
Prina Cerai (Ispi): "Pechino vuole controllarne la proliferazione, è un elemento di pressione politica sugli altri Paesi". Impatti su 28 miliardi cinesi in Ue
La Cina ha aggiornato il proprio catalogo delle tecnologie soggette al proprio regime di controllo delle esportazioni, inserendo anche tecnologie e metodi per la preparazione di componenti essenzali delle batterie per auto elettriche. Lo ha annunciato il ministero del Commercio (MofCom), secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa cinese Xinhua. Un portavoce ha spiegato lo scopo è quello di "preservare la sicurezza economica nazionale e gli interessi dello sviluppo, promuovendo allo stesso tempo la cooperazione economica e tecnologica internazionale".
L'inclusione comprende tecnologie e materiali relative al litio-ferro-fosfato, soluzione chimica utilizzata per produrre batterie economiche per auto elettriche. Da oggi è necessario richiedere una licenze di esportazione perché tali materiali "sono sempre più utilizzati in settori sensibili, e la loro inclusione aiuta a bilanciare meglio le esigenze di sviluppo e sicurezza", ha detto il portavoce del MofCom. Sono anche stati imposti controlli su tecniche come la produzione di carbonato di litio e adeguati i requisiti per l’estrazione del gallio, rileva Xinhua, riferendosi ad altri due materiali fondamentali nella catena del valore delle auto elettriche e dell'equipaggiamento militare.
La decisione segnala che Pechino "vuole controllare la proliferazione di questi asset al di fuori della Cina e aggiungere un elemento di pressione politica verso i Paesi destinatari degli investimenti", spiega all'Adnkronos Alberto Prina Cerai, ricercatore in geoeconomia dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). La mossa "si inserisce in una strategia di crescente presidio delle filiere strategiche, quelle in cui Pechino gode di un vantaggio tecnologico rispetto alle industrie occidentali".
"Dopo terre rare e magneti, ora anche tecnologie abilitanti per la produzione di materiali critici (come i catodi Lfp, su cui la Cina controlla il 90% della capacità mondiale) e batterie avanzate rientrano nel catalogo delle possibili restrizioni. Qualsiasi nuova negoziazione tra industrie cinesi e straniere che ne prevedano l'impiego o export dovrà attende il rilascio della licenza", sottolinea l'esperto, avvertendo che il tempismo "non deve ingannare: i dazi c'entrano poco, è in corso una battaglia per il controllo della tecnologia del futuro".
Conseguenze? "Al momento, soprattutto per l'Ue, dove gli investimenti esteri cinesi lungo la filiera hanno raggiunto circa 28 miliardi di euro agli inizi del 2025", evidenzia Prina Cerai. Un esempio è il progetto in joint venture tra l'automaker Stellantis e il titano cinese delle batterie Catl per la costruzione di una gigafactory per batterie Lfp, ideali per la costruzione di veicoli elettrici a costi contenuti, in Spagna. "Da capire se e come gli impianti e gli accordi esistenti dovranno essere rivisti", conclude l'esperto Ispi.