settore non riescano a fornire loro (in particolare ai bambini) ambienti online sicuri e pienamente conformi alle norme UE per la tutela dei consumatori. L’Organizzazione ha quindi segnalato le aziende oggetto dell’analisi alle autorità competenti e si è rivolta alla Commissione Europea chiedendo che sia avviata un’azione coordinata per fermare le pratiche commerciali scorrette e garantire che i diritti dei consumatori siano pienamente rispettati.

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