Roma, 46 colpi tra furti e rapine: 18 arresti

L’indagine della Procura ricostruisce colpi in abitazioni, bar e sale giochi, con una regia coordinata anche dal carcere

Carabinieri in azione in via dei Gordiani
Carabinieri in azione in via dei Gordiani
24 novembre 2025 | 08.26
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Maxi operazione dei Carabinieri a Roma: smantellata una banda accusata di 46 furti e rapine, oltre, in alcuni casi, di sequestro di persona, ricettazione, danneggiamento e incendio. Diciotto persone sono destinatarie di un’ordinanza di arresto dopo un’indagine della Procura, che avrebbe ricostruito l’attività del gruppo criminale legato al campo nomadi di via dei Gordiani, responsabile, secondo gli inquirenti, di colpi in abitazioni, bar, sale giochi e perfino episodi di sequestro di persona. Nonostante gli arresti, eseguiti nel corso dell’indagine, gli indagati si riorganizzavano con estrema velocità, reclutando nuove leve.

Le rapine in abitazione hanno visto spesso coinvolti anziani, svegliati di soprassalto, oppure sorpresi mentre guardavano la tv, minacciati, in una circostanza anche con una pistola, e costretti a consegnare tutto quello che possedevano, per lo più in ore pomeridiane o serali. Diversamente, alcuni degli indagati sono accusati di furti in sale giochi o bar tabacchi.

Durante i colpi, gli indagati rimanevano in costante contatto telefonico consentendo ai carabinieri che li intercettavano di ascoltare in sottofondo anche le strazianti voci e urla delle vittime indifese. Durante le indagini è emerso anche come alcuni colpi fossero stati organizzati nei minimi dettagli con la regia telefonica di un uomo, anche lui rom, detenuto nel carcere romano di Regina Coeli.

Gip: attività delinquenziale condotta in modo sistematico

Gli episodi contestati “si inseriscono in un contesto di criminalità organizzata, connotato da una particolare capacità a delinquere e da una abitualità nella commissione di reati, che rende concreto ed attuale il pericolo di reiterazione di condotte criminose”, si legge nell’ordinanza.

Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri nell’ambito di una indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Roma, Giovanni Conzo. Per il gip, i fatti contestati “non appaiono occasionali ma sono chiaramente indicativi di una spiccata capacità delinquenziale e di una attività posta in essere in modo sistematico nell’ambito di reati contro il patrimonio e con violenza alle persone e uso di armi senza soluzione di continuità e denotano uno stretto collegamento con ambienti criminali di più alto livello”.

Nell’ordinanza di oltre 200 pagine, il giudice sottolinea che “gli indagati hanno dimostrato anche una particolare organizzazione, con uso di telefoni cellulari il più delle volte intestati a persone inesistenti. Una organizzazione che si fonda anche sulla sussistenza di forti legami familiari e di una ampia rete di conoscenze nel settore delinquenziali di riferimento”. Il gip evidenzia inoltre “la particolare capacità di riorganizzazione del gruppo con reclutamento di nuovi soggetti e creazioni di nuove ‘batterie’ e sottogruppi”. Sussiste, infine, il “rischio che gli indagati possano usare violenza e minaccia al fine di intimidire e condizionare le persone offese ovvero i possibili testimoni oculari delle azioni criminose inducendoli a ritirare le querele”.

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