Carmen Consoli, con 'Amuri Luci' inaugura trilogia tra radici, ribellione e poesia

La Cantantessa torna con un nuovo album impegnato, il primo di tre, in cui canta in siciliano, greco e latino, e riflette su passato e presente. "Gaza? Partirei subito con la mia barca"

Carmen Consoli
Carmen Consoli
02 ottobre 2025 | 18.07
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Carmen Consoli parla ed è un fiume in piena. Alla Triennale di Milano, davanti alla stampa, presenta 'Amuri Luci', il nuovo album in uscita domani per Narciso Records/Warner Music: un disco che è solo l’inizio di un progetto più grande, una trilogia discografica che esplorerà le tre anime che hanno definito la sua carriera, le radici mediterranee, la matrice rock e il cantautorato. “Amuri e luci sono due sostantivi senza alcuna congiunzione - racconta la ‘Cantantessa’ siciliana -. L’amore autentico, profondo, vero è un valore extra-sociale, non genera profitto. La luce è coscienza, verità e bellezza, e anche queste non sono priorità per chi governa”. Il primo capitolo della trilogia affonda nelle radici linguistiche e culturali. Un disco interamente in siciliano, arricchito da stratificazioni di arabo, greco e latino, che non guarda al folklore ma a una Sicilia polifonica, crocevia di civiltà.

Per Consoli il dialetto diventa suono ruvido e blues che porta fuori la parte più militante e sociale della sua scrittura. Con un sorriso la definisce "una terronata": “Il siciliano mi fa diventare polemica, tira fuori la mia parte socialmente e politicamente impegnata. L’italiano invece è più introspettivo, è un sussurro. Il siciliano è quasi un urlo” ammette. Lungi dall’essere un vezzo, sembra più un atto di resistenza: “Indagare le nostre origini culturali mi ha aiutato a riflettere su come una lingua faccia suonare la mia voce. Senza storia siamo neo-primitivi, e questo mi spaventa” osserva. 'Amuri luci' intreccia memoria civile, poesia e mito. Dentro ci sono le parole di Peppino Impastato attraverso gli occhi del fratello Giovanni, le ossessioni della guerra narrate in 'Mamma Tedesca', i miti antichi di Ovidio e Teocrito che diventano metafore contemporanee in 'Bonsai #3' e 'Galáteia', cantata persino in greco. E poi c’è 'La terra di Hamdis', che porta dentro le migrazioni forzate di oggi attraverso il poeta arabo-siculo dell’XI secolo Ibn Hamdis. Qui entra Mahmood, “perfetto perché porta con sé le sonorità arabe e una voce che rafforza la ribellione contro Dio denaro e diavoli armati”.

In ‘Parru cu tia’, invece, la voce di Jovanotti si intreccia con i versi potenti di Ignazio Buttitta: “È un inno alla ribellione – spiega Consoli - chi accetta sopruso e disprezzo senza alzare la testa ne diventa complice. Lorenzo ha accettato di cantare questa follia in siciliano, forse non passerà in radio né sarà ballata in discoteca, ma farà pensare”. Il terzo ospite è il giovane tenore del Maggio Musicale Fiorentino Leonardo Sgroi, che duetta con Consoli in ‘Qual sete voi?’, dando nuova vita allo scambio epistolare poetico tra Nina da Messina e Dante da Maiano.

La Cantantessa non si sottrae nemmeno all’attualità, e intreccia il suo discorso artistico a quello politico. A Gaza guarda con rabbia e dolore: “Andare a comportarsi da terroristi non è il modo migliore per rispondere a un’organizzazione di terroristi - spiega -. Netanyahu non è adeguato al suo ruolo e alimenta una logica da ‘occhio per occhio’ che è medievale. Io sto con il popolo di Israele che si ribella ma che non trova voce”. Si schiera con l'appello lanciato dalla collega Elisa: "Partirei ora per Gaza con la mia barca, la gente muore" e all’Italia manda una stoccata diretta: “Io vengo dalle montagne, non ho la finezza di Giorgia Meloni, ma il gioco delle tre carte non me lo fai. ‘Mandiamo aiuti delle navi in due giorni’, perché non ci pensavi prima? - dice imitando l'accento romano della premier -. È sempre il gioco delle tre carte”.

'Amuri Luci' è stato inciso al 70% in presa diretta, in una casa di campagna che guarda l’Etna e il mare, con i suoi musicisti storici e una chitarra di metà '800 appartenuta alla trisavola. “Abbiamo mangiato, arrangiato, suonato - dice Consoli -. Volevo un approccio dal vivo, quasi rituale. Il disco è nato così, condividendo giorni di musica e convivialità”. Quello che inizia con 'Amuri Luci' è solo il primo passo. “Nel primo disco racconto l’amore, che trasforma il mostro in umano. Nel secondo arriverà la tragedia, nel terzo la metamorfosi. Galatea sarà il filo rosso che lega tutto il progetto”.

Quanto alle tempistiche, non c’è fretta, sottolinea Consoli: “Io vivo suonando, i dischi sono un piacere. Ma in questo viaggio voglio indagare le radici comuni dei popoli attraverso la letteratura e le lingue: magari canterò in francese o spagnolo, passando per il latino”. Con ‘Amuri Luci’ la Cantantessa dà voce al suo lato più impegnato e poetico, usando le lingue e i suoni come atto di memoria, resistenza, e rivoluzione. Di certo non un lavoro che può essere ascoltato distrattamente ma un disco che interpella direttamente chi ascolta, invitando a riflettere sul passato, sul presente e sulle contraddizioni dei tempi che stiamo vivendo. (di Federica Mochi)

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