
Secondo l'ultimo bollettino dell'Iss sono stati registrati 430 casi e 27 decessi da inizio anno
Tredicesimo caso di West Nile diagnosticato nel corso dell'anno nella provincia di Oristano. A risultare positivo è stato un ottantaseienne del Campidano di Oristano, ora ricoverato nel reparto di Medicina dell’ospedale San Martino di Oristano. Dopo l’accertamento, il dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria, diretto dalla dottoressa Maria Valentina Marras, ha fatto scattare immediatamente tutte le misure previste per il caso: indagine epidemiologica e circoscrizione dell’area dell’abitazione dell'uomo per consentire una disinfestazione più approfondita nel raggio dei 200 metri dalla sua casa.
Nelle scorse settimane erano risultati positivi al virus altri tre ultrasettantenni, sei ultrasessantenni, un ultraquarantenne, un ultraottantenne e un ultranovantenne. Di questi dodici contagiati, nove sono ancora ricoverati in diversi ospedali, mentre tre sono stati dimessi e hanno fatto rientro nelle proprie abitazioni.
I casi di West Nile in Italia "non credo che scenderanno perché il periodo storicamente più insidioso è compreso tra luglio e ottobre. Ci sono ancora le zanzare, la Culex in particolare che è attiva anche fino a novembre", così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, fa il punto sui focolai di West Nile in Italia. Secondo l'ultimo bollettino dell'Iss sono stati registrati 430 casi e 27 decessi da inizio anno. "E poi - prosegue - con le piogge che stanno arrivando il fenomeno sarà anche peggiore. Il problema è che abbiamo affrontato il virus West Nile nel periodo sbagliato, i primi casi sono di fine luglio ma la disinfestazione fatta ad agosto non si può vedere. Non è il modo corretto di fare prevenzione in un Paese civile".
"Mi auguro che il ministero della Salute identifichi un gruppo di esperti per fare prevenzione agli enti locali e ai cittadini ma anche formazione ai medici, dobbiamo mettere la prevenzione contro la West Nile in cima alla lista delle priorità", conclude l'infettivologo.