Salute, Genovesi (Bayer Italia): "Fortemente impegnati nella lotta all’amiloidosi cardiaca"

"Malattia progressiva e degenerativa causata dall'accumulo di strutture proteiche fibrillari all'interno dell’interstizio cardiaco, che ne compromettono la funzionalità"

Elisabetta Genovesi
Elisabetta Genovesi
28 ottobre 2025 | 08.43
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“Bayer è fortemente impegnata nella lotta contro l’amiloidosi cardiaca e la giornata di oggi ne è un chiaro esempio: siamo impegnati ad aumentare la sensibilizzazione e la consapevolezza di questa patologia, collaborando con le più importanti società scientifiche del settore, supportando la ricerca per comprendere sempre di più i meccanismi fisiopatologici della malattia e lavorando al fianco delle associazioni pazienti per conoscere approfonditamente i bisogni dei pazienti e dei caregiver, così da rispondere alle loro esigenze”. Lo afferma Elisabetta Genovesi, medical lead Amiloidosi di Bayer Italia, all’incontro con la stampa ‘A tutto cuore: amiloidosi cardiaca, il falso mito di una malattia rara’, tra le iniziative organizzate dalla farmaceutica in occasione del mese di ottobre, dedicato all’amiloidosi.

“L’amiloidosi cardiaca è una malattia progressiva e degenerativa causata dall'accumulo di strutture proteiche fibrillari, definite amiloidi, all'interno dell’interstizio cardiaco, che ne compromettono la funzionalità - spiega -Tra le forme più comuni di amiloidosi cardiaca vi è quella da transtiretina, che può essere determinata geneticamente nel fenotipo mutato, e la forma ‘wild-type’ legata, invece, all'invecchiamento”.

“Per questo mese dedicato all’amiloidosi cardiaca abbiamo organizzato la giornata di oggi, aperta al pubblico. Inoltre, abbiamo sfruttato uno dei simboli più iconici della città di Milano, un tram, per promuovere la salute del cuore e per sensibilizzare sulla amiloidosi cardiaca. Infine, abbiamo attivato dei canali social, come pagine Facebook e Instagram, per sensibilizzare la comunità scientifica e non solo su questa importante patologia, che viene ancora definita la ‘grande mascherata’ perché di difficile diagnosi e riconoscimento”, conclude Genovesi.

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