La nota dello scrittore e giornalista: "Nel rivendicare il senso del mio racconto, riconosco tuttavia che la pubblicazione di atti processuali abbia inevitabilmente prodotto anche impressioni e turbamenti che non ho debitamente valutato, e di cui mi dolgo sinceramente"
«In nessun modo era mia intenzione accreditare notizie, di cui rilevo in questa sede l'assoluta infondatezza, sull’esistenza di un esposto che il sostituto procuratore Stefano Fava avrebbe presentato a carico dell’ex procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo e sulla circostanza secondo la quale suo fratello sarebbe stato a libro paga di soggetto sottoposto ad indagini dalla Procura di Roma»: è quanto scrive in una nota Alessandro Barbano, autore del libro «La gogna. Hotel Champagne, la notte della giustizia italiana».
«Le notizie riguardanti Ielo – aggiunge l’autore del libro - sono state rappresentate come il frutto delle confidenze dei magistrati Stefano Fava e Luca Palamara, trascritte nelle intercettazioni agli atti dell’indagine della procura di Perugia. Nel rivendicare il senso del mio racconto, che non voleva in alcun modo veicolare accuse infondate, né stabilire una verità, ma piuttosto raccontare un conflitto che si è aperto ai massimi livelli della magistratura requirente, riconosco tuttavia che la pubblicazione di atti processuali, ancorché ostensibili, abbia inevitabilmente prodotto anche impressioni e turbamenti che non ho debitamente valutato, e di cui mi dolgo sinceramente».