Alessia Pifferi, periti in aula: "Immaturità affettiva ma capace di intendere e volere"

I periti nominati dalla corte d'Assise d'Appello hanno ribadito le conclusioni della relazione di 65 pagine depositata lo scorso agosto: "Nessun blackout, deficit cognitivo non condiziona sue capacità". Consulente Pifferi: "Vizio parziale di mente"

Alessia Pifferi (Fotogramma)
Alessia Pifferi (Fotogramma)
24 settembre 2025 | 14.51
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"Piena capacità di intendere e di volere". In aula, nel processo d'appello per Alessia Pifferi condannata in primo grado all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi, i periti nominati dalla corte d'Assise d'Appello hanno ribadito le conclusioni della relazione di 65 pagine depositata lo scorso agosto. Un lavoro frutto di tre colloqui clinici, dei risultati dei test e dell'esame della documentazione raccolta sull'imputata.

Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini ha sottolineato come la storia clinica ha consentito una diagnosi: Alessia Pifferi è "affetta da esiti in età adulta di disturbo del neurosviluppo con residua fragilità cognitiva settoriale e immaturità affettiva", ma "ha piena capacità di intendere e di volere". Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni, che ha ripercorso a storia della 'bambina Alessia Pifferi', ha ribadito il concetto di "disturbo del neurosviluppo", sottolineato i pochi dati a disposizione sull'età scolare, e rimarcato come "quei deficit cognitivi appaiono scarsamente invalidanti sulle autonomie personali".

Un concetto che ha ribadito la neuropsicologa Nadia Bolognini: nell'imputata "permane tutt'ora una fragilità emotiva, non significativamente invalidante sul funzionamento psico-sociale" e che non ha dunque inciso sulla capacità di intendere e volere rispetto alla morte della bambina avvenuta nell'estate 2022.

"Per Pifferi nessun blackout, deficit cognitivo non condiziona sue capacità"

I dati documentali, i test clinici, i colloqui in carcere, la vecchia documentazione scolastica portano a un quadro "caratterizzato da problematiche delle aree affettivo-relazionale e cognitiva presenti in età infantile-adolescenziale, complessivamente evolute in senso migliorativo in età adulta, ma con deficit cognitivi ancora rilevati", seppur oggi "appaiono scarsamente invalidanti sulle autonomie personali". E' questo il quadro clinico che i periti restituiscono per Alessia Pifferi.

Un quadro che non pesa sulla piena capacità di intendere e di volere della donna, come ha rimarcato Filippini. "Noi possiamo dire con serenità che i disturbi che riconosciamo nell'imputata non hanno condizionato in modo pervasivo la sua capacità", questo "deficit cognitivo, non patologico" non ha inciso sulla scelta di abbandonare la figlia. "I disturbi, che non sono una malattia, non impattano sul funzionamento nella vita quotidiana".

Le difficoltà relazionali, i problemi di attenzione di memoria, le fragilità emotive di Alessia Pifferi riconosciute dagli esperti che non la ritengono una 'simulatrice' - la nuova perizia riparte da zero per cancellare il sospetto di presunta finzione che pesa sui vecchi test - sono i tratti con cui viene descritta dagli esperti che escludono la possibilità che alla donna "si è spenta la mente. E' un modo semplicistico - ha concluso Filippini - per spiegare una situazione che fatica ad accettare, è un tentativo di rielaborazione" l'abbandono per sei giorni della figlia per stare con il fidanzato.

Consulente Pifferi: "Vizio parziale di mente"

"Riteniamo che in Alessia Pifferi sussista un vizio parziale di mente, non era in grado di valutare propriamente le conseguenze delle sue azioni. Il punteggio di 64 al quoziente intellettivo è acclaratamente deficitario". E' quanto ha sostenuto Pietro Pietrini, medico e consulente della difesa di Alessia Pifferi, prendendo la parola nell'aula della corte d'Assise d'Appello di Milano. "Il funzionamento della Pifferi è un funzionamento deficitario, la famiglia non pone attenzione a questo e anzi, viene trascurata", ha spiegato l'esperto nel tratteggiare l'infanzia della donna. "Riteniamo che la disabilità intellettiva e aspetti psicologici configurino una condizione patologica tale da alterare la sua capacità", è la conclusione che differisce da quella dei periti dei giudici secondo i quali l'imputata è capace di intendere e di volere.

Una piena capacità condivisa dai consulenti della parte civile, la criminologa Roberta Bruzzone e dallo psichiatra Alberto Caputo. "Alessia Pifferi è pienamente capace di intendere e di volere. Non vi è traccia di disturbi psichiatrici gravi, non si rilevano quadri psicotici, non vi sono allucinazioni né deliri che possano aver compromesso il contatto con la realtà. Al contrario, la sua mente appare lucida, vigile, orientata, capace di valutare le circostanze, pianificare azioni e decidere in base a motivazioni comprensibili, seppur inaccettabili sul piano morale e giuridico", si legge nella relazione.

In aula, il suo intervento proseguirà nella prossima udienza, l'esperta che affianca la famiglia della piccola vittima sottolinea che "tutte le scelte della vita dell'imputata sono orientate su sé, sempre e solo sé stessa al centro di tutto e l'aspetto vittimistico da 'piccola fiammiferaia' torna quando Alessia Pifferi, che sa mentire, non sa dare risposte". La prossima udienza è stata fissata per il 22 ottobre, mentre la richiesta di condanna da parte della Procura generale e la possibile sentenza è attesa per il 5 novembre.

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