
Il tempo, l'amore e la libertà protagonisti del nuovo album del cantautore romano in uscita il 16 maggio. "Sanremo? E' un luogo molto lontano da me"
Niccolò Fabi da trent'anni riesce a far parlare l'anima. Lo fa con quel suo modo che da sempre lo caratterizza, la voce gentile e mai banale che lascia il segno senza alzare il tono. Il 16 maggio, giorno del suo 56esimo compleanno, esce 'Libertà negli occhi', il nuovo album di inediti, frutto di una residenza artistica tra le montagne del Trentino, in una baita sospesa tra il cielo e la terra. Dieci giorni in uno chalet affacciato sul Lago dei Caprioli, a Pellizzano, diventano il cuore pulsante di un disco nato fuori dalle logiche della produzione musicale contemporanea. Con i suoi compagni di viaggio, volti noti e nuovi del cantautorato italiano Roberto Angelini, da oltre vent’anni al suo fianco, Alberto Bianco e Filippo Cornaglia, con cui condivide il palco da quasi un decennio, Emma Nolde, astro nascente della scena italiana e Cesare Augusto Giorgini, conosciuto durante l’esperienza all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, ha dato forma a un disco che non è solo musica ma un diario intimo e collettivo.
"Abbiamo condiviso attimi di preziosa quotidianità" racconta l'artista presentando il disco, anticipato già dai singoli 'Acqua che scorre' e 'Al cuore gentile'. Un album che è un inno alla delicatezza, alla verità, a un tempo lento che è sempre più difficile da difendere. Nove tracce che scorrono come un racconto, con titoli che sono già immagini: 'Alba', 'L’amore capita', 'Nessuna battaglia', 'Custodi del fuoco', 'Chi mi conosce meglio di te'. 'Libertà negli occhi' sarà disponibile in due formati, vinile e cd+Book, quest’ultimo arricchito da un libretto di 56 pagine con testi, fotografie e uno scritto inedito dello stesso Fabi. Non un semplice album ma un oggetto da sfogliare e un invito a rallentare e ad ascoltarsi. "Scrivere canzoni a 56 anni è come cercare di far entrare il mare in un bicchiere" dice Fabi, introducendo la distanza tra l’urgenza espressiva degli esordi e la consapevolezza maturata nel tempo.
Se all’inizio della sua carriera la canzone era “l’unico confidente” cui affidare emozioni e segreti, man mano, per sua natura, è diventata qualcosa che appartiene a tutti. “Adesso le canzoni sono piccole fotografie per non perdere alcuni momenti importanti della mia vita. Credo che chiunque pubblichi dovrebbe chiederselo: c’è davvero bisogno di un nuovo disco? Non a caso, dei grandi cantautori ricordiamo soprattutto le canzoni scritte nei primi 15-20 anni". La riflessione è lucida: non pubblicare per inerzia o per mantenere un ruolo ma solo se c’è ancora qualcosa da comunicare. "Non credo che ci sia bisogno di più dischi in assoluto. Chi ne ha già pubblicati tanti si deve fare una domanda in più se quello che fa è una replica oppure se c'è qualcosa che ancora vuole comunicare".
Fabi non fa proclami ma esprime una sensazione: “Sento di non avere molto altro da aggiungere al mio percorso di cantautore" scrive nel testo che accompagna il disco. Questo non significa ritiro ma una consapevolezza che il mondo corre in una direzione lontana dalla sua. "È una sensazione sul presente e non una dichiarazione di intenti o un manifesto - precisa -. Non vuol dire ascio, mi ritiro, divento un astronauta. Il testo che accompagna il disco vuole essere una premessa, una prefazione per motivare alcune scelte, per capire perché ho parlato di alcune cose o di altre, perché il viaggio è avvenuto, perché è stato tanto importante registrarlo in quella maniera. Senza quel viaggio forse non sarebbe uscito. Poi è vero che, indubbiamente, i tempi di creazione sono così dilatati per cui io mi potrei trovare a dover pubblicare un disco fra 4-5 anni, ma in un mondo che va in una direzione sempre più lontana dal mio linguaggio, faccio molto fatica a immaginarlo. Magari succederà, non lo so, oppure troverò ispirazione in un'altra forma d'arte o invece starò zitto per il resto della mia vita. Questo sinceramente non so dirlo adesso".
Tra le cose che Niccolò Fabi ha riscoperto durante il lavoro su questo album c'è il bisogno di 'giocare': “Me ne sono reso conto - sottolinea - proprio per un’esperienza che è più tipicamente collegata a un campeggio, a un’interrail, a tutte quelle attività con amici che fai in un’età in cui cerchi l’avventura. Spesso le persone adulte rifuggono l'avventura, la scomodità, perché pare che la comodità sia un punto di arrivo. I miei colleghi coetanei si sono fatti lo studio di registrazione in casa, per evitare di uscire e avere la comodità di poter registrare in questa maniera". Fabi rifugge la comodità come valore assoluto e difende l’importanza della leggerezza anche nella musica: “Spesso corro il rischio di essere pesante, invece è un’esperienza leggera”.
Il nuovo disco nasce come “un’avventura giocosa da fare con gli amici”, senza preoccuparsi di essere radiofonico o commerciale: “Spero non sia per mancanza di rispetto verso chi mi ascolta ma perché forse quello che dovevo ancora sottolineare è l’essere svincolato dall’aspettativa”. 'Libertà negli occhi' è nato in un contesto comunitario e immersivo, tra montagne e isolamento: “Era qualcosa che speravo mi aiutasse a essere ancora più libero dalle aspettative del mondo reale.” Ma Fabi si interroga anche su come verrà recepito fuori da quella 'bolla': “Il dubbio è quanto di ciò che a noi sembrava naturale possa esserlo nel traffico del raccordo anulare”. L'artista si sente distante da Sanremo e dalla spettacolarizzazione: “E' un luogo molto lontano da me - spiega -. La musica in televisione mi mette profondamente in imbarazzo.” E sebbene ammetta che “le dichiarazioni ‘non farò mai’ sono imperfette”, è difficile immaginare un suo ritorno sul palco dell’Ariston. "In questi anni l'ho guardato o meglio oggi più che mai non si può sfuggire a Sanremo - osserva -. Trent'anni fa, quando non esistevano i social network, potevi semplicemente non accendere la televisione e non sapere cosa era successo. Adesso il telefono esplode in quella settimana di tutti i contenuti che riguardano Sanremo, quindi è impossibile uscirne illesi".
Il Festival fa notare, "non è mai stato lo specchio fedele della musica che viene fatta in Italia. Rappresenta una porzione di musica. L'aspetto dello spettacolo, del sociale, del gossip, è sempre predominante. È una lente di ingrandimento che spesso sfasa i valori in campo. Tutto è ingigantito". Nel nuovo disco hanno partecipato anche artisti giovani come Emma Nolde e Cesare Augusto Giorgini. “C’era il desiderio di essere stimolato da sensibilità simili ma con approcci diversi.” E anche un’esigenza simbolica: “In molte canzoni c’è un’interazione tra la gioventù e la maturità. Avere rappresentanti fisici di quella giovinezza mi aiutava a dialogare con quella parte di me".
Parole centrali nel nuovo lavoro sono tempo, amore e libertà: “Il tempo è forse il principale argomento con cui tutti ci confrontiamo” rimarca. L’amore, nella bolla creativa in cui ha vissuto, “assume un valore di salvezza”, più profondo e universale: “È l’unico antidoto vero verso la paura della morte e della distruzione". Intanto, Fabi si prepara a incontrare il suo pubblico dal vivo. Il primo appuntamento è la presentazione del disco con un evento speciale, lontano dai palchi tradizionali: sabato 14 giugno suonerà in Val di Sole, località Palù, a Vermiglio (Tn), immerso nella natura, tra i luoghi che hanno visto nascere il disco. Sarà la prima occasione per ascoltare dal vivo le nuove canzoni, insieme ai suoi compagni di viaggio, in un’atmosfera che promette di essere tanto intima quanto potente.
Dopo l’estate, il viaggio continuerà nei teatri italiani con il 'Libertà negli occhi Tour 2025'. "Il tour - ammette Fabi - è un momento che adoro, un viaggio in cui si sta insieme, si incontrano amici". Niente effetti speciali: “Non ci saranno elefanti sul palcoscenico - dice scherzando - ma le mie canzoni, quelle nuove, avranno uno spazio giusto". Del resto, i concerti per Fabi non sono spettacolo ma un vero rituale emotivo: “Chi mi conosce sa che probabilmente uscirà da quelle due ore con una sensazione di maggiore confidenza con le proprie emozioni”. (di Federica Mochi)