Aerei e droni Russia, Tricarico: "Italia non può difendere intero territorio"

"Non abbiamo un sistema complessivo di protezione del territorio nazionale contro la minaccia aerea"

Aerei della Nato e il generale Tricarico
Aerei della Nato e il generale Tricarico
27 settembre 2025 | 14.22
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Non possiamo difenderci dalla minaccia aerea. Almeno, l'Italia non può farlo in maniera totale. Lo dice all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa, in una fase caratterizzata dagli sconfinamenti di aerei russi e droni. I velivoli sono stati segnalati sullo spazio aereo di paesi Nato, in particolare Polonia, Estonia e Finlandia. "Per essere chiari, e in questo caso bisogna esserlo, anche a rischio di far preoccupare la gente, non abbiamo un sistema complessivo di protezione del territorio nazionale contro la minaccia aerea, che sia portata con droni, missili, velivoli, elicotteri o qualunque altro aeromobile", dice Tricarico.

"Evidentemente, nel colpevole convincimento che non ci sarebbe stata una minaccia generalizzata, forte, del territorio nazionale, non si sono adottate quelle predisposizioni di difesa che oggi mancano. Questo è un fatto che deve stimolare un recupero dei decenni perduti senza pensare a una difesa più credibile del sistema nazionale e incamminarsi subito su un progetto che dovrà essere realizzato insieme ad altri partner", spiega.

"Questo non vuol dire che non siamo in grado di proteggere delle quote parti del territorio nazionale - precisa - siamo bravissimi e attrezzatissimi perché i grandi eventi li abbiamo inventati noi nel 2001 con il G7 di Genova. Da lì c'è stato un perfezionamento continuo, anche a livello internazionale e oggi siamo in grado di realizzare delle cupole blindate per parti del territorio ben identificate, non per tutto il territorio nazionale".

"Qui si sta pian piano facendo spazio l'idea che i velivoli russi o di qualsiasi altra nazione che penetrano lo spazio nazionale possano essere abbattuti: non si può fare, perché la difesa di questi territori è sotto comando Nato e solo la Nato può decidere di cambiare le regole di ingaggio, basate sul principio che fa più danno l'abbattimento di un velivolo che non il danno che può fare violando un territorio. E' il principio fondante delle regole al tempo di pace. Sono regole che i nostri F35 e tutti coloro che fanno difesa aerea rispettano rigorosamente. Per cambiarle ci vuole una concertazione e una decisione del Consiglio atlantico: nessun altro è autorizzato a variare unilateralmente queste regole. Se qualcuno lo volesse fare - conclude - credo che altrettanto unilateralmente l'Italia dovrebbe ritirare i propri contingenti dalla difesa del Fianco est della Nato".

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