Anoressia e bulimia, la terapia dello specchio

La Fondazione Ananke ha approfondito e rielaborato questa metodologia all'interno dei progetti scientifici

Donna misura il girovita (Foto )
Donna misura il girovita (Foto 123Rf)
16 luglio 2025 | 14.59
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Canottiere, costumi da bagno, pantaloncini. In estate, quando il corpo è più in evidenza, si possono amplificare i problemi legati all'immagine corporea, alla base di molti disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che colpiscono secondo le stime oltre 3 milioni di persone in Italia. Per affrontare il problema, e non solo in estate, in alcuni centri specializzati del nostro Paese viene utilizzata la 'terapia dello specchio'. La Fondazione Ananke - realtà non profit che promuove ricerca clinica indipendente grazie al sostegno di donazioni private - ha approfondito e rielaborato questa metodologia all'interno dei progetti scientifici. La terapia viene utilizzata ad esempio a Villa Miralago (Varese), struttura accreditata con il Servizio sanitario nazionale, che accoglie pazienti da tutta Italia e anche da altri Paesi europei. Il modello utilizzato, nella versione italiana messa a punto da Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta esperta di disturbi alimentari, ha aiutato molti pazienti a migliorare il rapporto con il proprio corpo, restituendo alla dimensione corporea un ruolo funzionale, affettivo e identitario.

"I disturbi del comportamento alimentare non hanno stagioni. Tuttavia, la necessità di indossare abiti leggeri, così come il moltiplicarsi delle occasioni sociali durante l'estate, sono tutti fattori che possono intensificare i problemi di immagine corporea, aumentando l'ansia e il disagio che spesso accompagnano quotidianamente la vita di questi pazienti", spiega Moreno Mattioli, coordinatore dell'area psicoterapia del centro.

"Il corpo, nelle sue dimensioni reali, immaginate o desiderate, può rappresentare tanto l'origine quanto l'approdo di molte forme di disagio psicologico", evidenzia Alessandro Raggi, psicoterapeuta e vicepresidente della Fondazione Ananke. "Quando l'immagine interiore che una persona ha di sé entra in conflitto con l'aspetto fisico percepito o idealizzato, possono emergere vissuti di inadeguatezza, perdita di autostima, fino a incrinare la continuità dell'identità personale. Nei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, la percezione distorta del corpo e il difficile rapporto con la propria immagine sono tra gli aspetti più radicati e resistenti al cambiamento. La terapia dello specchio, riconosciuta come uno degli approcci più efficaci nel trattare la dispercezione corporea, aiuta a reintegrare una consapevolezza globale del corpo e della sua funzione, superando il giudizio estetico e riconnettendosi a una dimensione più profonda dell'identità corporea".

Per dispercezione corporea si intende la presenza di un'immagine distorta della rappresentazione del proprio corpo, che contrasta con la realtà oggettiva ed è in grado di produrre una notevole insoddisfazione personale, ritiro sociale, forte disagio e misconoscimento del proprio aspetto. "Il corpo presenta alcune fondamentali caratteristiche - illustra Raggi - E' visibile, e dunque soggetto allo sguardo, sia realistico che idealizzato; è verificabile, poiché ciascuno può osservarne i mutamenti nel tempo; è luogo di confronto e di espressione emotiva, veicolo di riconoscimento e strumento essenziale nella costruzione dell'immagine di sé. Proprio questi aspetti, tuttavia, nei pazienti affetti da disturbi alimentari diventano fonte di intensa angoscia e profonda insicurezza".

Terapia dello specchio, cos'è

La terapia dello specchio si è rivelata un supporto efficace nel modificare rappresentazioni disfunzionali riguardanti peso e forme corporee. "Consiste in un metodo di esposizione sistematica allo specchio (realizzato senza i consueti filtri 'commerciali' per slanciare o alterare la figura) in cui i pazienti sono istruiti e sostenuti nella descrizione, priva di giudizi, del proprio corpo e delle parti che lo compongono", descrive Dalla Ragione, direttore scientifico Rete Dca Usl 1 dell'Umbria e docente al Campus Bio-Medico di Roma, che ha elaborato in Italia una versione modificata della tecnica. "Il protocollo prevede alcuni incontri in cui, gradualmente, la persona viene aiutata, attraverso l'uso della propria immagine riflessa, a riflettere sulle varie parti corporee con riferimento a ciò che vede e alla loro funzionalità, concentrandosi a mano a mano sui confini dei distretti e sulla loro integrazione, in assenza di giudizio". Sebbene la terapia dello specchio non consenta sempre la remissione dell'alterata percezione di sé, favorisce il contatto e la progressiva gestione della crescita e decrescita delle emozioni sperimentate, fino a che le ondate emotive perderanno il loro potere patogeno.

"L'obiettivo - conclude Mattioli - è quello di aiutare i pazienti a non essere severi nei giudizi su se stessi, in favore dell'acquisizione di uno sguardo volto al riavvicinamento e alla ricostruzione di un rapporto con il proprio corpo. Questo approccio, radicato in una costante ricerca e nei contributi di vari modelli psicologici, offre un percorso di supporto per gli individui che devono affrontare le proprie lotte interne e costruire un rapporto più funzionale e appagante con il proprio corpo fisico".

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