
I tre atti di promovimento dibattuti in udienza pubblica - Giudice relatrice San Giorgio
E' stata una scelta irragionevole o incostituzionale quella di bloccare in Italia per i dirigenti i soli licenziamenti collettivi e non anche quelli individuali durante il periodo della pandemia Covid-19, come previsto da tre distinti decreti legge promulgati nel 2020? Sulla base di tre atti di promovimento, due della Corte di Cassazione ed uno della Corte d'appello di Catania, illustrati dalla giudice relatrice Maria Rosaria San Giorgio, la questione è stata dibattuta in udienza pubblica a Palazzo della Consulta. Al vaglio gli atti di promovimento dell'ord. 29 maggio 2024 Corte di cassazione - Angelini Pharma spa c/ Maurizio Paone; dell'ord. 29 maggio 2024 Corte di cassazione - Gruppo PSC spa c/ Giuseppe Di Giovine; dell'ord. 27 gennaio 2025 Corte d'appello di Catania - Osvaldo De Gregoriis c/ Sidra spa e altro.
Secondo la Cassazione, è incostituzionale bloccare i licenziamenti di tutto il personale, sia collettivi che individuali, salvo che quelli individuali dei dirigenti. Ragion per cui gli ermellini hanno rimesso alla Corte costituzionale quella parte del decreto che esclude i dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali. Ma secondo la difesa di alcune delle società coinvolte, "se si violentasse il testo molto chiaro di una legge per parificare il trattamento di dirigenti e non dirigenti", "si affermerebbe un principio nuovo potenzialmente molto grave" che mette a rischio la figura del dirigente "sia dal punto di vista della giurisprudenza della Corte costituzionale, che da quello della Corte di cassazione che da quello della contrattazione politica. Se così fosse non avrebbe senso dare tutele convenzionali ai dirigenti, che sono tre volte quelle dei non dirigenti, proprio perché c'è un regime legale differente".
La legge si richiamerebbe all'art. 3 della legge n. 604 del 1966 che disciplina il licenziamento per giustificato motivo, è infatti la tesi delle parti che hanno rivendicato la ragionevolezza e costituzionalità dei decreti sulla base di precedenti sentenze della Corte costituzionale che "riconoscono ai dirigenti la necessità di un trattamento e rapporto fiduciario diverso in quanto collaboratori apicali, in Italia meno dell'1% dei lavoratori". "C'è una ragionevolezza nella norma che distingue - spiega all'Adnkronos a margine del dibattimento Cesare Pozzoli, difensore di Angelini pharma spa vs Maurizio Paone - Anche perché c'è un regime convenzionale, contrattuale che difende i dirigenti in modo molto più penetrante ed efficace di quello per i non dirigenti: basti pensare che i dirigenti devono avere almeno 12 mesi di preavviso per i licenziamenti e in caso di licenziamento ingiustificato possono avere fino a 22 mesi di supplementari; là dove un operaio o un quadro ha una tutela con un preavviso medio di 2-3-4 mesi al massimo e anche la tutela del jobs act e delle tutele creescenti non sempre arriva a 24 mesi. Non da ultimo il guadagno, di gran lunga superiore per il dirigente".
Apparentemente ambigua la posizione dell'Avvocatura dello Stato, rappresentata da Laura Paolucci e Pietro Garofoli. "Potrebbe ravvisarsi una contraddizione", ha commentato anche il giudice costituzionale Francesco Viganò esprimendo in estrema sintesi, confermata dalla stessa Avvocatura, i punti cardine dell'argomentazione dello Stato: in via principale l'interpretazione della Corte dovrebbe riconoscere alla legge la conformità costituzionale in quanto "il blocco dei licenziamenti individuali stabilito dalle varie disposizioni censurate si riferisce anche ai dirigenti, quindi in questo senso il risultato sarebbe il medesimo a cui aspira la parte privata". Allo stesso tempo però l'Avvocatura dello Stato affermerebbe, sottolinea Viganò, che "solo in via subordinata", cioè nell'ipotesi in cui la Corte non accedesse a questa ipotesi costituzionalmente orientata, allora "la distinzione effettuata sarebbe ragionevole, non incostituzionale. Ma la vostra soluzione preferita è la prima, che include anche il dirigente nel blocco dei licenziamenti". Ai 15 giudici costituzionali il verdetto. (di Roberta Lanzara)