L'artista, celebrata con il premio Tenco alla carriera: "Il consumo dominato dallo streaming rappresenta un pericolo"
In un'industria musicale ossessionata dalla velocità, dalla viralità e da numeri che si consumano in fretta, la coerenza diventa un atto di ribellione e la tradizione, paradossalmente, la più potente delle avanguardie. Ne è un manifesto vivente Tosca, recentemente celebrata con il Premio Tenco alla carriera proprio per la sua "continua coerenza di idee". "Per me la coerenza è vita", racconta l'artista all'Adnkronos. "Significa aver vissuto appieno ciò in cui ho sempre creduto, senza mai svendere o svilire quello che amo. La musica è il mio primo grande amore, la mia coperta di Linus, qualcosa che non mi ha mai abbandonata, forse proprio perché l'ho sempre amata e rispettata. Non essere coerente significherebbe mancare di rispetto alla musica e, di conseguenza, a me stessa".
La sua analisi del presente musicale è lucida e disincantata, una critica diretta a un sistema che privilegia l'apparenza alla sostanza. "Oggi il consumo dominato dallo streaming rappresenta un grande pericolo, perché l'importante non è cosa si fa, ma che si faccia. L'artista, per la paura di essere dimenticato o sostituito, è disposto a fare di tutto". Un meccanismo che porta a "valutare i progetti solo in base al potere economico, agli streaming, ai download e ai sold out. Personalmente lo trovo molto volgare. Si è passato dalla domanda 'che cosa hai da dire?' all'ostentazione di 'che cosa hai da mostrare'".
La risposta di Tosca a questa deriva non è un rifiuto del presente, ma un radicamento più profondo nel passato. "Non c'è niente di più avanguardista della tradizione", dichiara, spiegando che è un "terreno fertile in cui affondare le radici" per "sentirsi sempre al posto giusto". Questo approccio si estende anche alla sua visione del palco più mainstream d'Italia: il Festival di Sanremo, che l'artista assicura di non aver "mai demonizzato". L'importante, sottolinea, "è andare con il 'vestito giusto', come a una bella festa, sapendo che c'è vita a prescindere da quel palco. Si può stare benissimo anche a riva dove, assicuro, c'è un bellissimo panorama
Questa filosofia si traduce in un impegno concreto come direttrice artistica di Officina Pasolini a Roma, un hub culturale che mira a "ricreare un tessuto sociale e culturale". La missione, spiega, è "ricostruire i luoghi di condivisione, come i live club e dare una casa a tanti giovani artisti che non vogliono piegarsi al mainstream o alla logica della competizione, ma desiderano semplicemente esprimersi".
L'artista lancia anche un allarme sull'emergenza educativa: "È essenziale creare un libro di testo affinché i bambini, fin dalle elementari, possano conoscere la nostra storia musicale. Ci sono ragazzi che non conoscono De André, Battisti, De Gregori. E questo è molto grave. Se non sappiamo chi siamo stati, non sapremo mai chi saremo".
Infine un consiglio per i giovani artisti: "Essere se stessi, ascoltarsi e proiettarsi tra vent'anni, non nell'immediato. Non avere paura di non farcela o di fallire, perché il fallimento è insito nella vittoria". soprattutto, ridefinire il successo: "Si può essere felice anche suonando sotto casa o cantando musica folk. Non è sempre la moda a dettare legge. L'unica vera esigenza dovrebbe essere quella di potersi esprimere attraverso la musica".