Siria, Landis: "Al-Sharaa negli Usa per revoca sanzioni e protezione da Israele"

Il direttore del Center for Middle East Studies, "Trump ha cambiato linea, ora gli Usa cercano stabilità a Damasco"

Siria, Landis:
09 novembre 2025 | 15.45
LETTURA: 3 minuti

Ahmed al-Sharaa si recherà domani alla Casa Bianca con due obiettivi chiari: ottenere la revoca delle sanzioni e assicurarsi la protezione americana da Israele. È quanto sostiene in un'intervista all'Adnkronos Joshua Landis, direttore del Center for Middle East Studies dell'Università dell'Oklahoma, analizzando le ragioni e le implicazioni politiche della prima visita di un leader siriano a Washington dal 1946.

"Penso che ci siano due obiettivi principali. Il più importante è quello di ottenere la revoca delle sanzioni - spiega Landis - Il Senato Usa ha già approvato una legge in tal senso, ma alla Camera resta una certa resistenza, principalmente a causa dei suoi precedenti massacri degli alawiti e del suo generale disprezzo per le minoranze. C'è una certa riluttanza a concedergli il perdono completo o a rinunciare a ogni leva".

La visita di al-Sharaa arriva dopo mesi di segnali distensivi tra Washington e Damasco: la rimozione del nome del leader siriano e di altri funzionari del governo dalla lista dei "terroristi globali", la revoca della designazione di Hayat Tahrir al-Sham come "organizzazione terroristica straniera" e l'apertura della Casa Bianca a una cooperazione in materia di sicurezza e ricostruzione.

Secondo Landis, l'arrivo di al-Sharaa a Washington riflette anche un cambio strategico dell'Amministrazione americana. "Durante il suo primo mandato, la posizione di Trump era che gli Stati Uniti dovessero uscire dalla Siria e dal Medio Oriente, quelle che lui chiamava le 'guerre infinite'. Ha condotto la sua campagna elettorale con il messaggio 'America First' e voleva ritirarsi da questi conflitti. Ma ora la sua amministrazione ha più o meno ribaltato questa posizione, in parte perché alleati come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Giordania lo stanno spingendo ad assumere un ruolo più forte in Siria".

Questi Paesi, prosegue, "vogliono stabilità, ripresa economica e una Siria sovrana e unita. Temono che se questo nuovo governo fallirà, la Siria rimarrà un caso economico disperato ed altri rifugiati arriveranno in tutta la regione, minando la crescita e la sicurezza dei Paesi vicini".

Israele resta tuttavia il principale ostacolo a una piena normalizzazione. "Israele non vuole che la Siria entri negli Accordi di Abramo. Il problema per Israele è che vuole che la Siria rimanga divisa e debole. Non si fidano di al-Sharaa. Molti leader israeliani ritengono che il suo passato legato ad al-Qaeda non sia davvero alle spalle. Non credono che sia finita. Inoltre, non vogliono la Turchia alle loro porte", sottolinea Landis, secondo cui "per Israele, mantenere la Siria debole rimane una priorità".

Ecco perché "recandosi a Washington, al-Sharaa non solo chiede la revoca delle sanzioni, ma anche la protezione americana contro Israele", aggiunge Landis. "Questo può sembrare idealistico, ma immagino che sia anche un modo per Trump di rassicurare i suoi alleati nel Golfo e in Turchia che non darà a Israele carta bianca, non solo in Libano e a Gaza, ma anche in Siria - conclude - In un certo senso, sostenendo e proteggendo la Siria, sta cercando di dimostrare la sua buona fede ai suoi alleati arabi nel Golfo".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza