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Mielofibrosi, ematologo: "Con uso precoce momelotinib maggiore sopravvivenza"

Passamonti (UniMi), 'iniziare il trattamento quanto prima nella storia naturale del paziente'

Mielofibrosi, ematologo:
13 giugno 2025 | 12.43
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"Iniziare precocemente il trattamento con momelotinib", un inibitore di Jak, "può indurre un numero maggiore di pazienti a vivere più a lungo. Un dato assolutamente importante che cambia il nostro modo di approcciare alla mielofibrosi. Il messaggio è: iniziamo con momelotinib quanto prima nella storia naturale dei pazienti". Lo ha detto Francesco Passamonti, direttore di Struttura complessa di Ematologia del Policlinico di Milano e ordinario di Ematologia all'Università degli Studi di Milano, commentando i dati emersi dallo studio clinico Simplify‑1 e presentati al Congresso europeo di ematologia (Eha) in corso nel capoluogo lombardo.

Migliorare l'emoglobina, e quindi ridurre l'anemia che "si accompagna a sintomatologia ingravescente e pericolosa per i pazienti", è un punto molto importante nella mielofibrosi. I risultati dello studio presentato all'Eha evidenziano "che la quota di pazienti che ottiene un emoglobina alta, cioè più di 10 g/dL - precisa l'esperto - è in quelli che iniziano più precocemente il trattamento con momelotinib".

Gli studi clinici Simplify-1 hanno evidenziato che il momelotinib, recentemente disponibile anche in Italia, "induce grandi vantaggi rispetto agli altri Jak inibitori. Uno dei principali - rimarca Passamonti - è l'aumento della quantità di pazienti che diventano trasfusione-indipendenti con la conseguente riduzione del numero di trasfusioni e l'innalzamento delle "immunoglobuline a valori più alti".

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