Raid israeliano su Doha, media: Trump "teme che Netanyahu possa sabotare trattative"

Secondo Axios, il presidente Usa vedrà primo ministro di Doha oggi a New York. L'incontro tuttavia non figura nell'agenda del tycoon

Donald Trump - Afp
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12 settembre 2025 | 07.49
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Dopo il raid aereo condotto martedì scorso da Israele contro la leadership di Hamas riunita a Doha, e in seguito alla telefonata definita "di fuoco" con il premier Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vedrà oggi il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, a New York per discutere dell'attacco. A riferirlo è Axios, citando due fonti informate sull'incontro che, tuttavia, non figura nell'agenda di Trump diffusa dalla Casa Bianca.

Al-Thani, precisa il sito di informazione americano, prima vedrà a Washington il segretario di Stato, Marco Rubio, e possibilmente anche il vice presidente, Jd Vance. All'incontro con Trump ci sarà anche l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff.

"Trump teme che Netanyahu possa sabotare trattative"

Cresce intanto la frustrazione del presidente degli Stati Uniti e del suo staff nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, rivela Politico, citando fonti vicine al team di sicurezza nazionale della Casa Bianca.

Doha è il principale mediatore nei colloqui tra Israele e Hamas e alla Casa Bianca temono che l'azione militare israeliana possa avere l'effetto di sabotare le trattative. "Ogni volta che si fanno progressi, sembra che (Netanyahu, ndr) bombardi qualcuno", ha dichiarato una fonte a Politico.

Non è chiaro se Stati Uniti o Qatar abbiano ricevuto un preavviso adeguato del raid. Un funzionario della Difesa statunitense ha definito "del tutto insufficiente" l'avviso inviato da Israele. La telefonata successiva tra Trump e Netanyahu sarebbe stata "accesa", secondo le fonti.

"Prima del raid campagna diplomatica di Netanyahu contro Qatar"

Prima dell'attacco israeliano che ha preso di mira i vertici di Hamas a Doha, Netanyahu stava portando avanti "un'intensa campagna diplomatica in Occidente, con particolare attenzione agli Stati Uniti, per screditare il Qatar". A rivelarlo sono fonti politiche di Tel Aviv al quotidiano panarabo saudita Asharq Al-Awsat, secondo le quali l'obiettivo era "preparare il terreno ad un'operazione su vasta scala" contro il piccolo ma ricchissimo emirato, "dipinto persino come parte integrante dell'asse iraniano".

Un esperto di strategia di alto profilo - ha scritto il quotidiano di proprietà saudita - ha spiegato che "questa campagna, avviata settimane prima dell'attacco, mirava a plasmare l'opinione pubblica occidentale".

Il quotidiano cita anche un documento riservato, redatto da esperti vicini ai conservatori israeliani a questo scopo, in cui si afferma che "gli Usa si trovano coinvolti in una nuova battaglia globale, non una guerra convenzionale fatta di carri armati e trincee, ma un conflitto per il controllo delle idee e dell'influenza. A opporsi è un blocco coordinato di cinque regimi autoritari: Russia, Cina, Corea del Nord, Iran e Qatar".

Il documento prosegue: "Questi Stati, consapevolmente o meno, uniscono le loro forze, per destabilizzare l'ordine democratico liberale che gli Stati Uniti hanno costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale. È un conflitto diverso da quelli del Novecento, non basato su alleanze formali, ma su un'azione sincronizzata e complessa. Gli strumenti includono l'economia globale, i social media, le tecnologie avanzate, le catene di approvvigionamento e strategie psicologiche, cognitive e politiche di enorme impatto".

Il documento delinea due assi contrapposti agli Stati Uniti: "Il primo, autoritario e razionale, è guidato da Cina e Russia, in lotta per risorse, tecnologia e influenza globale. La Cina promuove un capitalismo autoritario sotto il controllo statale, infiltrandosi nei mercati occidentali e acquisendo infrastrutture strategiche. La Russia, invece, conduce una guerra ibrida per indebolire la Nato per minare la fiducia americana. La Corea del Nord si inserisce come alleato strategico di Mosca e agente di Pechino".

Il secondo asse, definito "islamico radicale" e guidato da Iran e Qatar, è descritto dal documento come una sfida complessa: "L'Iran agisce apertamente, spinto da una visione sciita radicale che promuove la sharia come valore universale. Il Qatar, Stato sunnita che ospita e sostiene i Fratelli Musulmani, adotta un approccio più subdolo, finanziando e promuovendo un'insurrezione ideologica globale contro i valori americani, manipolando istituzioni della società civile, università e media del mondo libero".

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