Ue, Varvelli (Ecfr): 'Draghi continua a dare scosse che non vengono percepite'

'La burocrazia europea è adatta a tempi di pace, serve una trasformazione profonda', spiega il capo dell'ufficio di Roma a un anno dalla presentazione del rapporto dell'ex presidente della Bce. Difficile aspettarsi una politica estera vigorosa da un'Ue frammentata, anche quando i droni russi invadono i cieli europei, 'test di Putin che continueranno' senza una presa di coscienza europea

Ue, Varvelli (Ecfr): 'Draghi continua a dare scosse che non vengono percepite'
16 settembre 2025 | 15.35
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"Mario Draghi continua a dare scosse che non vengono percepite. Ma sono i fatti che le stanno provocando, quindi lui fa bene a farlo, anche se risulterà piuttosto inutile se non ci accorgiamo veramente dei tempi che stiamo vivendo". Questo il commento rilasciato all'Adnkronos da Arturo Varvelli, capo dell'ufficio di Roma e Senior Policy Fellow dell'European Council on Foreign Relations, sul discorso tenuto dall'ex premier ed ex presidente della Bce a Bruxelles in occasione dell'anniversario della presentazione del suo rapporto sulla competitività Ue.

L'esperto fa riferimento alla minaccia posta dalla Russia e al ruolo degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina, che contribuiscono a creare un contesto internazionale in cui l'Ue rischia il ridimensionamento, prima di invocare la necessità di uno scarto sia per la strategia che per il metodo dell'Ue. "La burocrazia funzionaria europea, che vive e sopravvive a se stessa e mantiene il suo metodo di lavoro, è stata creata, ha proliferato ed era utile in un periodo di pace. Ma in un periodo come quello che stiamo vivendo ci vuole un'altra capacità di determinare le politiche", rileva Varvelli. In quest'ottica Draghi si è rivolto a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, "anch'essa bisognosa di una trasformazione più profonda: io leggo così il suo richiamo".

Per quanto riguarda la stessa von der Leyen e l'assetto del suo esecutivo, Varvelli ricorda che sono un risultato diretto delle elezioni europee. "Difficile aspettarsi qualcosa di diverso, soprattutto dal momento che la politica estera, di difesa e di sicurezza dell'Ue sono decise prevalentemente dagli Stati nazionali", ognuno con le sue peculiarità. È visibile la difficoltà politica della Francia, come anche il mancato ritorno della Germania ai fasti politici dell'era di Angela Merkel, prosegue l'esperto. "L'Italia è il Paese forse più stabile, ma continua a non voler affrontare questioni di riforme più profonde, e comunque non ha la capacità di dirigere la politica Ue e gli aspetti di difesa e sicurezza relativi alla Russia, mentre il governo spagnolo in questo momento è poco allineato agli altri. Quindi noi viviamo della nostra frammentarietà politica, e risolverla non rientra nel potere né di Draghi, né di von der Leyen".

Nel mentre, gli shock subiti dall'Ue "non sono più sufficienti a destarci", prosegue Varvelli. A partire da "l'invasione di droni russi nei cieli della Polonia e lo sforamento di altri droni sulla Romania: sono tutti test di Vladimir Putin sulla nostra reazione dal punto di vista militare, ma anche politico. E il testo politico noi lo stiamo fallendo completamente", sia perché Donald Trump "si è completamente disinteressato alla questione" minimizzando l'evento come un incidente, sia per la reazione europea "molto, molto, molto debole". Varvelli pronostica che tali test continueranno a meno che l'Ue non si accorga della situazione. "Mi sembra che Draghi se ne sia accorto molto, ma noi siamo tutti un po' presi dalle nostre visioni nazionalistiche, con opinioni pubbliche molto tentennanti, in particolare quella italiana".

L'esperto Ecfr sospetta che questo ennesimo campanello d'allarme di Draghi, anche questa volta, non porterà a risultati concreti, almeno in assenza di un "evento importante, deflagrante", che potrebbe scatenare la reazione europea. "Non voglio essere pessimista né fare l'uccello del malaugurio, ma ci sono tutti i presupposti perché Putin stia effettivamente cercando un'escalation, come abbiamo visto con gli ultimi incidenti". Ed è possibile che una reazione "della Polonia o di qualche altro Paese molto più preoccupato possa far precipitare gli eventi", conclude Varvelli.

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