
Netanyahu ammette: "C'è stata una momentanea perdita di controllo"
Migliaia di palestinesi hanno preso d'assalto uno dei centri per la distribuzione di aiuti, gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, e operativo nella zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha confermato un giornalista dell'Afp, mentre in precedenza il Times of Israel citava video che circolavano online e che mostravano numerosi palestinesi 'assaltare' uno dei centri.
La Ghf in una nota è sembrata voler ridimensionare l'accaduto dopo che i contractor americani, che si occupano della sicurezza, si sono ritirati per consentire a "un piccolo numero" di persone di prendere cibo. "Le necessità sul campo sono enormi - hanno spiegato -. Prima dei fatti odierni, la Ghf, secondo cui ora la situazione è tornata alla normalità, aveva annunciato la distribuzione di circa "8mila box di cibo". In un'altra dichiarazione, l'ufficio stampa del governo di Hamas ha affermato che "migliaia di persone affamate si sono riversate in queste zone in una scena tragica e dolorosa".
Benjamin Netanyahu ha ammesso che c'è stata "una perdita di controllo momentanea" della situazione quando folle di palestinesi si sono precipitati verso il nuovo centro per gli aiuti a Gaza. "Abbiamo elaborato un piano con i nostri amici americani per avere dei siti di distribuzione controllati in cui una società americana avrebbe distribuito il cibo alle famiglie palestinesi... C'è stata una momentanea perdita di controllo. Fortunatamente, abbiamo riportato tutto sotto controllo”, ha dichiarato il premier israeliano, mentre un alto ufficiale ha detto all'Afp che "la distribuzione odierna di aiuti da parte di fornitori americani è stata un successo".
Gli inviati speciali di Donald Trump, Steve Witkoff e Adam Boehler, hanno detto ai parenti degli ostaggi israeliani a Gaza che gli Stati Uniti non hanno ricevuto al momento una risposta di Hamas relativamente a quello che hanno definito "l'unico piano di cessate il fuoco sul tavolo". A scriverne è 'Haaretz', all'indomani di una serie di annunci e smentite su presunte intese. Gli sforzi volti ad individuare una soluzione vanno avanti, hanno ancora detto i due inviati, chiedendo alle famiglie di non commentare le notizie relative ad accordi o alla mancanza di intese sul rilascio degli ostaggi.
L'inviato statunitense ha proseguito affermando che "Israele accetterà un cessate il fuoco temporaneo che comporterebbe il ritorno della metà degli ostaggi vivi e deceduti e porterebbe a negoziati sostanziali per trovare un percorso verso un cessate il fuoco permanente, che ho accettato di presiedere". "Quell'accordo è sul tavolo. Hamas dovrebbe accettarlo", ha detto Witkoff.
Nel frattempo Hamas, in una dichiarazione, fa appello alla comunità internazionale per fermare la guerra, mentre raggiunge il traguardo dei 600 giorni. Nel suo comunicato, l'organizzazione islamista invita le organizzazioni e le istituzioni di tutto il mondo a “intensificare tutte le forme di azione globale, nelle città e nelle piazze di tutto il mondo, contro l’aggressione, lo sterminio e la fame contro il nostro popolo”. "Che i prossimi giorni siano giorni di rabbia globale - aggiunge Hamas - caratterizzati da manifestazioni, marce e sit-in di massa nelle città e nelle piazze di tutto il mondo".
Intanto si contano più di 54.000 morti nella Striscia da quando sono iniziate le operazioni militari israeliane. E' la denuncia del ministero della Salute di Gaza, che condanna poi la distribuzione degli aiuti nella Striscia attraverso il nuovo meccanismo entrato in vigore oggi. "Il tentativo dell'occupazione di aggirare la distribuzione degli aiuti attraverso un nuovo meccanismo fallirà. L'occupazione utilizza gli aiuti per scopi di sicurezza e intelligence. Invitiamo il nostro popolo ad agire responsabilmente in queste difficili circostanze", ha dichiarato. A Gaza, ha riferito l'Idf, sono stati istituiti quattro centri di distribuzione degli aiuti gestiti da organizzazioni umanitarie internazionali.
"Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi non ha nulla a che fare con il rispetto dei principi fondamentali dell'umanità. Non ci sono altre parole per descrivere ciò che sta accadendo",ha affermato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, riferendosi alle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza. In un'intervista alla radio austriaca, Turk ha precisato che queste azioni non sono più coperte dal principio di autodifesa previsto dal diritto internazionale. Il funzionario austriaco ha anche auspicato che i Paesi amici di Israele esercitino una forte pressione diplomatica sul governo di Tel Aviv affinché fermi gli attacchi a Gaza.
Una nuova offensiva militare israeliana ha costretto allo sfollamento, in 10 giorni e fino al 25 maggio, quasi 180.000 persone, ha dichiarato l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell'Onu che, a nome del Global Camp Coordination and Camp Management Cluster, ha espresso profondo allarme e denunciato gli attacchi diretti ai rifugi, sempre più all'ordine del giorno.
La nomina del nuovo capo dello Shin Bet da parte di Benjamin Netanyahu è "illegittima e illegale". Lo ha scritto la procura israeliana in una lettera al primo ministro israeliano. "La decisione nei confronti del maggiore generale Zini, presa in una situazione di conflitto di interessi e in contraddizione con le conclusioni della sentenza nonché con le direttive legali in vigore, è illegittima e illegale", ha dichiarato il procuratore Gali Baharav-Miara.
Dopo il direttore esecutivo, Jake Wood, anche il capo delle operazioni, David Burke, lascia Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la fondazione istituita nei mesi scorsi in Svizzera per gestire il controverso piano di aiuti Usa a Gaza. Lo riporta il Washington Post, sottolineando che al momento la notizia arriva da fonti informate, senza dichiarazioni di Burke.
Wood, un ex marine, invece domenica notte, alla vigilia dell'annunciato delle operazioni di distribuzione a Gaza, aveva comunicato le sue dimissioni con una dichiarazione in cui ha definito il piano Usa, sostenuto da Israele, non rispettoso dei "principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza".
Nonostante queste defezioni, Ghf ha annunciato ieri di aver iniziato le sue operazioni "consegnando camion carichi di cibo nei siti di distribuzione sicuri, dove è iniziata la distribuzione alla popolazione di Gaza". In particolare sono stati recapitati gli aiuti al Secure Distribution Site One, nei pressi del corridoio di Philadelphi Corridor lungo il confine tra Gaza e Egitto, con la scorta di contractor armati delle società di sicurezza americane.
John Acree, ex funzionario Usaid, è stato nominato direttore esecutivo ad interim di Ghf, una nonprofit registrata in Svizzera e Delaware e sostenuta da Usa e Israele, che usa contractor privati armati per proteggere i corridoi di sicurezza, decisi dagli israeliani, e gli hub per la distribuzione, dove viene consegnato una volta a settimana il cibo alla famiglie che si devono spostare per raggiungere i centri di distribuzione e vengono controllate prima della consegna.
Il sistema è stato duramente criticato dall'Onu, che si è rifiutata di parteciparvi, denunciando la militarizzazione degli aiuti umanitari, e quella che appare come una copertura di un piano di trasferimento forzato dei palestinesi che verrebbero costretti a spingersi verso il sud della Striscia, dove si prevede che vengano istituiti la maggior parte dei centri di distribuzione.
Due missili lanciati dallo Yemen sono stati intercettati dalle difese aeree israeliane alle prime ore di oggi, a poche ore di distanza l'uno dall'altro. A darne notizia è il Times of Israel, citando le Idf. Il primo missile ha fatto scattare le sirene dell'allarme aereo in Cisgiordania, per il secondo non è risuonato alcun allarme perché nessun centro abitato è risultato a rischio.