
Il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa accusa Tel Aviv di voler "escalation su larga scala"
Raid di Israele contro siti militari nella regione siriana di Latakia oggi, giovedì 17 luglio. Lo rende noto al-Jazeera. E' invece di almeno 350 morti il bilancio complessivo dei morti degli scontri scoppiati ad Sweida, in un primo momento fra la comunità locale dei drusi, che in questa località del sud della Siria sono la maggioranza, e gruppi di beduini, in seguito anche per l'intervento delle forze militari di Damasco e di raid dell'Idf, è di 350 morti.
Lo segnala l'Osservatorio siriano per i diritti umani basato a Londra, precisando che tra le vittime ci sono, 79 combattenti drusi, 55 civili (27 dei quali uccisi "in esecuzioni sommarie a opera delle forze dei ministeri della Difesa e degli Interni di Damasco"), 189 elementi delle forze di sicurezza, 19 beduini e il giornalista Hassan al-Zaabi.
Il Presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa ha accusato Israele di aver innescato "significative complicazioni della situazione che ha portato al livello di una escalation su vasta scala. Solo grazie all'intervento efficace di una mediazione americana. araba e turca la regione è stata salvata da un destino ignoto". "Non siamo fra coloro che temono la guerra. Abbiamo trascorso le nostre vite affrontando sfide e difendendo la nostra gente, ma abbiamo anteposto gli interessi dei siriani al caos e alla distruzione", ha sottolineato, precisando che Israele "ha lanciato raid su larga scala contro siti del governo e civili".
In un discorso trasmesso dalla televisione, il suo primo intervento dall'inizio dei pesanti raid dell'Idf su Damasco, il leader siriano, come già aveva fatto il giorno precedente il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha assicurato che proteggere la comunità drusa e i suoi diritti "è la nostra priorità". "Rifiutiamo ogni tentativo di trascinarvi nelle mani di parti esterne", ha aggiunto rivolgendosi direttamente ai drusi.