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Immigrati, fermati 5 trafficanti:

Indagine sulla strage di Lampedusa del 3 ottobre, sgominata un'organizzazione internazionale che gestiva il traffico di esseri umani. Altri quattro ricercati. Fino a un milione di dollari per trasportare 100 persone. Il procuratore Scalia: "Mare Nostrum ha favorito gli sbarchi". Migranti, 30 morti su peschereccio

Immigrati, fermati 5 trafficanti:
01 luglio 2014 | 08.24
LETTURA: 4 minuti

Sgominata dalla polizia un'organizzazione transnazionale di trafficanti di esseri umani, responsabile, tra l'altro, del tragico naufragio del 3 ottobre dell'anno scorso davanti alle coste di Lampedusa costato la vita a 366 persone.

Nove decreti di fermo e 5 avvisi di garanzia sono stati emessi dalla Dda di Palermo. La polizia ha fermato cinque persone mentre altre quattro sono ricercate. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, favoreggiamento dell'immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del gruppo criminale.

Quattro fermati sono stati bloccati ad Agrigento presso le loro abitazioni. "Un paio svolgevano attività di lavapiatti presso locali della zona", ha detto all'Adnkronos il dirigente della Squadra mobile di Agrigento, Corrado Empoli. Un quarto, invece, è stato fermato a Roma.

Due indagati, un cittadino etiope, Ermias, e il sudanese John Mahray, ritenuti da tempo tra i più pericolosi trafficanti di migranti, si trovano in Africa, uno in Svezia e il quarto a Roma. "Attendiamo la convalida del fermo da parte del gip e l'emissione delle misure cautelari - ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia - successivamente attiveremo le procedure per l'estradizione".

Soddisfazione è stata espressa per l'operazione dal ministro dell'Interno Alfano che ha parlato di "un risultato straordinario".

"Si tratta di un'inchiesta - ha spiegato Vincenzo Nicolì, direttore della Seconda divisione dello Sco - che consentirà di individuare e colpire meglio in futuro un network internazionale che tratta esseri umani come carichi di merce gestendo un elevato flusso di denaro".

Le indagini, avviate dopo la strage di Lampedusa, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie, caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni, di quello e di numerosi altri viaggi della speranza compiuti da centinaia di immigrati, spinti e sfruttati durante le loro peregrinazioni, dai componenti del network internazionale, composto da eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch'essi destinatari del provvedimento restrittivo.

L'attività di reclutamento e trasporto dei migranti poteva contare su un importante appoggio logistico in Italia, dove operavano attive ed efficienti 'cellule' eritree, capaci di favorire la permanenza degli extracomunitari e prepararne l'approdo in altri Stati del nord Europa e del Nord America.

La mente dell'organizzazione transnazionale era un cittadino sudanese. E proprio nello stato dell'Africa sahariana c'era il centro di raccolta dei migranti.

Dopo essere stati 'venduti' a referenti libici e prima di imbarcarsi su navi di fortuna alla volta dell'Italia, gli extracomunitari venivano 'stipati' in magazzini, veri e propri lager, dove spesso le donne erano oggetto di sevizie e stupri di gruppo. In cinque mesi di indagini gli investigatori hanno ascoltato oltre 30mila intercettazioni. (VIDEO)

L'organizzazione si occupava anche di fornire alloggi, vitto, passaporti falsi. Solo per quest'ultimo documento i migranti pagavano 7mila euro, altri 3mila dollari servivano per partire e per consentire il ricongiungimento con chi stava all'estero e ottenere la cittadinanza venivano organizzati matrimoni di comodo. Così un viaggio della speranza poteva costare ai malcapitati anche oltre 10mila dollari.

Dalle intercettazioni emergono "scenari agghiaccianti" afferma Maurizio Calvino, capo della Squadra mobile di Palermo. "Si trattava di una sorta di agenzia di viaggi, un'agenzia di servizi - ha aggiunto - a cui i migranti si affidavano per lasciare i loro Paesi d'origine. I trafficanti vendevano alla loro vittime un sogno, che in corso d'opera si trasformava in un vero e proprio incubo con sevizie, sequestri e torture".

"Molti dei sopravvissuti - ha spiegato Calvino all'Adnkronos - hanno raccontato che durante la loro permanenza nei 'magazzini-lager', dove venivano stipati prima di imbarcarsi dopo essere stati reclutati nei loro Paesi, venivano picchiati con i manganelli o ancora subivano scariche elettriche. Durante la reclusione, che poteva durare anche un mese, mangiavano solo pane ed acqua".

I trafficanti, sottraevano loro i cellulari ed iniziavano una vera e propria 'indagine patrimoniale' per accertarsi della disponibilità economica delle loro vittime. Poi, con telefonate di minacce ai familiari li costringevano a pagare altro denaro per consentire ai loro congiunti di intraprendere il viaggio in mare. "Un incubo che per le donne si tramutava anche in stupri di gruppo" ha aggiunto Calvino.

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