Iran-Israele, Stefanini: ''C'è un patto leonino Trump-Putin, Mosca ci guadagna con gli Usa e su Kiev''

L'ex ambasciatore alla Nato e senior advisor dell'Ispi si dice scettico su un salvacondotto in Russia per Khamenei e parla di due le opzioni per Trump, usare la diplomazia muscolare o l'intervento militare a fianco di Netanyahu.

Iran-Israele, Stefanini: ''C'è un patto leonino Trump-Putin, Mosca ci guadagna con gli Usa e su Kiev''
17 giugno 2025 | 14.44
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''La Russia sta alla finestra'' e ci guadagna dalla guerra in corso tra Iran e Israele con ''un ruolo più da spettatore che da attore in questa fase'', con ''manifestazioni verbali di solidarietà a Teheran'', magari senza dover neanche offrire davvero un salvacondotto ad Ali Khamenei, ''perché per la Guida Suprema significherebbe ammettere la sconfitta e la fine del regime degli Ayatollah''. Lo spiega all'Adnkronos Stefano Stefanini, senior advisor dell'Ispi ed ex ambasciatore alla Nato, dicendo che ''c'è nell'aria un patto leonino'' tra il presidente americano e il leader del Cremlino, che prevede che ''Trump giri la testa dall'altra parte sull'Ucraina e Putin faccia lo stesso sull'Iran''. Con il risultato di un ulteriore sviluppo favorevole dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, ''già migliorati con la prima telefonata di Trump a Putin e proseguiti con le numerose dichiarazioni favorevoli a fronte di sporadiche lamentele''.

Stefanini spiega dunque che ''dalla guerra tra Iran e Israele la Russia ha poco da perdere. Teheran continuerà ad avere bisogno della Russia, che non vuole un Iran umiliato, ma nemmeno dotato della bomba atomica'' e Mosca ''ha da guadagnarci nel rapporto con gli Stati Uniti e nell'allentamento del sostegno americano all'Ucraina, che era già in atto e che ora ha una ragione in più per avvenire''. Inoltre, nota Stefanini, al presidente russo ''non è certo sfuggito che Trump abbia sostenuto che Putin andava nuovamente invitato al G7'' e ''assiste con piacere'' al presidente americano che ''lascia il G7 proprio quando si doveva discutere di nuove sanzioni alla Russia, nei confronti delle quali Trump si è già detto contrario''.

Riguardo all'ipotesi di un salvacondotto per Khamenei in Russia, Stefanini si dice ''molto scettico''. Perché è vero che ''la Russia offrirebbe un salvacondotto alla Guida suprema se fosse costretta a fuggire dall'Iran'', ma ''per Khamenei chiederlo sarebbe riconoscere la sconfitta e la fine del regime degli Ayatollah''. Stefanini nota che ''questa notizia è stata messa in giro da mezzi di informazione legati all'opposizione iraniana''. Opposizione che, spiega, ''in questo momento è silente perché non può fare il tifo per Israele, visto che il loro Paese è sotto aggressione e ci sono iraniani che muoiono sotto le bombe israeliane''. Ma ''allo stesso tempo, se questa guerra darà agli oppositori l'opportunità di alzare la testa e far cadere il regime, saranno pronti ad approfittarne''.

Insomma, prosegue Stefanini, ''anche gli oppositori iraniani più accesi contro il regime degli Ayatollah si sentono colpiti dall'aggressione e devono barcamenarsi tra questa Scilla e Cariddi. Non devono perdere l'occasione, se si presenta, e non devono apparire come amici di chi bombarda l'Iran''.

Sull'ipotesi di un ruolo di mediazione della Russia per la fine della guerra tra Iran e Israele, Stefanini spiega che ''sicuramente Mosca è pronta a mediare, ma una vera offerta non c'è''. Perché, nota, ''qualsiasi offerta di mediazione deve essere in grado di mettere sul piatto della bilancia la fine dell'attacco israeliano e questo la Russia non può farlo''. Anche perché, ''se Netanyahu ha detto di no a Trump quando lui gli ha chiesto di aspettare ad attaccare, perché mai dovrebbe farlo se glielo chiede la Russia?''.

Due sono invece le possibilità che ha ora Trump. ''Provare a riaprire il negoziato, cercando di offrire agli iraniani la fine degli attacchi israeliani. Ma lo può fare solo se l'Iran accetta di mettere fine senza se e senza ma al suo programma nucleare'', spiega Stefanini parlando di ''una via che prevede una diplomazia molto muscolare, quella del 'prendere o lasciare' che piace a Trump''. C'è poi una seconda opzione, ''che vorrebbe Netanyahu'' e che prevede che ''gli Stati Uniti si uniscano a Israele per dare il colpo decisivo alle capacità nucleari iraniane e che solo le bombe bunker americane avrebbero capacità di fare''. Per Stefanini ''il primo approccio non esclude il secondo, quello che accadrà lo vedremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni, si deciderà a breve''. Con la consapevolezza che ''Israele ha il controllo dello spazio aereo iraniano, ma non la capacità militare di dare il colpo decisivo al programma nucleare di Teheran'', conclude Stefanini

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