Dalla Resistenza al killer di Kirk, come 'Bella Ciao' ha fatto il giro del mondo

Tradotta in tantissime lingue è diventata inno di manifestazioni ma l'esplosione globale è arrivata nel 2017 con la serie 'La Casa di Carta'

Dalla Resistenza al killer di Kirk, come 'Bella Ciao' ha fatto il giro del mondo
12 settembre 2025 | 18.39
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Nata nelle trincee della Resistenza italiana durante la Seconda guerra mondiale, "Bella Ciao" è molto più di una canzone. È un simbolo, una bandiera, un’eco persistente di lotte per la libertà che, nel corso dei decenni, ha attraversato frontiere, ideologie e contesti. Da canto dei partigiani italiani a colonna sonora di movimenti internazionali, il brano ha assunto significati sempre nuovi, diventando allo stesso tempo patrimonio collettivo e oggetto di contesa.

A ricordare la potenza - e l'ambiguità - di questo simbolo da tempo internazionale è ora un episodio inquietante: negli Stati Uniti, durante le indagini sull'attentato che ha causato la morte dell'attivista conservatore Charlie Kirk in un campus universitario dello Utah, le autorità hanno rinvenuto un ordigno inesploso con incisa la scritta: "Oh bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao". A rivelarlo è stato il governatore Spencer Cox, parlando di "un chiaro messaggio ideologico mascherato da riferimento culturale".

Composta in epoca imprecisata ma resa celebre dai partigiani italiani, "Bella Ciao" è diventata il simbolo della lotta contro il fascismo e dell’ideale antifascista nel dopoguerra. Ma la sua fortuna non si è fermata ai confini italiani: la canzone è stata tradotta in decine di lingue, cantata in manifestazioni in tutto il mondo, da Plaza de Mayo a Buenos Aires a Hong Kong, da Parigi ad Atene. La canzone è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, dove è stata portata da militanti italiani. Ad esempio è cantata, in lingua spagnola, da molte comunità zapatiste in Chiapas. A Cuba è cantata mettendo la parola guerrillero al posto della parola "partigiano". È conosciuta e tradotta anche in cinese. Nel 2012 il cantautore franco-spagnolo Manu Chao ha proposto un'interpretazione personale di "Bella ciao".

La vera esplosione globale è arrivata nel 2017, quando la serie spagnola "La Casa di Carta" (Netflix) ha inserito "Bella Ciao" in momenti chiave della narrazione. Nella storia, i rapinatori la cantano come inno di resistenza contro il sistema finanziario e lo Stato. Da allora, il brano è diventato virale: remixato, ballato, condiviso in tutto il mondo.

Per una nuova generazione cresciuta con gli algoritmi e le piattaforme digitali, "Bella Ciao" è spesso conosciuta più come colonna sonora di una serie che come canto della Resistenza. Questo ha contribuito a distanziarla dal suo significato storico originale, ma l'ha resa anche un potente contenitore simbolico, pronto ad essere riempito da chiunque, per fini artistici, politici o ideologici.

Negli anni, il brano della Resistenza si è trasformato in una sorta di "lingua franca" della protesta a tutte le latitudini. La sua struttura semplice, il testo evocativo e la melodia orecchiabile hanno contribuito alla sua universalità. Ma proprio questa diffusione ha anche aperto la porta a reinterpretazioni, appropriazioni, e talvolta stravolgimenti.

Le prime incisioni della versione partigiana risalgono agli anni Sessanta, grazie al Nuovo Canzoniere Italiano con le voci di Sandra Mantovani e Fausto Amodei. A portarla oltre confine, in Francia, fu Yves Montand, figlio di emigrati toscani, che la fece conoscere al pubblico internazionale. In Italia apparve per la prima volta in tv nel 1963, nella trasmissione "Canzoniere minimo", cantata da Giorgio Gaber, Maria Monti e Margot (senza però l’ultima strofa, quella che celebra il sacrificio per la libertà). La registrazione discografica di Gaber arriverà solo due anni dopo, nel 1965.

Nello stesso anno anche I Gufi la inserirono nel loro album "I Gufi cantano due secoli di Resistenza", mentre nel 1972 fu un vero partigiano, Paolo Castagnino detto "Saetta", a reinterpretarla con il suo Gruppo Folk Italiano, accompagnandola con racconti e note storiche. Castagnino, comandante della Brigata Garibaldina "Longhi" e decorato al valor militare, diede così una testimonianza diretta dell’intima connessione tra il canto e la memoria della lotta.

Da quel momento in poi, "Bella Ciao" ha continuato a comparire in contesti sempre più ampi e variegati. Nel 2002 il giornalista Michele Santoro la cantò in diretta su Rai 2 all'inizio di una puntata speciale di "Sciuscià", in aperta polemica con il cosiddetto "editto bulgaro" di Silvio Berlusconi. Qualche anno dopo, nel 2004, i Modena City Ramblers la riproposero sul palco del Concerto del Primo Maggio, in una vibrante versione combat folk. Il gruppo l'ha reinterpretata più volte, fino a portarla nel cuore della politica europea: nel 2015, la loro versione venne scelta per chiudere la campagna elettorale del partito greco Syriza.

Anche la Banda Bassotti, storica formazione ska, ha fatto della canzone un cavallo di battaglia, con un’energia ritmica più aggressiva e militante. Il musicista bosniaco Goran Bregović, invece, l'ha riletto in chiave balcanica, rendendola parte integrante del suo repertorio live. Dal 1980 Enrico Capuano la suona regolarmente in chiave folk rock, portandola persino nei tour negli Stati Uniti e in Canada.

Non sono mancati momenti di forte impatto simbolico. Ai funerali del regista Mario Monicelli, nel 2010, la banda del quartiere romano del Pigneto la suonò tra gli applausi della folla. Tre anni dopo, durante le esequie di don Andrea Gallo, sacerdote genovese di frontiera, il canto risuonò dentro e fuori la chiesa, interrompendo persino l’omelia dell’arcivescovo Angelo Bagnasco. A dimostrazione che "Bella Ciao" è molto più di una melodia: è una dichiarazione di valori.

Ma è a livello internazionale che il brano ha conosciuto la sua massima espansione. Nel 2012 il candidato socialista alle presidenziali francesi François Hollande lo intonò al termine di un suo comizio elettorale, accolto dagli applausi. Quello stesso anno, il regista belga Nic Balthazar lo adattò per una campagna ambientalista ("Sing for the Climate"), trasformandolo in "Do it Now", una versione corale che fu persino proiettata alla conferenza Onu sul clima di Doha.

Nel 2013, durante le proteste di Gezi Park a Istanbul, "Bella Ciao" venne intonata da migliaia di manifestanti in piazza Taksim. A Parigi, fu cantata durante le commemorazioni per le vittime della strage di "Charlie Hebdo", mentre in Medio Oriente è stata adottata dai combattenti curdi nella guerra siriana. La canzone è risuonata anche durante la rivoluzione sudanese del 2018-2019, e nei cortei catalani per 'indipendenza, all’aeroporto di Barcellona.

Nel 2019 è diventata la colonna sonora della rivolta popolare in Cile contro il presidente Piñera, ed è tornata nelle piazze italiane con il Movimento delle Sardine. Paolo Gentiloni, da poco nominato Commissario europeo, la intonò a Strasburgo con i colleghi socialisti. Intanto, milioni di persone la riscoprivano grazie alla serie spagnola "La Casa di Carta", dove è diventata un vero e proprio tormentone globale, trasformandosi da canto partigiano a inno pop della ribellione.

Anche nella tragedia della guerra in Ucraina, "Bella Ciao" ha fatto sentire la sua voce: una versione in lingua ucraina è stata cantata da alcuni soldati come simbolo di resistenza contro l'invasione russa. E quando, nel 2022, la morte di Mahsa Amini in Iran scatenò le proteste contro il regime, la canzone ricomparve, questa volta tradotta in persiano, per dare voce alla rabbia e al desiderio di libertà. Non sono mancate, naturalmente, le polemiche. Nel 2011 Gianni Morandi propose di cantarla al Festival di Sanremo accanto a "Giovinezza", l’inno fascista. L'idea fu bloccata dal consiglio d'amministrazione della Rai, ma l’episodio scatenò un acceso dibattito. Più di recente, nel 2022, Laura Pausini si rifiutò di cantarla durante un programma televisivo in Spagna, definendola "troppo politica", attirandosi critiche e difese. (di Paolo Martini)

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