
L'ambasciatore: 'operazione chirurgica per decapitare programma nucleare' e riportare Iran 'su posizioni negoziali accettabili'
L'attacco statunitense alle strutture nucleari iraniane "non segna la fine del conflitto" tra Iran e Israele, ma apre una fase cruciale che dipenderà molto dalla reazione di Teheran. Lo ha detto all'Adnkronos l'ambasciatore Giampiero Massolo, ex segretario generale della Farnesina, senior advisor dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e direttore dell'Osservatorio Rischio Geopolitico (Gro) della Luiss, avvertendo che "non siamo assolutamente al riparo" da un prolungamento del conflitto.
Massolo ha spiegato che la fine delle ostilità dipenderà da tre elementi chiave: "Se l'azione svolta finora basta a fermare la minaccia posta dallo sviluppo del programma nucleare iraniano, se questo è sufficiente per Israele e se la situazione spingerà l'Iran a rinunciare al programma per riprendere il negoziato e non esporsi a guai peggiori". "Bisognerà vedere ora come gli iraniani reagiranno", ha aggiunto l'ambasciatore.
L'operazione statunitense è stata "un attacco chirurgico teso a liquidare tre impianti di arricchimento dell'uranio, in particolare quello di Fordow, che rappresenta l'epicentro del programma nucleare di Teheran, e teso a favorire la decapitazione del programma nucleare iraniano", ha evidenziato Massolo. Gli americani hanno "chiarito bene" e "preventivamente" questi obiettivi, spiegando all'Iran che non puntano al cambio di regime, bensì a riportarlo "su posizioni negoziali accettabili", ossia la rinuncia al programma di arricchimento e l'eliminazione della minaccia per la stabilità del Medio Oriente che ne derivava.
Secondo l'ex segretario generale della Farnesina, gli Stati Uniti hanno deciso di agire per completare quella che era una "capacità insufficiente degli israeliani" di portare a termine i loro obiettivi, nel momento in cui il premier Benjamin Netanyahu aveva minacciato di procedere anche da solo, il che "avrebbe potuto significare un prolungamento del conflitto". Massolo ha però evidenziato come non esista "una soluzione solo militare al programma militare iraniano", ricordando che l'Iran "può reagire attraverso organizzazioni jihadiste, minacce cibernetiche e altre azioni asimmetriche".
Al momento gli iraniani "stanno reagendo nei confronti di Israele" e sono "finora attenti a non toccare interessi americani - ha osservato Massolo - vale a dire né le basi nella regione né dare seguito finora a quello che è una decisione del Parlamento iraniano di chiusura dello stretto di Hormuz che però deve essere formalmente assunta e vedremo se lo sarà dal Supremo Consiglio di Sicurezza Nazionale". L'impressione è che "gli iraniani non si vogliano esporre a un'ulteriore contro-reazione americana, che a quel punto sarebbe non più probabilmente chirurgica, ma più estesa", ragiona ancora l'ambasciatore.
"Vedremo dunque se l'azione compiuta dagli americani e le precedenti operazioni israeliane saranno state sufficienti per l'interruzione del programma nucleare, se l'Iran intenderà solo reagire o anche negoziare, e se questo basterà a Israele per fermarsi", ha concluso Massolo, sottolineando come la cessazione del conflitto dipenda dalla convergenza di questi tre fattori critici.